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Il Centro Ca’ Granda si aggiudica il Terzani

Il riconoscimento è stato ottenuto grazie ad un progetto coordinato dal Centro di Bioetica Clinica del Policlinico

di Redazione

Il Centro “Ca’ Granda” per la bioetica clinica e la governance della salute del Policlinico di Milano ha ricevuto ieri sera il Premio Nazionale Tiziano Terzani per l’Umanizzazione della Medicina “per l’impatto formativo avanzato ed il metodo partecipativo innovativo”. La terza edizione del Premio ha visto protagoniste anche altre realtà sanitarie lombarde e nazionali. Il prestigioso riconoscimento è stato ottenuto grazie al progetto di ricerca “Da due percorsi emblematici con pazienti cronici: un modello di orientamento e valutazione della pratica clinica”, coordinato dal Centro di Bioetica Clinica del Policlinico, in stretta collaborazione con il Centro Anemie Congenite, l’Associazione Talassemici Drepanocitici Lombardi onlus,  la Sezione Adulti del Centro Fibrosi Cistica, l’Associazione Lombarda Fibrosi Cistica onlus e il Centro IRIDE.

Il lavoro ha preso le mosse da un’esigenza di miglioramento di due percorsi di cura emblematici rivolti a pazienti affetti da talassemia (nell’ambito della terapia trasfusionale e ferrochelante) e fibrosi cistica (terapia antibiotica endovenosa domiciliare) attraverso la concreta partecipazione degli stessi pazienti, dei professionisti e dell’ospedale tutto, in una prospettiva di équipe complessa.

Tali percorsi sono considerati emblematici per la continuità nel tempo della cura (che esige di andare oltre la logica della prestazione verso quella del processo e della relazione), per il coinvolgimento di pazienti cronici ed esperti in percorsi dove la condivisione di conoscenze e decisioni è un fattore molto rilevante nella definizione della cura e per la trasversalità fra ospedale e territorio.

«Il coinvolgimento attivo dei soggetti implicati è sperimentato contemporaneamente come metodo di rielaborazione del percorso e come modalità di valutazione della qualità della pratica clinica», spiega la dottoressa Sara Casati, responsabile del Centro di Bioetica del Policlinico, «Questo metodo favorisce l’instaurarsi di un modo nuovo di mettere in relazione saperi (cliniche, valoriali, di esperienza) e culture (scientifiche, etiche, dell’associazionismo), al di là dei rapporti consolidati nel tempo. Tale coinvolgimento di professionisti, pazienti e servizi nella produzione di conoscenze comuni e nella corresponsabilità delle scelte, consente di far emergere bisogni e criticità in modo inedito, formando così tutti gli attori a partire dal ripensamento della propria pratica quotidiana per mezzo del dialogo e del confronto reciproco, ordinati in tappe metodologiche».

 

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