Economia

Il Cese avverte la Commissione: la digitalizzazione deve essere inclusiva

Nel suo parere in merito al programma Europa digitale proposto dalla Commissione, il Comitato economico e sociale europeo (CESE) appoggia la proposta, ma sottolinea che la digitalizzazione in Europa deve essere inclusiva: occorre adottare le misure appropriate per garantire che il "dividendo digitale" sia distribuito in modo equo.

di Redazione

La Commissione europea ha presentato il programma Europa digitale per il periodo 2021-2027 a giugno 2018, inteso a fare dell'Europa un attore leader nella digitalizzazione e ad aumentarne la forza economica e la competitività a livello mondiale. L'obiettivo specifico della proposta è quello di istituire in Europa un mercato unico digitale affinché tutti possano beneficiare della digitalizzazione.

Il Comitato Economico e Sociale Europeo (Cese) appoggia il programma proposto dalla Commissione, ma vorrebbe che fosse collegato più strettamente alle realtà sociali. «La digitalizzazione interessa tutti noi e tutti gli aspetti della nostra vita, ragion per cui è di fondamentale importanza che nell'Unione europea tutti possano beneficiarne», ha dichiarato il relatore del parere Norbert Kluge, aggiungendo che «in Europa la digitalizzazione deve essere inclusiva. Le persone non devono essere escluse dai benefici prodotti dalla trasformazione digitale a causa di fattori come il genere, lo status sociale, il livello di istruzione, le competenze, le capacità digitali, l'origine, l'età o disabilità».

Tali benefici – il cosiddetto "dividendo digitale" – devono essere distribuiti in modo equo mediante misure appropriate anziché avvantaggiare soltanto un numero ristretto di soggetti interessati. Nell'attuare il programma Europa digitale, si dovrebbe sempre tener presente il principio secondo cui, nell'Unione europea, chiunque è e deve rimanere il proprietario dei suoi dati personali.

Le conoscenze e le competenze in campo digitale rivestono ormai un ruolo di cruciale importanza, espressamente riconosciuto dal programma della Commissione. È fondamentale aiutare le imprese, i lavoratori e i consumatori ad acquisire e utilizzare le tecnologie digitali, sia di base che avanzate: ciò, infatti, avrà un impatto decisivo sulla quantità, la qualità e la competitività dei posti di lavoro in Europa. Lo stesso Consiglio europeo, nelle sue conclusioni del 19 ottobre 2017, ha sottolineato che «occorre investire nelle competenze digitali per dare a tutti i cittadini europei le capacità e gli strumenti per agire».

Il Cese appoggia pertanto la proposta del Parlamento europeo di accrescere la dotazione finanziaria destinata alla promozione di tali competenze, portandola da 700 milioni di euro (pari al 7,6 % della dotazione complessiva del programma) a 830 milioni di euro (pari al 9 % di tale dotazione). La formazione necessaria potrebbe essere fornita sul campo attraverso i poli dell'innovazione digitale, da istituire nelle singole regioni, che fungeranno da punti di accesso alle capacità digitali più recenti. «Accogliamo con favore l'introduzione di un marchio europeo di eccellenza per i poli dell'innovazione digitale», ha sottolineato il correlatore Ulrich Samm «per favorire le interconnessioni e garantire che siano fornite competenze digitali avanzate e di alto livello, ma anche le capacità di base».

Il programma attribuisce grande importanza alla promozione della ricerca e sviluppo, dato che uno dei fattori determinanti dello sviluppo economico e sociale è costituito senz'altro da ricercatori qualificati e competenti. Il Comitato condivide questo approccio, e propone che, affinché i risultati e le conclusioni della ricerca siano portati a conoscenza e vadano a vantaggio di tutti i cittadini europei, sia rafforzato il dialogo tra ricercatori, parti sociali e altre organizzazioni della società civile. Le questioni complesse devono essere presentate in modo tale che anche i non esperti possano comprenderle e seguirle.·

Il programma Europa digitale consente inoltre alle parti interessate di unire le forze e creare valore aggiunto a livello dell'Ue in settori in cui i singoli Paesi da soli non possono fare molto. Ad esempio, per quanto riguarda la cybersicurezza, incoraggia lo sviluppo di metodi e strategie comuni per combattere gli attacchi informatici provenienti dall'esterno dell'Ue e creare un'industria europea indipendente dei microprocessori.

Da ultimo, ma non in ordine d'importanza, il Cese reputa che in tutte le attività del programma debbano essere sempre rispettati dei precisi principi etici. In particolare, il principio secondo cui ogni macchina deve sempre rimanere sotto il controllo di un essere umano ("human in command") dovrebbe essere osservato in qualsiasi caso e specialmente nei casi di applicazione dell'intelligenza artificiale nei luoghi di lavoro. Su questi presupposti, occorrerebbe por mano a ulteriori interventi normativi per regolamentare aspetti quali la responsabilità, la protezione dei dati e la tutela dei lavoratori e dei consumatori. Ma l'ulteriore digitalizzazione della nostra società costituirà un successo soltanto se, oltre ai necessari interventi normativi, saranno promosse anche misure culturali appropriate volte a sensibilizzare i cittadini riguardo ai vantaggi e ai rischi di questa transizione.

Foto: Markus Spiske/Unsplash

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