Politica

«Il compito della nuova politica? Connettere solitudini virtuose»

Sta crescendo, tra i giovani, la richiesta di cultura e formazione politica. Il caso di Comunità di Connessioni, un network che negli anni ha aggregato centinaia di ragazze e di ragazzi con un obiettivo: maturare sensibilità, competenze, relazioni nell'ottica del bene comune. Ne parliamo con Francesco Occhetta

di Marco Dotti

Il rapporto tra il "politico" e il "sociale", in un Paese che per anni ha predicato l'autonomia del primo dal secondo, è tra i più complessi e articolati. Se, in mezzo, mettiamo anche il termine "comunità" la cosa si complica ancora di più. Il rischio, infatti, è declinare una parola oggi più che mai preziosa come comunità in quella deriva etico-politica che C. S. Lewis definiva «inner circle». Tutti ambiscono a stare dentro cerchie chiuse, ristrette, elitarie o presunte tali. Tutti ambiscono al potere. Ma questa non è comunità, è casomai disconnessione. E non è nemmeno politica.

Colpisce, quindi, il ritorno – che abbiamo raccontato in un'inchiesta, pubblicata sul numero di maggio di Vita – delle scuole di politica, fuori dai partiti e dalle loro «cerchie». Scuole che hanno al centro proprio l'idea di una comunità. Una Comunità di connessioni, come nel caso del gruppo di studio e lavoro coordinato da Francesco Occhetta SJ.

Un'aggregazione apartitica, plurale, «di volti, competenze e con un metodo» che propone riflessioni e dibattiti sui temi dell'agenda politica del Paese. Una comunità di persone disposte ad un confronto responsabile, strutturato su iniziative e incontri di formazione. Ogni incontro si compone di cinque momenti, ciascuno dei quali è fondamentale nel percorso di conoscenza reciproca e di coinvolgimento attivo che la proposta offre. L’esperienza, infatti, vuole privilegiare persone motivate e desiderose di coinvolgersi e mettersi in gioco.

Da quale esigenza profonda nasce la scuola e a chi si rivolge?
L’esperienza nasce per connettere solitudini virtuose. Da allora siamo una comunità di giovani e di una generazione di mezzo che dal 2009 si incontrano per confrontarsi e formarsi sui grandi temi dell’agenda politica, grazie all’impulso originario ed al supporto delle dirigenze nazionali di associazioni e realtà giovanili di ispirazione cattolica. Il nostro impegno è “pensare politicamente” sui temi della democrazia alla luce della Dottrina sociale della Chiesa. Siamo una aggregazione apartitica, plurale, di persone disposte ad un confronto responsabile. Dal 2018, al termine del percorso annuale chi ha frequentato con costanza riceve un attestato, segno della condivisione di questo percorso.

Alcune associazioni ecclesiali di giovani che partecipavano al Forum Nazionale dei Giovani hanno sentito l’esigenza di trovare uno spazio comune di confronto. All’inizio era rivolta ai giovani “dirigenti” delle associazioni e dei movimenti. C’erano gli esponenti di Azione Cattolica, Fuci, Agesci, Gioventù Francescana, Fim-giovani, Acli e altre ancora.


Dopo un paio d’anni si sono aggiunti giovani che condividono il nostro cammino, giovani già impegnati nell’amministrazione pubblica e anche alcune Diocesi. Siamo tanti e diversi, proveniamo da molte zone d’Italia e questa è sempre stata la nostra forza.

Negli anni abbiamo affinato un metodo. Ogni incontro si compone di cinque momenti, ciascuno dei quali è fondamentale nel percorso di conoscenza reciproca e di coinvolgimento attivo che la nostra proposta offre. L’esperienza, infatti, vuole privilegiare persone motivate e desiderose di coinvolgersi e mettersi in gioco. La scuola è gratuita ma si viene scelti in base alle motivazioni che si presentano.

Perché la formazione politica è tanto importante in un tempo che molti definiscono dell'antipolitica?
Ne va della qualità del nostro stare insieme. I vuoti in politica vengono riempiti dai poteri dei potenti e a volte anche dai prepotenti. Ma per giocare bene una partita occorre allenarsi. Nell’ultima stagione hanno giocato politici che non avevano mai fatto un allenamento. La formazione invece ci permette di portare tutti il proprio mattone per costruire lo spazio pubblico.

Per questo Comunità di Connessioni non è solo formazione ma una comunità politica che ormai con il proprio metodo connette diocesi e realtà sparse nel Paese e una testata editoriale nata nel novembre scorso, una sorta di casa del pensiero abitata da centinaia di giovani connessi da tutto Italia.

«Comprendere per deliberare», insegnava Einaudi. Potremmo parafrasare: «comprendere per comunicare»…
Questa testata con le sue tre rubriche – L’Editoriale, Il Punto e La Riforma – nasce da un desiderio: dare vita a parole pensate in una comunità, attraverso le competenze, fondate nella fede che si condivide e strutturate in un metodo. Vogliamo capovolgere una certa bulimia della notizia.

“L’Editoriale” è l’appuntamento di ogni domenica per incontrarci, interagire e riconoscerci senza conoscerci. Un chiostro sul mondo, dal quale è possibile ascoltare silenzio e parole pensate.

“Il Punto” sarà invece un approfondimento di una legge approvata, un fatto da interpretare, un pensiero di un autore da approfondire per dare criteri e idee sulla realtà complessa.

“La Riforma” invece sarà la nostra proposta, che guarda al domani, sui temi del lavoro e dello stato sociale, della giustizia e dell’economia e di altri temi di nostra competenza.

Offriamo criteri di analisi e di discernimento per aiutare a prendere decisioni sui vari temi dell’agenda politica e favorire ciò che i monaci chiamavano ruminatio, un dialogo interiore positivo con la parola letta.

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