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Il colonialismo è sempre quello degli altri: lo scandalo delle armi italiane in Yemen

Mentre Di Battista accusa i francesi di colonialismo e di causare migrazioni con il loro franco coloniale, i sauditi continuano a ricevere le bombe fabbricate in Italia per alimentare la devastazione dello Yemen. Non solo, attraverso i loro dollari arruolano migliaia di disperati in fuga, tra cui tanti bambini. L'esternalizzazione della guerra è totale. L'ipocrisia anche

di Marco Dotti

La nomina di Christopher Henzel come ambasciatore USA in Yemen e il recente viaggio in Arabia Saudita del Segretario di Stato Mike Pompeo non promettono nulla di nuovo e di buono sul fronte della pace. L'ambasciata statunitense a Sana'a è chiusa dal 2015, da quando lo Yemen è sconvolto dai bombardamenti della coalizione militare guidata proprio dall'Arabia Saudita, ed Henzel ha preso ufficio a Riyahd.

Si parla poco di Yemen, ancor meno di Arabia Saudita. E se se ne parla è per la polemica di un giorno, sulla supercoppa di calcio. Ma in quattro anni, secondo stime dell'Onu, la guerra scatenata da Mohammed bin Salman, «il millennial più potente al mondo», con l'appoggio di USA, Francia, Gran Bretagna e con la complicità tacita dell'Italia, ha fatto decine di migliaia di morti, causato altre decine di migliaia di mutilati e costretto alla fuga milioni di persona da un'area destabilizzata ad arte.

Le Nazioni Unite hanno definito la guerra dello Yemen «la peggiore crisi umanitaria del mondo» e in un reportage pubblicato il 28 dicembre sul New York Times, David D. Kirkpatric ha fotografato una situazione spaventosa: bambini arruolati nel gioco al massacro. Un blocco intermittente dei canali di accesso al Paese, da parte dei sauditi e dei loro partner negli Emirati Arabi Uniti, ha spinto ben 12 milioni di persone sull'orlo della fame, uccidendo circa 85.000 bambini. Ecco una causa delle migrazioni.

Ma poiché le migrazioni "economiche" generano profitti a tutto tondo, l'Arabia Saudita che produce questo disastro spinge molti di questi disperati verso un altro disastro: l'arruolamento. Come lo fa? Promettendo dollari. E allora i bambini partono. Partono quelli senza più famiglia e partono quelli che vogliono aiutare la famiglia.

È una devastante esternalizzazione della guerra. I sauditi usano le loro ricchezze per arruolare i disperati del Darfur, molti dei quali sono bambini, e li mandano a combattere in Yemen. Così , mentre in Italia si accende -e con la rapidità di un minuscolo fuoco d'artificio si spegne – uno pseudo dibattito sulla "moneta coloniale", il franco CFA, usata da 14 Paesi africani, poco si comprende della morsa a tenaglia che i sauditi hanno messo anche finanziariamente in atto per tenere in scacco l'Africa. Usando dollari.

Secondo alcuni osservatori l'Arabia Saudita opera attraverso l'iniezione di dollari che – anche tramite la Banca islamica di sviliuppo, che ha sede proprio in Arabia Saudita, Gedda e dal 2007 ha lo status di osservatore all'Assemblea Generale dell'Onu – destabilizzano l'Africa finanziando, con un totale di 45miliardi di dollari attività ideologicamente vicine wahabbismo. Anche le milizie paramilitari che, oggi, sono inviate a combattere via terra in Yemen godrebbero di queste "generose" elargizioni.

Scrive Alessandro Di Battista sul Blog delle Stelle: «Fino a quando non si “strapperà” questa banconota [il franco CFA, ndr], che in realtà è una manetta nei confronti dei popoli africani, noi potremo continuare a parlare a lungo di porti aperti o porti chiusi, ma le persone continueranno a scappare, a morire in mare, a cercare altre rotte e a provare a venire in Europa. Oggi è necessario, per la prima volta, occuparsi delle cause, perché se ci si occupa esclusivamente degli effetti si è nemici dell’Africa».

