Non profit

Il cono d’ombra mediatico su L’Aquila

editoriale

di Giuseppe Frangi

Qualche settimana fa, alla cerimonia per la fine del restauro della magnifica facciata della basilica di Collemaggio a L’Aquila, una suora dalla corporatura minuta si è avvicinata con decisione al Governatore dell’Abruzzo, oltre che Commissario per la ricostruzione Gianni Chiodi e gli ha detto: «Ascolti le richieste che le arrivano dagli aquilani e stia dalla loro parte». Quella suora è un personaggio molto popolare in città. Si chiama Nazarena Di Paolo. L’ordine a cui appartiene gestisce numerose scuole e asili in città. Non è un personaggio schierato, tant’è vero che qualche giorno prima, a nome di tutte le scuole cattoliche, aveva premiato Guido Bertolaso.
Non è la sola ad essere inquieta per la situazione in cui si trova la città colpita dal terremoto del 6 aprile 2009. La manifestazione del 16 giugno al suono delle vuvuzelas ha avuto un’adesione molto al di sopra delle aspettative. Sono circa 16mila le persone senza lavoro in città. C’è la situazione di quasi 4mila persone che sono ancora negli alberghi e che a fine giugno dovrebbero lasciare le strutture per l’inizio della stagione turistica. C’è la situazione di centinaia di commercianti che non hanno ancora potuto riaprire l’attività. E, sullo sfondo, c’è la drammatica questione del futuro del grande centro storico.
Per questo il 22 giugno scorso il sindaco della città, Massimo Cialente ha voluto invitare i direttori delle testate giornalistiche nazionali a visitare la città per rendersi conto di persona della situazione e per accendere di nuovo i riflettori sulla ricostruzione. Siccome informazione e politica in questo Paese vanno sempre a braccetto, l’invito è stato raccolto solo dalle testate schierate con il sindaco, cioè quelle di sinistra. Questa operazione ha così svelato qual è probabilmente oggi il vero problema per L’Aquila: quello di diventare oggetto di un teatrino politico. È stato così anche quando Berlusconi un giorno sì e l’altro pure si faceva vedere da quelle parti. Ma lì il guadagno mediatico incassato dal presidente del Consiglio è stato almeno pagato con la sistemazione, a tempi record, di quasi tutte le migliaia di senza casa. Oggi invece la partita politica che vede opposti il sindaco, di centrosinistra, e il presidente della Regione, di centrodestra, sembra paralizzare tutto. Mentre la politica nazionale alle prese con la Manovra e con l’ennesimo, sfinente braccio di ferro sulla giustizia, sembra aver derubricato L’Aquila dalle priorità. Forse perché, mediaticamente, c’è ormai poco da spillare. Intanto, fuori dalle schermaglie della politica, dalla città si levano allarmi veri, come quello lanciato sempre da suor Nazarena. Ha raccontato all’inviata del Corriere: «C’è bisogno di ridare un volto a questa città. Ne hanno bisogno i ragazzi. Adesso è una pena girare per il centro. È tutto cantierato, le macerie sono ancora lì. Ma davanti a quei cantieri hanno messo delle baracche ed è lì che i ragazzi si buttano via, bevendo e fumando. È un vero strazio vederli così». Subito dopo il terremoto, da Vita avevamo sollevato l’allarme sulla perdita di tutti i legami comunitari. Ora se ne vedono le conseguenze. Forse questo è il primo cantiere di cui L’Aquila ha bisogno. Per il non profit sarebbe una grande sfida.


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