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Il caso riforma minorile. Perché abbiamo affondato Castelli

Sono stati gli emendamenti dell’Udc a bloccare la riforma. Spiega a Vita la responsabile giustizia del partito di centro: "Ora si torni in commissione".

di Benedetta Verrini

Differito, congelato o bocciato? Ogni schieramento politico usa un termine diverso, circa il rinvio del disegno di legge Castelli sulla riforma dei tribunali minorili. Quel che è certo, è il time-out chiesto dal governo il 15 ottobre scorso, dopo un?appassionata discussione in aula che, nel confronto di posizioni tra le due relatrici (la leghista Carolina Lussana per la maggioranza e la diessina Anna Finocchiaro per l?opposizione), ha visto il crescere di malumori trasversali. “Il governo chiede il differimento della trattazione del provvedimento per una ragione semplicissima e di agevole risolvibilità”, ha detto nel suo intervento in aula il sottosegretario alla Giustizia, Giuseppe Valentino. “La commissione Bilancio ha sollevato alcuni rilievi in merito a tre emendamenti. Sono vicende che si possono risolvere all?esito di una ricognizione più accorta per quanto riguarda la copertura finanziaria”. Che la questione sia di così facile risoluzione appare abbastanza improbabile. Anzi: “Questo rinvio è il segno che sarebbe stato assai più saggio tenere in maggior conto elementi di contrarietà che diffusamente vengono mossi a questo testo, non soltanto nelle aule parlamentari, ma nel mondo complessivo che dei problemi dei minori si occupa”, ha replicato Anna Finocchiaro, rammentando che i rilievi mossi dalla commissione Bilancio sono legati anche a un emendamento di Erminia Mazzoni, responsabile giustizia Udc, riguardante l?istituzione di cancellerie e segreterie dedicate agli uffici minorili. Di emendamenti, per la verità, l?Udc ne ha presentati dieci. Perché su questa riforma, tanto voluta dal ministro Castelli e dalla Lega, “c?è una differenza di vedute”, commenta a Vita l?onorevole Mazzoni. “Non siamo i soli nella maggioranza a sentire il bisogno di migliorarla. E forse la nostra presa di posizione ha fatto emergere altri malesseri, in Alleanza nazionale e anche tra alcuni esponenti di Forza Italia”. L?elenco delle obiezioni mosse dall?Udc tocca nodi fondamentali della proposta di riforma. “In primo luogo, la questione della specializzazione dei giudici”, spiega la Mazzoni. “La possibilità di assegnare questi magistrati, seppur in casi eccezionali, anche ad altri incarichi, è un grosso limite. Sappiamo tutti che nella pratica questo passaggio si risolverebbe in un normale utilizzo dei giudici anche per altri affari”. Ancora, le perplessità toccano il criterio di distribuzione sul territorio delle sezioni specializzate per la famiglia e i minori, oltre alla spinosissima questione dei giudici onorari. La riforma, come è noto, elimina la presenza degli specialisti (psicologi, psichiatri, assistenti sociali, pedagogisti, ecc.) nella fase di giudizio civile e la riduce in quella penale. “Per noi il giudice onorario deve avere un?altra presenza, soprattutto nel giudizio”, prosegue la Mazzoni. “Riteniamo che la sua presenza specialistica sia essenziale”. Di fatto, le questioni sollevate raccolgono la voce dei tanti magistrati e delle stesse organizzazioni impegnate nella tutela dei diritti dei bambini (da AiBi fino a Unicef Italia), che avevano espresso la loro contrarietà al ddl. “Speriamo di avere bene inteso la preoccupazione della magistratura minorile e non solo, dei tanti avvocati, degli esperti e delle associazioni”, conferma la deputata. Riforma morta, allora? “Non vogliamo bloccarla, ma migliorarla” precisa la Mazzoni. “La riforma della giustizia minorile è importantissima e noi abbiamo approcciato con favore l?idea dell?unificazione delle competenze in una materia tanto delicata. Ma proprio perché è fondamentale e delicata, questa riforma va migliorata. Penso che la stessa richiesta di rinvio della votazione, da parte del governo, rappresenti una volontà di riaprire il dialogo, e questo mi fa ben sperare. Ora, l?auspicio è di poter riprendere l?analisi del testo punto per punto, magari attraverso un ritorno sereno in commissione Giustizia”.


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