Famiglia
Il commissario Revelli non si fida dei numeri
Povertà/ Anche Prodi alla presentazione del nuovo ente
Per la sua prima volta nel cuore delle istituzioni, il professor Marco Revelli si è assunto un compito tutt?altro che facile. Come presidente della Commissione di indagine sull?esclusione sociale, costituita nel 1984 e appena reinsediata, dovrà tirare la giacca al governo, incalzarlo, premere perché la povertà sia in modo sistematico e continuo al centro di specifiche iniziative. A dire il vero, Revelli non ha perso tempo. Ha cominciato fin dalla conferenza stampa a snocciolare i dati che lo preoccupano: i due milioni e mezzo di famiglie che vivono al di sotto della soglia di povertà, la diseguaglianza al Sud, l?alto tasso di disagio che colpisce bambini e famiglie numerose, i 2 milioni 300mila disabili?
«È il nostro compito e non mancheremo – accogliendo l?invito di Romano Prodi – di formulare suggerimenti, proposte, idee. Non è consueto che il presidente del Consiglio riceva la Commissione sull?esclusione sociale all?inizio dei suoi lavori. Lo interpretiamo come un segno di sensibilità. Non vogliamo essere un?istituzione che si limita a studiare, ma vogliamo incalzare, fare in modo che si tenga alta la guardia su questo fenomeno così inquietante», ha detto Revelli.
Qualche indicazione, il neo presidente l?ha data fin da subito. Ad esempio sulla debolezza delle politiche di contrasto e sulla leva fiscale molto spesso utilizzata ma che in realtà «incide pochissimo». Più precisamente «il primo compito sarà di riflettere sugli indicatori che oggi sono piuttosto approssimativi. Abbiamo bisogno di strumenti che misurino i dati reali e la loro evoluzione in tempi reali. La soglia di povertà relativa, per esempio, è un indicatore molto discutibile». Quanto alle scadenze? «A giugno contiamo di uscire con un primo rapporto».
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