Economia

Il confine (sempre più labile) tra finanza e azzardo

di Marcello Esposito

Pochi giorni fa ho ricevuto la pubblicità di una nuova tipologia di prodotti derivati, confezionati apposta per un pubblico retail, da parte della mia banca online. I derivati somigliano sempre un po’ ai giochi d’azzardo e questo dipende dalle proprietà stocastiche delle variabili finanziarie sottostanti. Ma in questo caso la componente di azzardo è assolutamente preponderante. Come vedremo, siamo di fronte alla versione ultra-tecnologica di “capita aut navia“, volgarmente … “testa o croce”.
E’ bene che premetta che non ho alcuna pregiudiziale nei confronti della finanza (la insegno), sono assolutamente soddisfatto dei servizi (tradizionali e di trading) offerti dalla mia banca online e, in riferimento alla pubblicità in questione, non si pone alcun problema di “adeguatezza” perché sono un investitore che in gergo verrebbe definito “sofisticato” (ho gestito portafogli complessi anche per mestiere). Ma, come i lettori del mio blog sanno, sono assolutamente contrario al gioco d’azzardo, soprattutto se online.
Sostanzialmente, questo prodotto è un’opzione binaria che nella versione UP consente di guadagnare se una certa azione (o un indice o una valuta o una materia prima) sale durante un intervallo di tempo prestabilito. Nella versione DOWN, si scommette sul ribasso e quindi vale il contrario. Fino a qui, nulla di strano. La cosa peculiare (oltre alla “confezione” del prodotto di cui parleremo dopo) è la lunghezza dell’intervallo di tempo: da un minuto fino ad un massimo di 24 ore! Se il giocatore (è proprio il caso di chiamarlo così) sceglie “1 minuto” come orizzonte, guadagna l’80% della somma puntata se dopo un minuto il prezzo è salito. Se viceversa il prezzo scende, allora perde tutto. Le puntate sono fisse e vanno da 50 euro a 1.000 euro.
Dal momento che su orizzonti temporali così brevi (da un minuto ad un massimo di un giorno) le variazioni di prezzo sono puramente casuali, il meccanismo sopra descritto è equivalente a giocare a testa o croce. Le probabilità che il prezzo salga o scenda sono esattamente pari al 50% e, quindi, il banco (ops … la banca) guadagna mediamente il 10% delle somme. Infatti, nell’esempio di cui sopra, se il prezzo sale, il banco perde 80; se il prezzo scende, il banco guadagna 100. Per il giocatore, siamo molto vicini alle percentuali di perdita attesa delle VLT (dove si perde il 12,5% delle somme giocate). Ma per il banco è molto meglio così che con le VLT, perché nel caso delle VLT il 50% circa delle perdite del giocatore va allo Stato.
Se vediamo la “confezione” del prodotto, le analogie con il gioco d’azzardo crescono ancora di più. Per giocare non bisogna accedere ad una Borsa o effettuare complicate operazioni, si scarica una APP sul proprio smartphone e si possono visualizzare le icone dei brand noti delle aziende quotate su cui si potrà poi scommettere: ad esempio, la mela per la Apple. Cliccando sull’icona della mela, basta decidere la puntata, l’intervallo di tempo e la direzione (UP/DOWN) et voilà, con un “tap” … les jeux sont fait!
Non c’è bisogno di alcuna conoscenza finanziaria. Facile quasi come giocare ad una slot. Con il vantaggio che si può giocare ovunque: in metropolitana, comodamente nel proprio letto o in fila alla Posta. Dopo solo 1 minuto si sa se si è vinto o se si è perso e, prima ancora che la fila si esaurisca, si può giocare ancora 10, 20 o 30 volte per … perdere ancora.
Una domanda interessante che bisognerebbe farsi è se questo tipo di operazioni finanziarie non sia da considerare un gioco d’azzardo e in quanto tale debba essere regolamentato dalla normativa specifica. Il che significa che la banca dovrebbe ottenere una concessione, il gioco dovrebbe essere approvato, la fiscalità dovrebbe essere quella dei giochi e non quella più favorevole del risparmio finanziario, …
Ma la vera domanda è: Consob e Banca d’Italia se la faranno mai questa domanda?

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