Non profit

Il Cnel suona la sveglia. Così è una legge inutile

impresa sociale

di Redazione

Alla fine di gennaio il Cnel ha sintetizzato in un documento alcune «osservazioni sulla realtà attuale dell’impresa sociale in Italia e proposte per il futuro». La «realtà attuale» ha a disposizione, com’è noto, un quadro normativo formato dalla legge 118/05, dal decreto legislativo 155/06 e dai successivi decreti attuativi. Per il futuro, invece, qualche operatore è tranchant. «Senza prevedere agevolazioni fiscali l’impresa sociale non avrà futuro», dice Antonio Mandelli, presidente e direttore generale della Fondazione As.Fra. di Vedano al Lambro, in provincia di Monza e Brianza, e presidente della Fondazione Andrea Mandelli e Antonio Rodari di Milano. La prima si occupa di malati psichiatrici e con i suoi 100 pazienti in cura e 120 dipendenti è la struttura psichiatrica non in mano all’ente pubblico più grande che ci sia in Lombardia (insieme al Fatebenefratelli); la seconda gestisce tre scuole, dalla materna alle medie inferiori, per un totale di 600 alunni. Nessuna delle due realtà è tecnicamente un’impresa sociale, né mai lo diventerà visto che la nuova disciplina «aggiunge dei vincoli e degli obblighi, ad esempio nella governance aziendale, senza dare alcun beneficio», sostiene Mandelli.
Nel censimento di Unioncamere del marzo 2009, gran parte delle 571 imprese sociali iscritte nelle Camere di commercio rientravano nell’ambito dell’istruzione e della formazione. Non è un caso. C’era un incentivo. Era quello previsto a favore delle scuole paritarie dalla Finanziaria 2007 che faceva esplicito riferimento al decreto legislativo 155/2006 ai fini dell’accesso alla ripartizione dei 100 milioni di euro stanziati.
Il recente testo del Cnel indirizza nella parte finale alcune proposte al governo e al parlamento «per la migliore valorizzazione della normativa sull’impresa sociale». In particolare caldeggia sovvenzioni, incentivi burocratici, agevolazioni di natura fiscale e non fiscale. Ma fino a quando resteranno sulla carta, chi si imbarcherà in costi certi, dovuti all’adeguamento alla nuova disciplina, a fronte di benefici incerti o nulli? Di sicuro né la Fondazione As.Fra. né le scuole Mandelli e Rodari. E come loro, molti altri organismi dell’economia civile.

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