Welfare

Il cielo è di tutti, anche di Giuseppe da Rosarno

Il cielo è di tutti è il giornale dell’Istituto penale per i minorenni di Catanzaro.

di Ornella Favero

Il cielo è di tutti è il giornale dell?Istituto penale per i minorenni di Catanzaro. è sufficiente guardare i nomi delle persone che compongono la redazione per notare subito che c?è qualcosa di strano: tanti nomi italiani. Il fatto è che, mentre nei minorili del Nord è raro trovare un ragazzo italiano, al Sud a finire in carcere sono ancora e soprattutto giovanissimi di casa nostra. Basta leggere la testimonianza di Giuseppe, giovane detenuto originario di Rosarno, per capire che tira un?aria pesante da quelle parti: quello che balza agli occhi innanzi tutto è l?ambiente degradato, la mancanza di lavoro, l?assenza di prospettive, ma soprattutto quel padre che se ne sta a sua volta in carcere. Difficile allora pensare che un ragazzo in una situazione così pesante e con un padre detenuto riesca a cavarsela da solo, e a non finire nella spirale perversa dell?illegalità e della galera. Ornella Favero (ornif@iol.it) Mi chiamo Giuseppe. Sono di Rosarno e ho 21 anni, sono prossimo per andare ai maggiorenni. Sono il primogenito di una famiglia composta dai genitori e da quattro figli. Mio padre si trova in carcere dal 2000. Mi auguro che quest?anno possa uscire. Mia madre è casalinga e si occupa di tutti gli altri figli. Fino a 15 anni ho frequentato la scuola fino alla terza media, poi ho smesso di studiare perché non mi andava più di frequentare, perche ?non la mangiavo?, come si dice. A 16 anni ho cominciato a lavorare in un forno per necessità economiche. Dopo otto mesi ho pensato che questo lavoro era troppo faticoso perché mi dovevo alzare a mezzanotte per arrivare sul posto di lavoro a mezzanotte e mezza e finivo la mia giornata lavorativa alle otto e trenta del mattino, per questo motivo ho deciso di abbandonare questa attività lavorativa. Per recuperare un po? di sonno dormivo il giorno, quindi non mi rendevo conto che differenza c?era tra giorno e notte. Quando avevo quasi 18 anni mi hanno arrestato per un tentato omicidio e mi hanno condannato a 4 anni di reclusione, sono stato portato all?Ipm di Catanzaro per due giorni, ma visto che in quel periodo il carcere di Catanzaro era sovraffollato sono stato trasferito all?Ipm di Potenza, dove sono rimasto per tre mesi. Lì ho frequentato la scuola fino al dicembre del 2001 chiedendo nel frattempo di essere avvicinato all?Ipm di Catanzaro per stare più vicino alla mia famiglia. In tutti questi anni di carcere ho riflettuto a lungo e ho avuto modo di capire che le carceri minorili non aiutano abbastanza i ragazzi. La legge non sa fare altro che condannare senza capire profondamente i problemi che vive il ragazzo in determinate situazioni ambientali critiche. Da quando sono in carcere ho riflettuto sui miei sbagli e ho cercato di rimediare comportandomi bene rispettando tutte le persone che mi stanno vicino e ascoltando i consigli che mi danno per farmi capire tante cose positive della vita. Quando avrò scontato questo debito con la giustizia, troverò un lavoro e cercherò di fare l?impossibile per costruirmi una famiglia e vivere onestamente, e se avrò dei figli cercherò di non farli cadere nei miei sbagli.


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