Non profit

Il commento. Cronistoria di un rapporto sfortunato. Il fisco, le onlus e la legge di Murphy

Contraddizioni, ritardi, decreti fantasma, riammissioni in zona Cesarini. Ecco perché sono pochi quelli che si orientano nelle norme sul 5 per mille. E anche quei pochi, nel loro piccolo...

di Carlo Mazzini

Più si va avanti, con questa storia del 5 per mille, è più si deve dare ragione alla prima, celeberrima legge di Murphy secondo la quale «se qualcosa può andar male, lo farà».Non mi prendete per pessimista, è per difesa personale, forse per scaramanzia. E non parlo solo del famoso 5 per mille negato, ma di tutta la costruzione – legislativa e di funzionamento – del meccanismo, che sembra ritorcersi contro chi affida alla famosa misura le magnifiche sorti e progressive del non profit. Prendiamo in esame i provvedimenti in zona Cesarini, anzi al cosiddetto ?terzo tempo? dell?avevamo scherzato. Attenzione: si parlerà di date, prendete carta e penna e non perdetevi.Nella prima edizione, il dpcm è uscito abbastanza celermente, il 27 gennaio in Gazzetta Ufficiale, e ha fissato il termine massimo per l?iscrizione telematica al 10 di febbraio. Quattordici giorni di tempo per iscriversi sembravano pochi forse anche ai più cinici, tanto è vero che il 5 aprile dello stesso anno usciva un provvedimento che posticipava (si può dire così?) al 20 febbraio (cioè 44 giorni prima della sua uscita) il termine ultimo della suddetta iscrizione. Come dire che chi, in barba al primo dpcm aveva comunque deciso di iscriversi dopo, l?ha avuta vinta. Mentre l?ha persa chi invece, accortosi di aver superato la data inderogabilmente fissata al 10 febbraio, ha gettato la spugna. Nulla sapeva infatti della immaginifica capacità del legislatore di smentire se stesso senza vergognarsene.Secondo appuntamento con il 5 per mille, anno 2007. Qui il meccanismo si ripete in modo più plateale, ma non si registrano arrossamenti sulle gote del legislatore.Il dpcm latita a lungo, mandando tutti nel panico. L?Agenzia delle Entrate, però, in sostituzione del legislatore – horribile dictu – provvede a pubblicare, in assenza di decreto, le istruzioni su come iscriversi al 5 per mille con scadenza prima al 20 marzo, poi posticipata (ma allora è un vizio!) al 30 marzo 2007. Il dpcm è del 16 marzo, ma siamo falsamente ?nei tempi?. Infatti il decreto viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale solo il 4 giugno, e quindi ci avverte della scadenza con soli 65 giorni di ritardo. In merito alla famosa seconda iscrizione del 30 giugno (quella che tanto ci fa penare e pensare in questi giorni), ne veniamo a sapere ufficialmente solo quel 4 giugno, ufficiosamente il 20 aprile, tramite un comunicato stampa (!) dell?Agenzia; ora, ammettiamolo, il comunicato stampa non è la più alta in grado tra le fonti del diritto. Ma siamo ridotti a questo, a inseguire i comunicati stampa per sapere quando adempiere ai nostri doveri.Tra l?altro, detto per inciso, l?Agenzia nei suoi comunicati riporta espressioni di umorismo involontario, del tipo (dal comunicato del 15 marzo) il dpcm «la cui emanazione è attesa a breve» (81 giorni dopo).I pasticci si moltiplicano quando si parla di associazioni sportive dilettantistiche. Molte di queste organizzazioni hanno ritenuto, con volontà propria, ma ragionamenti impropri, di aver diritto (anche se non onlus, non riconosciute ecc.) al 5 per mille, tanto alla prima quanto alla seconda edizione. Nulla fa scorgere un barlume di ragione giuridica nella loro posizione, dato che il riconoscimento del Coni cui sono soggette non è assimilabile né analogo a quello già civilistico richiesto dal dpr 361/00 sottinteso nei testi delle leggi Finanziarie (2006 e 2007) recanti i due 5 per mille.Ma tant?è, cos?è l?Italia se non una nazione senza Stato, una caotica convivenza senza regole? E infatti molte organizzazioni si sono iscritte senza averne diritto. E l?Agenzia delle Entrate lo dice e lo ribadisce. Nella circolare 57 del 25 ottobre 2007, l?Agenzia pronuncia il suo niet certo e sicuro verso le sportive dilettantistiche.Ma è chiaro che lo Stato non parla con lo Stato. Il giorno dopo – notare il tempismo – il Senato rimanda alla Camera per l?approvazione una legge di conversione del dl 159/07 che supera l?interpretazione arcaica dell?Agenzia (detto per inciso totalmente condivisibile); il legislatore ammette al 5 per mille 2006 (613 giorni dopo la scadenza) e a quello del 2007 (210 giorni) queste tipologie di associazioni, anzi, a dirla tutta, solo quelle che hanno avuto l?ardire di iscriversi.Stessa cosa succede alle fondazioni (non onlus, non di ricerca scientifica) che nella seconda edizione non sono state ammesse. Anzi, non sarebbero state ammesse, in quanto, con provvidenziale (!) legge (passata il 26 febbraio di quest?anno definitivamente al Senato) sono state riammesse al 5 per mille 2007. Non tutte le fondazioni, ma – pasticcio per pasticcio – solo quelle nazionali, e di carattere culturale, espressione innovativa e quindi misteriosa nella storia dell?editing legislativo. Qui il ritardo assomma a ben 333 giorni di distanza dal termine ultimo entro il quale una fondazione avrebbe potuto iscriversi.Cosa sarebbe dovuto succedere a coloro che il 30 giugno di ogni anno avessero dichiarato di possedere i requisiti (ragione della cosiddetta seconda iscrizione) senza in realtà possederli? L?Agenzia delle Entrate rammenta le disposizioni penali alle quali sono soggetti coloro che rilasciano dichiarazioni mendaci; fuoco della Geenna e stridore di denti, ovviamente, che però nessuna associazione sportiva dilettantistica o fondazione soffrirà, visto il ?liberi tutti? di recente emanazione. Chi invece, ligio alle leggi, avesse seguito le prescrizioni, oggi avverte un leggero malessere, una plateale presa per i fondelli.Di costruttivo, in questa storia, non vi è nulla. Come vedete la questione del ?5 per mille negato? è solo conseguenza naturale delle azioni caotiche e impulsive di uno Stato sempre meno credibile.Il dpcm di prossima (?!?) uscita porterà qualche certezza in più, speriamo. Le possibilità perché qualcosa vada peggio sono comunque alte, vista la leggerezza con la quale il nostro legislatore cura la ?materia non profit?. Il quarto corollario della legge di Murphy afferma: «Se si prevedono quattro possibili modi in cui qualcosa può andare male e si prevengono, immediatamente se ne rivelerà un quinto».Ma non vi azzardate a dire che sono pessimista.


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