Formazione

Il Centro sportivo italiano a convegno. Il vero sport abita qui

Il calcio inquinato da doping e violenza è estraneo alle 12mila società del Csi. Fiere del loro ruolo educativo.

di Redazione

Cosa hanno in comune Rivera, Riva, Signori, Casiraghi, Albertini, Toldo, Boninsegna, Tardelli, Moser, Gimondi, Pizzolato e Bordin, solo per citarne alcuni? Il fatto di essere dei campioni. Giusto, ma c?è dell?altro. Sono campioni nati sui campi del Csi, il Centro sportivo italiano, con i suoi 864mila praticanti, 101mila allenatori, 12.259 società sportive, 42mila squadre, 300mila gare e 8mila tornei all?anno, 137 sedi territoriali e 21 sedi regionali, la più grande realtà dello sport di base in Italia. Dal 5 all?8 dicembre, 600 presidenti provinciali e regionali si ritroveranno ad Assisi, per il tradizionale incontro di fine anno E si discuterà di Relazioni attraverso lo sport. Fra gli ospiti, don Antonio Mazzi e monsignor Vincenzo Paglia. Il mister del Perugia, Serse Cosmi invece non potrà essere presente anche se non farà mancare il suo saluto: “Li ringrazio per l?invito, a me lo sport ha insegnato tanto: anche a dire sempre quello che penso”. “Il convegno sarà l?occasione per preparare la prossima stagione”, interviene il presidente nazionale, Edio Costantini, ma anche per “rimarcare il valore sociale dello sport, che deve essere una festa e un?occasione di incontro”. Parole che potrebbero risultare anche scontate, se non stridessero con un calcio professionistico inquinato dal doping (sanitario o amministrativo che sia). Costantini non fugge: “L?uso delle droghe anche a livello giovanile è la conseguenza di uno sport mal gestito da dirigenti irresponsabili e genitori conniventi. Noi siamo l?altra faccia: nelle nostre squadre giocano tutti, non solo i migliori”. Un privilegio che lo sport professionistico non si può concedere. “Lo capisco”, conclude Costantini, “ma allora dividiamoci. Anche dal punto di vista economico. Vadano avanti con le loro risorse, basta con la manfrina del calcio professionistico che mantiene lo sport italiano. Noi abbiamo un ruolo di utilità sociale, lo Stato non può mettersi le mani davanti agli occhi. Le nostre società sono un deterrente per il disagio giovanile, in alcuni casi luoghi di recupero. Non possiamo abbandonarle a loro stesse”.

Info: Centro Sportivo Italiano Presidenza Nazionale


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