7 Ottobre

Il cessate il fuoco è una responsabilità collettiva

#CeaseFireNow! È l’appello di Sos Villaggi dei Bambini per porre fine al conflitto, una “tragedia che pervade i territori palestinesi e israeliani”. Le parole Rawan, diciottenne ospite dell’accampamento dell’associazione a Gaza «la mia vita è cambiata. È diventata paura, ansia, tensione, tristezza e miseria»

di Antonietta Nembri

È passato un anno da quando è iniziato il conflitto nei territori palestinesi e israeliani e, dopo dodici mesi, la situazione non sembra migliorare. Al contrario si assiste all’escalation degli scontri, che sono arrivati nel sud del Libano e nella capitale Beirut. Una guerra in cui tutti, in particolare bambini e donne, stanno perdendo le loro case, le loro identità, i loro affetti, la loro vita.

A un anno dall’inizio del conflitto

Dopo 365 giorni – sottolinea una nota di So Villaggi dei Bambini – sono circa 2 milioni i palestinesi sfollati e il 63% delle infrastrutture distrutte o danneggiate. Orfanotrofi, ospedali pediatrici, case e scuole sono stati ridotti in macerie, provocando una drammatica crisi umanitaria. Le vittime tra la popolazione gazawi sono superiori a 40.000. Sono più di 1.500 invece i morti israeliani e ancora 101 gli ostaggi in mano ad Hamas.

Attività di Sos Villaggi dei Bambini a Betlemme

«Bisogna intervenire subito. Chiediamo al Governo italiano e ai governanti di tutta Europa di operare la pace e di porre fine alla strage di innocenti che prosegue incessantemente nell’area del conflitto e ora anche in Libano», si legge nell’appello di Sos Villaggi dei Bambini in occasione della ricorrenza dello scoppio del conflitto. «Qui [in Libano, ndr] infatti il 23 settembre oltre 300 attacchi aerei hanno colpito diverse parti del Paese in poche ore, provocando la morte di almeno 558 persone, tra cui 50 bambini e 84 donne, e il ferimento di altre 1.645 persone».  


Rawan e il suo benessere psicologico a rischio

«Tutta la mia vita è cambiata. È diventata paura, ansia, tensione, tristezza e miseria. La mia principale preoccupazione è come proteggere le mie sorelle, i miei fratelli e non essere esposti alla morte»: queste le parole di Rawan, una ragazza di 18 anni che vive all’interno dell’accampamento che Sos Villaggi dei Bambini ha allestito a Gaza. Riflettendo su un anno di guerra, Rawan sente che il suo benessere psicologico è messo a rischio.

Operatrice Sos Villaggi dei Bambini in una tenda a Gaza

In Libano, Yara desidera tornare alla normalità e dai suoi amici: «Abbiamo sentito suoni spaventosi come bombardamenti e ricevuto notizie terribili. Tutti intorno a noi erano spaventati. Siamo stati anche trasferiti dal nostro Villaggio SOS, questo ci ha fatto capire come si sentono gli altri bambini sfollati».
Yara ha scelto di non rinunciare alla speranza: «Sogno di diventare avvocato», dice «Voglio difendere i diritti di ogni persona che ne è stata privata o che ha subito ingiustizie. Spero che la pace ritorni presto in Libano per riprenderci il nostro futuro. Auguro anche a tutti di rimanere al sicuro e felici».

Indispensabile un cessate il fuoco permanente

Solo con un cessate il fuoco permanente – continua la nota dell’organizzazione -sarà possibile raggiungere in piena sicurezza i civili colpiti, assicurando beni e servizi essenziali e interventi salvavita in un’azione umanitaria coordinata e di larga scala, necessaria per rispondere in modo adeguato alla gravità dei bisogni della popolazione.
«Stiamo assistendo a morti, distruzioni e conseguenze inimmaginabili nella Striscia di Gaza. Migliaia di civili di ambo le parti vengono quotidianamente uccisi, feriti, terrorizzati, sfollati e decine sono ancora tenuti in ostaggio, compresi bambini e persone anziane», insistono a Sos Villaggi dei Bambini. «Chiediamo che venga rispettato il diritto internazionale, tutelando la popolazione civile tutta. Di fronte a una crisi umanitaria senza precedenti il mondo non può più aspettare ad agire. È una nostra responsabilità collettiva fermare questa tragedia. È necessario un immediato cessate il fuoco su tutti i fronti e prendersi cura di chi è sopravvissuto».

In apertura attività di Sos Villaggi dei Bambini a Gaza – tutte le foto sono da Ufficio stampa

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