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Il Cini scrive a Tajani: «La cooperazione internazionale è parte qualificante della politica estera»
Il CINI - Coordinamento Italiano ONG Internazionali scrive una lettera aperta al ministro degli esteri Antonio Tajani: «Con questa lettera aperta vorremmo richiamare la Sua attenzione su alcune priorità per il nostro Paese che dovrebbero ben figurare nell’agenda del Governo. È necessario aumentare le risorse e rafforzare le strutture per il sistema italiano della cooperazione internazionale allo sviluppo ed è imprescindibile il rafforzamento della qualità della cooperazione, bisogna agire anche politiche commerciali, agricole, che siano di sostegno ai processi di inclusione di questi Paesi su scala globale»
di Redazione
«Stimato Ministro», scrive Raffaele K. Salinari, Portavoce CINI, – Coordinamento Italiano ONG Internazionali che in una lettera aperta si rivolge al ministro degli esteri Antonio Tajani, «con questa lettera aperta vorremmo richiamare la Sua attenzione su alcune priorità per il nostro Paese che dovrebbero ben figurare nell’agenda del Governo. Questa legislatura avrà, infatti, come Lei ha ben presente, il compito di affrontare sfide che mai il Parlamento e il Governo si sono trovati a fronteggiare in modo così cogente e drammatico: le pandemie, i confitti anche nel cuore stesso dell’Europa, la crisi climatica, la crisi energetica e quella economica, l’aumento delle disuguaglianze in Italia e nel mondo. Si tratta di questioni globali che mettono a rischio la nostra vita e quella delle generazioni future e che esigono risposte strutturali all’altezza della gravità della situazione.
Da questo la necessità di tenere insieme agenda nazionale e scenario globale, mai come ora così interdipendenti: per le nostre organizzazioni pensare ed agire sin da ora per il lungo termine significa gestire tematiche quali la relazione tra sviluppo e sostenibilità, avere una visione su quale debba essere il ruolo dell’Italia in Europa e nel mondo. Dal nostro punto di vista, che speriamo Lei condivida, il riferimento cardine è quello degli impegni sottoscritti dal nostro Paese in sede internazionale ed europea, a partire dalla realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, raccolti nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Per questo il ruolo della cooperazione internazionale allo sviluppo come parte qualificante della politica estera del nostro Paese, che avrà da affrontare sfide di una complessità che nessuno aveva previsto. Da ciò discende l’esigenza di nominare al più presto la prevista figura di Viceministro con deleghe chiare in materia.
La pandemia da Covid-19 è stata, e ancora è, un tremendo banco di prova per le sue conseguenze non solamente sul piano sanitario e sociale, ma anche economico e culturale. La crisi pandemica è, però, anche inequivocabile testimonianza dell’alto grado di interconnessione a livello globale e ci ha insegnato che una risposta è efficace solamente grazie a un impegno comune. L’evidenza di un destino condiviso nel quale l’Italia deve fare la sua parte è acuita dalle conseguenze di una crisi climatica che ha travolto pesantemente anche il nostro Paese. Le decisioni sulla politica estera di cooperazione si svolgeranno anche nel contesto di una crisi internazionale dagli scenari incerti, come è quella innescata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, alla quale il nostro Paese ha risposto in coerenza con la posizione europea. Una guerra che abbiamo condannato senza esitazioni e che ha generato a sua volta altre crisi a livello globale, in particolare nella filiera alimentare a danno dei Paesi più fragili e nei canali di approvvigionamento energetico da cui dipendono tutte le economie.
Ma questo conflitto ha anche nuovamente confermato l’eccezionale ruolo svolto, sul campo e nell’accoglienza, dalle organizzazioni di società civile italiane, fra le prime a intervenire nel contesto di guerra, anche in ragione delle relazioni solidali costruite previamente nel tempo con le comunità dell’Ucraina. Un ruolo che necessiterebbe di essere maggiormente sostenuto e valorizzato nell’ambito di tutte le crisi umanitarie, comprese quelle dimenticate.
