Politica

Il caso Gentile visto dalla Calabria

La cronaca e i retroscena dell’affaire Antonio Gentile in un articolo di Clara Varano del quotidiano online calabrese Strill.it

di Clara Varano

«Torno ad occuparmi della Calabria», ha detto ieri Antonio Gentile, che tra l'altro è coordinatore del Nuovo Centrodestra nella sua regione, immediatamente dopo la notizia della rinuncia all'incarico di sottosegretario.

I fatti
Ma facciamo un passo indietro per riassumere la vicenda. Il 18 febbraio, trapela la notizia del coinvolgimento del figlio di Gentile, Andrea, nella vicenda Asp di Cosenza a causa della quale Andrea Gentile è accusato di abuso d'ufficio, falso ideologico e associazione a delinquere. Pare, infatti, che il giovane avvocato, figlio del Senatore, ricevesse incarichi ad personam per le cause dell'Asp cosentina. La sua reale implicazione è ancora tutta da provare, ma quella notizia, “non doveva trapelare”. Così, l'imprenditore Umberto De Rose, presidente di Fincalabra e stampatore del quotidiano calabrese “L'Ora della Calabria”, inizia a fare pressioni sul direttore del giornale e sul suo editore perché il giorno dopo la notizia non uscisse. «[…] Poi per una notizia da niente (si riferisce al coinvolgimento di Andrea Gentile, figlio del senatore nel caso Asp di Cosenza, ndr). […] Gli altri (parla della stampa locale, ndr) alla fine non glielo pubblicano … al 100%». La registrazione di questa conversazione, avvenuta la sera del 18 tra Umberto De Rose e Alfredo Citrigno, editore de "L'Ora Della Calabria", è interamente pubblicata in un video trapelato a tutti i livelli, a causa del quale De Rose oggi è indagato dalla Procura di Cosenza. «Caccia sta cazzi i notizia», “elimina la notizia”, intima De Rose a Citrigno. Nulla da fare, però, il direttore, Luciano Regolo, insiste sulla pubblicazione. Che fare? Evitare che trapeli l'informazione sulle indagini Asp, filone Gentile, De Rose blocca l'uscita dell'intero giornale, adducendo, come motivazione un guasto alle rotative. Guasto che pare, appaia all'occorrenza, per favorire questo o quell'altro “personaggio di spicco” calabrese. Il 19 febbraio, il giornale non esce. Regolo scrive un tagliente editoriale sul sito del quotidiano accusando De Rose di censura per favorire, in qualità di mediatore, i Gentile. Inizia il tam tam su social Network. La stampa nazionale inizia ad occuparsi del caso. Ma la faccenda assume proporzioni colossali quando Renzi chiama Gentile al Governo affidandogli il ruolo di sottosegretario di Stato presso il ministero delle Infrastrutture.

