Non profit

Il caso sinistra. Parla Mimmo Lucà. Caro Fassino, i Diesse siano più plurali

Il responsabile diessino dell’associazionismo: "Grazie al nostro lavoro il terzo settore ha vissuto la scorsa legislatura una stagione costituente".

di Ettore Colombo

L?onorevole dei Ds e responsabile dell?associazionismo e terzo settore per il suo partito, il torinese Mimmo Lucà ha un ruolo poco invidiabile di questi tempi. È il ?pontiere?, stimato e riconosciuto, della sinistra storica italiana «in partibus infidelium». E cioè in mezzo a quei mondi, quelle sensibilità e quelle culture che storicamente non sono mai state né pre né post comuniste. Cattoliche, certo (Lucà viene dalle Acli, di cui è stato anche vicepresidente, e oggi guida la componente dei Cristiano sociali che contribuirono a dare vita al nuovo partito dei Ds) ma non solo e per forza etichettabili per fede e appartenenza quanto ispirate dalla cultura della sussidiarietà, parola troppo a lungo misconosciuta a sinistra e oggi diventata patrimonio condiviso anche grazie a uomini come lui. Il mestiere di ?pontiere?, però, è ancora più difficile oggi che la sinistra esce sconfitta da un referendum sulla fecondazione assistita dove ha dato l?impressione di voler cercare – nella scelta stessa dello strumento più che nei toni, e che Lucà non condivise sin dall?inizio – lo scontro. Un errore tattico e strategico di cui Lucà si appresta a ?chiedere conto? dentro il suo partito. Ciò non toglie che creda che «a far deflagrare lo scontro nell?Unione è stata la Margherita, non certo Prodi né tantomeno i Ds. E dire e sostenere che il terzo settore, nel campo del centrosinistra, oggi ?sta con Rutelli?, è falso e mi stupisce che anche un giornale serio come Vita abbia accreditato l?idea. Il terzo settore è un mondo grande e variegato. Se poi vogliamo andare a vedere davvero come la pensano e cosa votano dirigenti e militanti di questi mondi, scopriremmo che non solo nell?Arci, nella Uisp, nell?Auser, i Ds raccolgono consensi ma anche tra le Acli, le ong, le realtà del Forum». Lucà argomenta le sue ragioni in modo pacato. Anche perché lui i segnali di un ?disagio? del non profit verso un certo centrosinistra che guarda con sufficienza alla società civile organizzata li avvertiva da tempo.
Vita: Onorevole, ma un partito politico come si rapporta col mondo associativo?
Mimmo Lucà: Un rapporto fondato sulla distinzione dei campi e dei compiti. Parliamo di soggetti che hanno differenti responsabilità, svolgono diverse funzioni, nella società. Riconoscersi reciproca autonomia è il primo passo, poi serve il dialogo permanente e fecondo, per il bene stesso della comunità civile. Con rispetto e senza strumentalizzazioni è giusto che i partiti ne riconoscano e promuovano il ruolo.
Vita: Cosa ha fatto il centrosinistra per mantenere saldo questo rapporto, dopo gli anni di governo?
Lucà: Innanzitutto quegli anni vanno ricordati perché sono stati una stagione veramente ?costituente? per il terzo settore: legge sulle onlus, legge sull?associazionismo di promozione sociale, riforma dei patronati, introduzione del servizio civile, riforma dell?assistenza (legge 328) hanno dato un ruolo centrale, nella programmazione e nella gestione dei servizi sociali, al non profit. Cosa ha fatto il centrodestra in questi quattro anni? Pochissimo, se si escludono + Dai – Versi e impresa sociale, leggi che sono state approvate solo per la forte spinta popolare e dell?associazionismo e a cui il centrosinistra ha offerto il contributo per il loro varo.
Vita: Quali sfide attendono ora l?opposizione di fronte alle scelte del governo su questo terreno?
Lucà: Al centro di un grande convegno sul volontariato e l?associazionismo che come Ds organizziamo mercoledì 22 giugno a Roma, ci sarà da un lato la battaglia a difesa dei fondi dei Centri di servizio per il volontariato che il governo vorrebbe tagliare con una norma nel decreto per la competitività, dall?altro la volontà di rilanciare un?idea di volontariato che non sia solo gestione dei servizi ma anche promozione e tutela di diritti.
Vita: Nessuna autocritica sui disagi raccolti nel terzo settore da Vita?
Lucà: Certo, paghiamo l?errore di esserci ripiegati, non certo per colpa dei Ds, nelle liti sulla leadership quando questi mondi chiedono unità e discussioni sui contenuti, non sui contenitori. Poi, certo, la Fabbrica non è stata una delle idee migliori di questa fase: capisco le perplessità sul luogo. Serviva e serve un tavolo di tutta la coalizione dove si possano riconoscere non solo i collaboratori più diretti di Prodi ma tutti i partiti e che potesse impegnare le risorse migliori per individuare un programma comune che coinvolga anche il terzo settore.
Vita: Ultimo tasto dolente. In occasione del referendum, la società civile ha espresso una pluralità di posizioni, invece i Ds hanno schierato il partito manco fossero i radicali. Poi ci si chiede perché molti guardano con simpatia Rutelli?
Lucà: Voglio essere sincero, il referendum è stato un errore politico dei Ds. Non lo dico ora, a urne chiuse, l?ho scritto e sostenuto anche prima, segnalando a Fassino e agli altri dirigenti il mio dissenso. Si è trattato di una battaglia giusta condotta con il metodo sbagliato. La legge 40 andava cambiata, ma non bisognava andare a uno scontro così lacerante con una parte del Paese che in quella legge si riconosceva e su una materia così delicata e complessa. Ora bisognerebbe tornare in parlamento e approvare una nuova legge, magari ripartendo dalla bozza Amato, ma sarà molto difficile. Come sarà difficile sanare la frattura che si è prodotta tra cattolici e non cattolici. Un problema che investe direttamente anche i Ds: come questo partito vuole far vivere diverse sensibilità non solo politiche ma etico-morali al suo interno? Io il problema lo porrò a tutto il gruppo dirigente, che non può desiderare di rappresentare solo scelte laiche, per non dire laiciste. Del resto, un terzo dell?elettorato dei Ds è cattolico. Il partito deve avere la giusta rappresentanza a tutti i livelli, altrimenti non darebbe conto in modo efficace e autentico del pluralismo che dice di avere all?interno.

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