Per tutte queste motivazioni riassumiamo qui di seguito i punti qualificanti che, a nostro avviso, devono determinare l’orientamento della nostra politica di cooperazione internazionale allo sviluppo:
· È necessario aumentare le risorse e rafforzare le strutture per il sistema italiano della cooperazione internazionale allo sviluppo, in altre parole agire con convinzione tutte quelle azioni di sostegno ai processi di crescita, non solo economica ma anche sociale, di quei Paesi svantaggiati che spesso sono anche i nostri partner economici. Questo è possibile soltanto rispettando l’impegno di raggiungere entro il 2030 lo 0,7% della ricchezza del Paese destinato agli aiuti internazionali, con un obiettivo intermedio dello 0,5% entro il 2027;
· Imprescindibile il rafforzamento della qualità della cooperazione italiana allo sviluppo in particolare per quanto concerne la coerenza delle politiche. In altre parole, lo sviluppo è la risultante di diversi aspetti: gli aiuti sono solo una componente, ma bisogna agire anche politiche commerciali, agricole, che siano di sostegno ai processi di inclusione di questi Paesi su scala globale, sostenendo al contempo i loro processi democratici schierandosi al fianco della società civile locale, concepire politiche che favoriscano i flussi migratori programmati, aiutandoli nella transizione verso una sviluppo sostenibile. In breve, chiediamo politiche che formino un quadro coerente e favorevole alla evoluzione armonica di tutti gli aspetti dei Paesi che vogliamo aiutare;
· Un altro aspetto che teniamo a sottolineare è quello di una politica estera in grado di realizzare la parità di genere in tutti gli ambiti della cooperazione e dell’azione umanitaria italiana, dando priorità alla promozione e alla realizzazione effettiva dei diritti di donne e ragazze in maniera trasversale. Per questo chiediamo alle forze politiche di garantire che gli impegni internazionali assunti dall’Italia in materia di uguaglianza di genere e diritti delle donne e delle ragazze siano adeguatamente riflessi nella sua azione di politica estera;
· Un’attenzione particolare deve essere posta nel gestire situazioni di rischio, non solamente le crisi, investendo in sistemi di prevenzione delle emergenze e di rafforzamento delle comunità locali per ridurre il rischio di crisi future e il loro impatto prima che sia troppo tardi. Questi interventi devono aumentare resilienza e inclusione come strumenti di sviluppo umano e rafforzare i sistemi sanitari, educativi, alimentari e di protezione sociale con un’attenzione particolare alle persone con disabilità sia livello nazionale che nei paesi partner, in un’ottica di triplo nesso umanitario/pace/sviluppo;
· Abbiamo già detto che è necessario, nell’ambito della coerenza delle politiche, promuovere un nuovo approccio in materia di migrazione che superi la vocazione securitaria e sia ancorata al rispetto e alla promozione dei diritti umani delle persone migranti. Come esempio concreto, chiediamo che, in occasione della prossima Legge di Bilancio, non venga rifinanziato il Fondo premialità per le politiche di rimpatrio, gestito dal MAECI che la Legge di Bilancio 2022 aveva sostenuto con 10 milioni di euro di aiuto pubblico allo sviluppo;
· Ultimo, ma non per importanza, anche alla luce di ciò che è accaduto nel nostro Paese in queste settimane e mesi, chiediamo di sostenere con investimenti significativi la lotta al cambiamento climatico e avanzare rapidamente verso una transizione ecologica giusta, sia dal punto di vista ambientale che sociale, che non faccia aumentare le disuguaglianze, e che veda i giovani essere protagonisti del loro futuro. Tale transizione dovrebbe essere incentivata anche nei Paesi partner della cooperazione italiana al fine di assicurare che il loro sviluppo sia sostenibile.
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