In Calabria
Da lì si inseguono accuse di comportamenti inquietanti e disarmanti, ma nulla. Nessuno accenna a dimettersi o a revocare. Per non parlare dell'atteggiamento locale della politica.
Il Pd, ricorda improvvisamente la vicenda solo dopo essere stato incalzato e, come sottolinea lo stesso Regolo «è stato silente. Il segretario regionale Ernesto Magorno non si è mai sentito». Solo dopo la pubblicazione della telefonata e le discussioni in tv della vicenda «critica la scelta di Renzi di fare Gentile sottosegretario», ma senza entrare nel merito. A sostenere Gentile, ovviamente, il “suo” presidente regionale Giuseppe Scopelliti, orgoglioso della nomina. Sembra un paradosso. Un uomo, un senatore della Repubblica, accusato d'aver censurato l'intera edizione di un giornale, sottosegretario di Stato. In un altro Paese sarebbe la trama di una barzelletta. In Italia no. In Italia questo è possibile. Gentile, attaccato da ogni fronte cerca di difendersi: «La macchina del fango partita dalla mia regione – sostiene – ha contaminato anche i grandi giornali. Credo alla loro buonafede e per questo, ritengo doveroso fare chiarezza sulle ingiuste e infamanti accuse di cui sono vittima da 10 giorni. Sono trasparente e con me lo è la mia famiglia. Mio figlio, che è un brillante penalista è stato messo alla gogna sulla base di un niente e io, addirittura, sono stato accusato di avere bloccato l’uscita di un quotidiano che non leggo. Non ho mai chiesto a nessuno di bloccare notizie su presunte indagini che riguarderebbero mio figlio e di cui lo stesso non è a conoscenza». Niente da fare, però. La bufera continua. Le giustificazioni non sono sufficienti. Ormai la macchina “anti-Gentile” è partita. Il Pd, ne chiede la testa. Il MoVimento 5 Stelle ne approfitta per attaccare Renzi . È necessario fare qualcosa. Gentile “deve”" dimettersi. E così si dimette. Ieri sera la notizia della rinuncia all'incarico e la divulgazione della lettera di dimissioni inviata a Renzi, Napolitano e Angelino Alfano. «Lo stillicidio a cui sono sottoposto da diversi giorni e che ha trovato l’acme allorquando sono stato nominato sottosegretario alle Infrastrutture – si legge nella lunga lettera di Gentile – mi ha portato a una decisione sofferta, maturata nell’esclusivo interesse del mio Paese e nel rispetto del mio partito. Non ritornerò sui motivi pretestuosi e strumentali organizzati ad arte per "massacrare" in modo indegno la mia persona, nonostante fossi immune da qualsiasi addebito di natura giudiziaria». E cita Cesare Beccaria, Gentile, parlando di medievalismo opaco, congetture e cattiveria, dimenticando che la sua persona, verrà o meno provato il suo diretto coinvolgimento, è stata trascinata in uno scandalo torbido, o si deve pensare che un giornale non sia stato pubblicato “casualmente”? E ancora sconcerta e scuote la frase dello stampatore De Rose, oggi indagato: «vale la pena di farti un nemico – continua De Rose – che poi ferito come un cinghiale a morte…Tu sai come fa un cinghiale quando è ferito? Poi colpisce per ammazzare…». E il cinghiale, secondo De Rose, è proprio Antonio Gentile. Rappresenta l'intera famiglia Gentile.

Chi sono i Gentile?
Già, l'intera famiglia Gentile, quella che “Il Fatto Quotidiano” non esita a definire «un sistema collaudato di familismo e clientelismo». Ma chi sono?
Antonio Gentile, senatore, sottosegretario alle Infrastrutture e coordinatore calabrese di Ncd. Giuseppe Gentile, assessore alle Infrastrutture e ai Lavori Pubblici della Regione Calabria, attualmente indagato. Raffaele Gentile, segretario regionale della Uil-Flp (federazione poteri locali) in Calabria. Katya Gentile, figlia di Pino e già vicesindaco di Cosenza e assessore ai Lavori pubblici, cacciata dal sindaco Mario Occhiuto per una struttura affidata all’ex marito. Andrea Gentile, figlio di Tonino e indagato per le consulenze nel settore sanitario della Calabria. Claudio Gentile, fratello di Pino, Tonino e Raffaele, assunto alla Camera di Commercio di Cosenza. Massimiliano Manna, nipote dei Gentile, come lo zio Claudio. Daniela Gentile, altra nipote, assunta alla “Promocosenza” che dipende dalla Camera di Commercio. Anna Rosa Gentile, Antonella Gentile, Katya Gentile, Manuela Gentile e Barbara Gentile, tutte figlie e nipoti e tutte vincitrici di un concorso all’Asl di Cosenza. Sandro Mazzuca, nipote di Pino Gentile, in organico a Sviluppo Italia Calabria. «Una banda di potere vecchia, marcia e responsabile dello sfascio delle istituzioni e della conseguente precarietà dei giovani». Dicono i rappresentanti del MoVimento 5 Stelle, i primi a scagliarsi contro Gentile e “il sistema”. Un sistema che, qualunque nome porti, è da condannare e se quella stampa, “contaminata”, di cui il senatore parla, non si fosse coalizzata nel nome della libertà che tanto ha riscoperto di avere e pretendere, Gentile non si sarebbe dimesso. Renzi non avrebbe fatto pesanti pressioni perché il senatore prendesse questa decisione. E alla fine è stata fatta l'unica cosa che andava fatta. Qualcuno direbbe «che per una volta, la macchina e gli ingranaggi sono tornati a funzionare bene».

 


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