Inclusione lavorativa

Il catering è più buono, se ha un impatto sociale

Grazie al progetto L'Abile chef della cooperativa Namastè di Milano, sostenuto dal bando ideeRete di Assimoco, 21 giovani con disabilità psichiatriche e cognitive lavorano e sono formati nell'ambito della ristorazione

di Veronica Rossi

De persone dietro a un tavolo in cui è allestito un catering con pizzette e bottiglie

Una cucina che diventa luogo di inclusione, incontro, formazione e scambio. E soprattutto di ingresso nel mondo del lavoro per persone con disabilità psichiatriche e cognitive attraverso un servizio di catering gourmet. È questo e molto altro L’Abile chef, il progetto della cooperativa sociale Namastè di Milano, cresciuto grazie al supporto del bando ideeRete di Assimoco, prima compagnia assicurativa italiana ad acquisire, nel 2019, la qualifica di Società benefit, certificata B corp.

«Tutto nasce da un negozio di vicinato, in cui lavoravano persone con disabilità», racconta Teresa Scorza, responsabile per la cooperativa Namastè del progetto L’Abile chef. «Avevamo una bottega di prodotti etici da filiere sostenibili, in zona Paolo Sarpi a Milano; un cliente, un imprenditore che veniva a fare la spesa da noi quotidianamente, ha iniziato a dirci che voleva portarci all’interno dei suoi uffici e farci conoscere a tutti i dipendenti, con delle attività di catering. Noi soci ci siamo guardati un po’ in faccia e ci siamo detti che sarebbe stato molto bello portare la disabilità all’interno di un’azienda». Ed è così che l’avventura è cominciata. Ma per lavorare in maniera professionale servono attrezzature, esperienza e i giusti spazi, arrivati grazie al sostegno di ideeRete, finanziamento pensato proprio per promuovere progetti che immettano nuova vita sui territori e nelle comunità e che abbiano un elevato impatto, in particolare di natura sociale. ««Il bando è stato emesso a livello nazionale con l’obiettivo di sostenere un percorso verso una società generativa e antifragile, che ha piena consapevolezza dei rischi attuali e prospettici di tipo economico, ambientale e sociale, ma che allo stesso tempo è capace di prendersene cura, immettendo nuova vita. C’erano 800mila euro a disposizione, destinati a 13 realtà il cui progetto è stato ritenuto qualificante», spiega Alessia Borrelli, Persone Cultura e Sostenibilità del Gruppo Assimoco e referente del bando ideeRete. «La cooperativa Namastè lavora sul territorio di Milano, dove noi abbiamo la sede principale, e supporta persone con disabilità intellettive a introdursi o reintrodursi nel mondo del lavoro. Garantire lavoro dignitoso e prendersi cura del benessere delle fasce più fragili della comunità sono tra gli obiettivi su cui vogliamo ricercare un impatto con il bando e con la nostra attività di impresa». E L’Abile chef rientra appieno in questa prospettiva.

persone dietro a un tavolo da catering, in fila, fanno un selfie

Grazie al finanziamento, la cooperativa ha potuto ristrutturare il luogo di lavoro: la bottega si è trasformata per le nuove esigenze, con una grande cucina facile da utilizzare per tutti. «Abbiamo quattro forni, piastre elettriche e una cappa, con fornelli fatti come quelli di casa, perché noi non puntiamo a far diventare una persona uno chef professionista, ma ad avvicinarla al mondo della cucina e del catering», dice Scorza. «Ma non abbiamo voluto fermarci alle attrezzature: abbiamo incluso nel progetto anche corsi specifici con dei cuochi; informazioni di base, ma date da dei professionisti». Il lavoro e la formazione non si riducono alla cucina: c’è anche tutta la parte di catering in senso stretto, quindi di rapporto con i clienti e con il pubblico ai rinfreschi, la preparazione dei tavoli e l’organizzazione dei buffet. A essere coinvolte, oggi, sono 21 persone con disabilità cognitiva e psichiatrica tra i 18 e i 46 anni, tutte assunte con contratti di 21 ore settimanali per 12 mesi rinnovabili. Il percorso è taylor made, cioè costruito sulle esigenze di ognuno. Si comincia con step graduali, in cui prima si spiega la teoria – le norme haccp, come funziona un catering, come si trattano gli alimenti, come devono essere gli spazi di lavoro, per esempio – poi piano piano si inizia ad andare dai clienti, magari da principio con incarichi più semplici, come rinfreschi per 20 persone. Si passa così velocemente alla pratica e si impara facendo: soprattutto quando si parla di disabilità cognitive, è importante mettere le mani in pasta.

Avere un percorso lavorativo personalizzato, permette anche di scegliere l’attività più adatta a ciascuno, secondo le sue ambizioni e i suoi desideri. «I vari enti, come i servizi sociali, ci segnalano le persone che potremmo assumere e che potrebbero essere interessate a lavorare in questo settore», afferma la responsabile, «noi incontriamo la risorsa, le proponiamo il contratto e l’attività. Un nostro punto di forza, secondo me, è che non seguiamo un solo tipo di disabilità; si innestano così delle dinamiche molto particolari, chi è con noi da più tempo spesso dà una mano a chi è arrivato da poco. Per esempio, durante un catering, c’era una ragazza con disabilità cognitive appena assunta che non ricordava come disporre i tranci di pizza, si sentiva che non era capace. È intervenuto un ragazzo che è con noi da più tempo e che è ormai esperto, per insegnarle come allestire il vassoio». Le persone assunte sono in contatto diretto con gli operatori di Namastè, che vedono quotidianamente, e hanno la possibilità di fare colloqui uno a uno con la responsabile dell’impatto sociale. In più, l’equipe della cooperativa si confronta in maniera regolare sulle difficoltà di chi lavora con L’Abile chef, anche per rideterminare i percorsi. «Per esempio chi è in ansia per i catering più grossi e pensa di avere 100 persone che lo guardano, viene reindirizzato verso eventi più piccoli in un ambiente più grande», conclude Scorza. «Sta alla nostra attenzione capire cosa la risorsa sta vivendo e provare a farle continuare l’esperienza lavorativa, senza toglierla dal servizio – a meno che, ovviamente non ce lo richieda –, ma cambiando il setting e cercando di venirle incontro».

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