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Il collegato ambientale: i timori del Wwf

Il collegato ambientale preoccupa le associazioni ambientaliste che temono uno stravolgimento delle norme attuali

di Benedetta Verrini

Il Collegato ambientale, ddl collaterale alla Finanziaria 2002, si trova al voto in aula al Senato. Stanzia circa 40 milioni di euro per il biennio 2002-2003 e prevede interventi multiformi in campo ambientale. Preoccupate le associazioni ambientaliste, secondo cui il Collegato è un tassello di una ?controriforma legislativa? che condurrà allo stravolgimento delle norme in campo ambientale. Stefano Lenzi, responsabile dell?unità istituzionale del Wwf, spiega quali sono i punti critici. Il voto dell?assemblea del Senato al ddl 1121 recante ?Disposizioni in materia ambientale? non sarà quello definitivo: il testo, emendato e allungato rispetto alla versione trasmessa dalla Camera, dovrà ripassare a questo ramo del parlamento ed essere nuovamente discusso. Tra le critiche al provvedimento ci sono, in particolare, il carattere disorganico (interviene su molti fronti come gestione del personale; controllo delle emissioni inquinanti; controlli e comunicazione ambientale; gestione delle aree protette e dei rifiuti; bonifica dei siti inquinati; difesa del suolo); la carenza di fondi strutturali; l?inadeguatezza degli interventi previsti contro l?inquinamento atmosferico e il degrado idrogeologico; l?assenza di provvedimenti in tema di fiscalità ambientale. Queste carenze, ammesse dalla stessa maggioranza, vengono giustificate dai limiti di disponibilità finanziarie definiti nel bilancio. E rimandate ad altri interventi normativi, come la futura legge-quadro in campo ambientale e la legge ?Obiettivo? (secondo la relazione al Collegato ambientale, infatti, l?inquinamento atmosferico sarà ridotto grazie al rilancio delle vie di comunicazione ferroviarie previsto nel programma delle grandi opere del ministro Lunardi). Fra promesse mancate e richiami ad altre leggi, il ddl in discussione contiene disposizioni che appaiono controproducenti rispetto all?obiettivo di difesa dell?ambiente. «La più scandalosa» spiega Lenzi, «è quella prevista nell?articolo 13, che dovrebbe consentire l?attuazione di interventi di bonifica in luoghi altamente inquinati, ma in realtà introduce una procedura macchinosa di esproprio e non distingue tra il ripristino ambientale e il successivo riutilizzo di quei siti. Anzi, subordina le operazioni di bonifica intraprese dal soggetto beneficiario dell?esproprio al conseguimento dell?utile di impresa derivante dall?utilizzo delle aree bonificate. Inoltre, affidando la bonifica a soggetti terzi rispetto ai proprietari di queste aree, rischia di deresponsabilizzare chi ha inquinato e di creare contenziosi sulla proprietà». La disposizione è talmente farraginosa che il Wwf ne ha chiesto, finora senza risultato, la cancellazione. Le osservazioni dell?associazione ambientalista (insieme con Legambiente e Marevivo) sono invece state accolte nel caso dell?articolo 5, che disponeva il trasferimento dell?Istituto centrale per la ricerca applicata al mare (Icram) all?Agenzia per la protezione dell?ambiente e che, di fatto, ne avrebbe comportato la cancellazione. «Si trattava di una scelta inopportuna e in controtendenza rispetto a tutti gli altri Paesi Ue» commenta Lenzi. Un altro punto critico, su cui Wwf ha proposto emendamenti, riguarda l?istituzione di osservatori (uno nazionale e dieci periferici) per verificare il rispetto delle prescrizioni sulla Valutazione d?impatto ambientale. Ancora un intervento che appare irrazionale. «Ci domandiamo a cosa possano servire questi nuovi osservatori, visto che già esiste una Commissione VIA e un correlato Servizio VIA, che hanno già piena competenza sulla materia».


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