Salute
Il Cipomo lancia la “green oncology”
È in corso a Cosenza il congresso nazionale dei primari oncologi. Uno stop anche allo spreco dei farmaci
di Redazione
L’oncologia del futuro sarà green: rispettosa dell’ambiente, del paziente e della società in cui si lavora, con una maggiore attenzione a curare meglio e sprecare meno, a partire da interventi chirurgici, terapie radioterapiche ed esami diagnostici. È questa la chiave per garantire la sostenibilità del sistema secondo il Cipomo (Collegio italiano primari oncologi medici ospedalieri) il cui congresso nazionale, dal titolo “L’oncologia che verrà”, è in corso a Cosenza (terminerà domani, sabato 19 maggio).
«In Italia si fanno 40 milioni di Tac: troppe. È come se 2 italiani su 3 ne facessero una all’anno. Ogni esame inutile è un danno per il paziente che viene sottoposto a radiazioni inutili, per le casse del Ssn, ma anche per l’ambiente». C’è poi la lotta allo spreco di farmaci – elenca il presidente di Cipomo, l’oncologo Roberto Labianca «ma anche l’impegno a limitare le Tac e le Pet inutili», che sono responsabili di una buona dose di ‘smog’ da CO2, «gli spostamenti dei pazienti e gli eccessi hi-tech, perché anche la tecnologia inquina e, se non serve, il sacrificio dell’ambiente è evitabile».
Gli “eco camici” fanno di necessità virtù: con la crisi che spinge le Regioni e il ministero della Salute a tirare la cinghia, il giro di vite sugli sprechi è d’obbligo: e se si razionalizzano i consumi, anche la natura ringrazia, assicurano gli esperti che in nome della “green oncology” hanno cercato di allestire a Cosenza un Congresso ecologico, sottoponendolo a certificazione ambientale, limitando le emissioni di CO2 e proponendo pasti “a chilometro zero”.
Sui farmaci ad alto costo, quelli di File F, prosegue Labianca, «è ormai in corso un approfondito dibattito nei diversi assessorati. Certamente i costi dei farmaci innovativi in oncologia contribuiscono in maniera significativa all’aumento della spesa sanitaria, ma non si possono dimenticare i costi legati a sofisticate operazioni chirurgiche o all’uso di Tac o Pet. Vogliamo riflettere sulla gestione dei costi in sanità. Viviamo in un’epoca in cui il quadro economico-finanziario si presenta a tinte fosche e in cui le risorse appaiono più scarse, ma il nostro impegno è quello di far sempre più emergere una responsabilità dell’oncologo che deve trovare il miglior equilibrio tra appropriatezza delle cure e completa sostenibilità delle stesse».
Il discorso della sostenibilità economica e sociale si fonde con quello della sostenibilità ambientale che «deve pervadere le scelte oncologiche», assicurano gli specialisti. Una filosofia che Cipomo ha racchiuso in un Manifesto in cui si dettano linee guida come la «lotta agli scarti» per i farmaci che, spiega Mario Clerico, segretario Cipomo, «permette di ottimizzare il consumo dei prodotti concentrando la somministrazione di una specifica terapia di cui necessitano più pazienti nello stesso giorno (‘Drug-therapy-day’)».
Nel manifesto si parla anche di «follow up minimalisti» da adottare «nei casi “evidence-based” secondo le linee guida internazionali comunemente adottate: impiego mirato delle tecnologie radiologiche e scintigrafiche nel follow-up allo scopo di ridurre l’inquinamento ambientale da radiazioni». A favore dell’ambiente si può usare anche la leva clinica, continuano gli specialisti, per esempio privilegiando «quando possibile l’uso di terapie orali, con le quali risulta inferiore l’utilizzo di mezzi di trasporto da parte dei pazienti», con conseguente diminuzione del consumo di energia, minori rischi di incidentalità da trasporto, diminuzione delle ore di lavoro perse da parte del care-giver. A diminuire gli spostamenti dei pazienti – e lo smog prodotto con i gas di scarico dei mezzi usati – contribuiscono anche «l’estensione delle cure a domicilio, l’assistenza in rete, le comunicazioni telefoniche e via e-mail, la telemedicina», si legge nel manifesto.
Nell’elenco delle misure da sollecitare spicca anche «l’ambulatorio verde», dove l’uso delle risorse è oculato, dove si riciclano e si riutilizzano materiali come la carta, compatibilmente con le esigenze igieniche e di profilassi del paziente, dove si usano detersivi non tossici e non inquinanti per la pulizia dei locali, e così via. Altro capitolo è quello in cui si promuove «l’attenzione a forme di chemio-prevenzione con farmaci non tossici e l’attenzione a tutte le eventuali occasioni di accanimento terapeutico che, oltre a un danno per il paziente, sono anche uno sperpero di risorse inutile e dannoso».
Un parallelo tra lo sviluppo della tecnologia nell’industria e quello in ambito oncologico riguardante la chemioterapia orale è stato il punto principale della Lecture che il professor James Roger – già direttore del Centro Oncologico del Kent e membro del National Chemotherapy Advisory Group (UK)- ha tenuto al XVI° Congresso Nazionale Cipomo in corso a Cosenza.
«Sono tre i paralleli che dobbiamo considerare: il primo riguarda il rapido aumento della produzione energetica con il contestuale importante aumento dell’uso delle terapie chemioterapiche legate a loro volta al sempre più accentuato invecchiamento della popolazione europea. Il secondo concerne la sostenibilità il cui obiettivo è sempre più importante in un’epoca in cui vanno ad esaurirsi le risorse naturali fossili ed è in corso il “global warming”. Considerando questi aspetti in parallelo con l’oncologia occorre ricordare come essi generano deficit finanziario. Terzo aspetto riguarda la realizzazione di energia elettrica da fonti tradizionali rispetto a quella prodotta attraverso le rinnovabili (eolico, solare, etc). 20 anni fa queste tecnologie non erano disponibili e anche questo aspetto è da considerarsi in un’epoca in cui si verifica l’aumento delle terapie oncologiche sulla scia della traduzione dei segnali legati alla mappa del genoma».
Per Roger è quindi fondamentale «il cambiamento di approccio legato alla chemioterapia con la necessità di spostare l’obiettivo da un’applicazione tradizionale della chemioterapia endovenosa verso una nuova formulazione orale. La necessità è quella di passare a un’autentica, nuova chemioterapia. Un cambiamento richiesto e fondamentale considerando i nuovi approcci legati alla green oncology e alla necessità di difesa dell’ambiente».
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