Politica
Il consiglio di lettura di Papa Francesco al G7
In una considerazione nell'intervento sullAi, il Papa consiglia di leggere "un romanzo famoso di inizio Novecento", The Lord of the World, il libro di Richard Hugh Benson citato da Bergoglio già in altre occasioni: "Un romanzo inglese che fa vedere il futuro senza politica, un futuro uniformante. È bello leggerlo, è interessante", dice il Pontefice. Vi spieghiamo perchè lo consiglia
Papa Francesco è stato oggi tra i Grandi della Terra in Puglia, invitato da Giorgia Meloni. E non si è risparmiato: incontri bilaterali coi Sette, ma anche saluti e contatti con gli altri Capi di Stato e di governo, compreso il conterraneo Javier Milei. E poi un intervento sui rischi dell’Intelligenza Artificiale molto approfondito e che sicuramente imporrà una riflessione. Ma nel suo parlare ha trovato anche spazio, a sorpresa, un consiglio di lettura. Sì perché papa Francesco ha affrontato il tema del “paradigma tecnocratico”, il cui dilagare rende “urgente l’azione politica”. La politica è per molti oggi “una brutta parola” che richiama “errori”, “corruzione”, “inefficienza di alcuni politici” a cui si aggiungono “le strategie che mirano a indebolirla, a sostituirla con l’economia o a dominarla con qualche ideologia”. Il Papa ricorda invece le parole spesso attribuite a Paolo VI, ma che il prmo a pronunciare fu Pio XII: “La politica è la forma più alta della carità, la forma più alta dell’amore”.
La domanda, retorica nel senso che la risposta è no, che pone il Papa è: “Può funzionare il mondo senza politica?”. “Sempre c’è la tentazione di uniformare tutto”, aggiunge a braccio. Ed è qui che sfodera, in una considerazione a braccio, il consiglio di leggere “un romanzo famoso di inizio Novecento”, The Lord of the World, il libro di Richard Hugh Benson citato da Bergoglio già in altre occasioni: “Un romanzo inglese che fa vedere il futuro senza politica, un futuro uniformante. È bello leggerlo, è interessante”, dice il Pontefice.
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Che cosa racconta questo “classico”? Il titolo che potremmo tradurre come Il Signore del Mondo (basti pensare a titoli simili come Il signore delle mosche e Il signore degli anelli) o anche Il Padrone del mondo (così fu editato per anni in Italia) è un romanzo distopico, scritto all’inizio del Novecento. Il grande tema è la fine dell’umanità e forse del mondo, certo la fine della Chiesa su questa terra. Con alcune impressionanti “profezie”, se si pensa che viene scritto all’inizio del secolo segnato dal fascismo, dal nazismo e dal comunismo, da due guerre mondiali e da un’impressionante e inedita apostasia dalla Chiesa cattolica. Il personaggio principale del romanzo è un inquietante Giuliano Felsemburgh, carismatico uomo politico super massone, che conquista le folle con l’esperanto e la sua moralità. «Sembrava che la sua vera originalità consistesse nell’essere, fino ad ora, l’uomo dalle mani pulite, privo di macchie o di colpe passate». Perfetto negli anni Ottanta, ai tempi dell’inchiesta giudiziaria che segnò la fine della Prima Repubblica. Perfetto anche oggi.
La Londra e l’Europa (e poi il mondo) del libro osannano e venerano questo nuovo Signore, abbandonando tradizioni e religione, trasformando la modernità in un incubo violento. Ma se la personalità di Felsemburgh occupa l’orizzonte apocalittico dove la Basilica di San Paolo è diventata un tempio massonico, è la storia di una piccola famiglia, formata dal comunista Oliviero Brand, la moglie Mabel, la mamma di lui a portarci nei sentimenti e nei colpi di scena del racconto. Non manca una bella figura di prete cattolico, padre Percy Franklin, le cui vicissitudini sono le stesse di tutta la Chiesa mondiale, fino all’ultimo atto che si svolge (guardacaso…) in Palestina. Grandi questioni, come l’eutanasia, il potere dei mass media, la guerra e la pace, vengono analizzate attraverso lo svolgersi di un giallo internazionale. Nel libro ci sono tante cose: la fede sentita del cattolico moderno, la critica dell’intellettuale inglese al falso umanitarismo, l’utopia dell’Europa e della Società delle Nazioni… Ma soprattutto c’è una profonda riflessione sulla persecuzione dei cristiani e sui nemici della Chiesa cattolica.
Non c’è profezia sui social, il digitale o l’Intelligenza Artificiale, ma c’è la cultura che ha fatto da sfondo, da giustificazione, a questi fenomeni. L’umanitarismo buonista può essere la faccia presentabile di una tecnocrazia che in realtà è diventatra disumana: che lascia alle macchine il potere della vita e della morte.
Foto da governo.it
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