Politica

Il contratto è servito, in salsa partitica

Licenziato il testo che regolerà i rapporti tra Radiotelevisione pubblica e Stato. Ora andrà in Commissione di Vigilanza, ma nessuno ha consultato la società civile

di Maurizio Regosa

Il contratto è servito. Ma uno dei contraenti è stato tenuto all?oscuro. Il primo ottobre, infatti, un nutrito e autorevole gruppo di associazioni e realtà del terzo settore aveva scritto una lettera aperta al ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, chiedendo un coinvolgimento e formulando alcune proposte molto costruttive. Ebbene, a quella lettera non è mai arrivata risposta e nel frattempo il contratto di servizio Rai, ossia l?accordo che il ministero delle Comunicazione stipula con viale Mazzini definendo le regole di cos?è servizio pubblico, è stato elaborato ed è pronto per l?approvazione finale alla Commissione di vigilanza. Chissà che Claudio Petruccioli e i membri della Commissione parlamentare diano più ascolto alle istanze della società civile di quanto ha fatto il ministero delle Comunicazioni! «Oggi ci troviamo il contratto pronto e non vediamo le nostre richieste prese in considerazione: rafforzare ruolo e funzione del Segretariato sociale Rai, potenziarne la possibilità di intervento nelle scelte di palinsesto, dotare il sociale di una struttura produttiva all?interno della Rai», protesta Maria Guidotti, portavoce del Forum del terzo settore. «E ancora: dopo le consultazioni di luglio non siamo più stati coinvolti e per questo abbiamo trasmesso una lettera aperta a Rai e ministero». Il terzo settore snobbato Tra le proposte lanciate, la più importante riguardava il Segretariato sociale Rai, da trasformare in direzione autonoma alle dirette dipendenze del direttore generale. Commenta a Vita Sergio Marelli, presidente dell?Associazione delle ong italiane, e tra i firmatari della lettera: «L?idea di superare il Segretariato, appendice buonista della Rai, mirava a creare una struttura organica che partecipasse alla programmazione. Mi sembra si sia rimasti lontani dalle richieste. La Rai, oltre che preoccuparsi dell?Auditel, sia pure ridefinito, dovrebbe svolgere un ruolo pedagogico ed educativo». Analoga la delusione di un altro firmatario, Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia: «Si è dimostrato poco coraggio, scarsa voglia di innovazione. Quella lettera avrebbe permesso un passo avanti per la Rai. D?altronde non ci stupiamo troppo: una tv che non riesce a registrare i cambiamenti della società e si affida ancora all?idea obsoleta di fascia protetta? Spiace constatare che non si è deciso di segnalare coi simboli anche i programmi giornalistici che si occupano di temi come la pedofilia, le guerre, la violenza. Vanno realizzati e trasmessi, ma andrebbe segnalato ai genitori che non è opportuna una visione solitaria di tali programmi da parte dei minori». I soliti stakeholder Note positive? Ne sottolinea una Maria Guidotti: «Un?importante novità è il Comitato scientifico chiamato a monitorare la qualità dell?offerta, organismo che dovrebbe finalmente rompere la dittatura dell?Auditel. Qui incontriamo però una nota dolente: perché non è stato coinvolto il sociale in questo Comitato, davvero autonomo nella sua funzione ?terza?, rispetto a governo e Rai, vero e proprio stakeholder del servizio pubblico radiotelevisivo?». Intanto dal ministero gettano acqua sul fuoco. «Non basta scrivere un contratto », spiega Luigi Vimercati, sottosegretario alle Comunicazioni. «Bisogna poi realizzare quello che c?è scritto, vedremo di farlo anche in collaborazione con tutte le associazioni impegnate nel campo». Ma, in conclusione, Sergio Marelli lancia un dubbio anche su questa futura verifica: «Il fatto che le nostre proposte non siano state prese in considerazione lascia pensare che il servizio pubblico è ancora ritenuto soggetto agli interessi dei partiti piuttosto che a quelli della società » Le richieste Ecco in sintesi le richieste dei firmatari della lettera inviata il 1° ottobre al ministro delle Comunicazioni, Gentiloni: 1. Il nuovo contratto di servizio sarà discusso anche con le parti sociali? E con il terzo settore? 2. Quali saranno le innovazioni perché la Rai come servizio pubblico interloquisca con l?intera società? 3. È pensabile inserire, fra i criteri di qualità, indicatori della capacità di rappresentare nella sua complessità la realtà italiana? 4. La Rai è una grande impresa e un datore di lavoro per migliaia di persone. Che politica di csr mette in atto? Ha, in tutti i livelli, dipendenti diversamente abili? 5. Si può rafforzare la sensibilità sociale creando una apposita Direzione? www.comunicazioni.it


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