Vorremmo chiedere a Di Battista: l'Arabia Saudita e le bombe dello Yemen sono causa o effetto? Hanno qualche nesso con le migrazioni in atto?

Dopo quattro anni dall’inizio del brutale conflitto nello Yemen, l'Onu ha dichiarato che circa 14 milioni di persone sono a rischio carestia. Un numero cresciuto drammaticamente da quando la coalizione guidata dai sauditi ha imposto assedii intermittenti allo Yemen. Da allora, le importazioni commerciali di cibo attraverso il porto di Hodeidah si sono ridotte di oltre 55.000 tonnellate al mese, una quantità di cibo sufficiente per soddisfare i bisogni del 16% della popolazione: 4,4 milioni di persone, tra cui 2,2 milioni di bambini.

Nel frattempo, il nostro Paese che si dimena tra arie da operetta («il franco CFA», la «supercoppa Juve-Milan in Arabia Saudita», etc. etc. etc.. Ma c'è di peggio: e produce le bombe che cadono in Yemen. Lo fa da anni, e continua a farlo anche a fronte delle dichiarazioni terzomondialiste di Di Battista.

Lo fa in spregio alla Costituzione si dovrebbe dire, se gli appelli (ma non gli sfregi) alla Costituzione non fossero passati di moda. Ma anche di una legge ordinaria, la 185 del 1990, che vieta la vendita di armi ai Paesi in guerra e prevede il finanziamento di seri piani di riconversione industriale. Come quello che chiede il Comitato di riconversione e, con una mozione, chiede anche il Comune di Cagliari per garantire l'occupazione degli oltre 300 lavoratori impiegati nella succursale sarda di Rwm.

Oggi la Rwm Italia S.p.A, che è parte del gruppo tedesco Rheinmetall defense, fattura oltre 100 milioni di euro vendendo ordigni ai sauditi.

RWM Italia S.p.A., leggiamo dalla loro brochure illustrativa, «sviluppa e produce internamente una gamma di prodotti, di serie e custom, già conosciuta a livello mondiale. In linea con la transizione a livello mondiale verso Armi Insensibili, RWM Italia dispone di un moderno impianto per la produzione di esplosivo insensibile (PBX) a Domusnovas».

In particolare, il core business è incentrato su: bombe d’aereo e da penetrazione; caricamento di munizioni e spolette; «sviluppo e produzione di teste in guerra per missili, siluri, mine marine, cariche di demolizione e controminamento: progettazione, sviluppo e realizzazione di mine marine e sistemi di xontrominamento».

In sostanza, la RWM produce bombe d'aereo G.P; bombe d'aereo di penetrazione; accessori per bombe d'aereo; bombe intelligenti anti-sommergibile; teste in guerra per missili Cruise.

Il problema, per noi, è evidentemente il franco coloniale, dato che l'erba del vicino ha smesso di essere più verde. FInché non guardiamo sotto i nostri piedi e scopriamo un vuoto disarmante.

APPUNTAMENTO A ROMA

Basta armi italiane per la guerra in Yemen. Le ragioni di una mozione da discutere a Roma sull’esempio di Assisi

Questo il tema del dibattito che si terrà lunedì 28 gennaio 2018 Ore 17.30, presso la Sala del Carroccio in Campidoglio Roma.

Hanno aderito all'appello Movimento dei Focolari Italia, Un Ponte per…, Arci, Pro Civitate Christiana Assisi, Libera (Associazioni, nomi e numeri contro le mafie), Gruppo Abele, Fondazione Finanza Etica, Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo, Movimento Nonviolento Roma, Rete della Pace, Pax Christi, Amnesty International Italia Commissione globalizzazione e ambiente della Federazione chiese evangeliche in Italia, Rete italiana disarmo, Associazione Città Per la fraternità, Agenzia Adista.

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