Cultura
Il caso. Dietro alle dimissioni di Khalid Chaouki. Chi ha spaccato i musulmani dItalia
Il leader dei giovani islamici lascia per "difficoltà personali e ambientali". In realtà è stato travolto dalloltranzismo di alcuni intellettuali.
Khalid Chaouki è uscito dal gruppo. Il presidente dei Giovani musulmani d?Italia l?11 dicembre scorso ha rassegnato le sue dimissioni «per una serie di motivazioni ambientali e personali».
Quello che è successo, oltre alla ricostruzione fatta da un articolo su Repubblica del 15 dicembre e al dibattito che si è sviluppato sulla community dell?associazione, lo raccontano i fatti e le parole di questo giovane leader di 23 anni, già alle prese con un nuovo progetto: il debutto online, a partire da gennaio, del primo portale dei musulmani in Italia, di cui sarà direttore.
Ma facciamo un passo indietro. Chaouki era da tre anni alla guida dell?associazione Giovani musulmani d?Italia, che lui stesso aveva fondato. Giovani sul serio, con tutti gli interessi, la libertà, l?energia e la freschezza di una generazione ben inserita in Italia, che riflette sul proprio ruolo, sulla propria immagine e sui problemi d?integrazione ancora aperti nel nostro Paese. «Abbiamo costruito uno spazio libero e autogestito», ci spiega Khalid. «Un luogo dove ragazzi e ragazze potessero aprirsi al confronto su tutto, anche su tematiche molto delicate, come la scuola, il lavoro, la cittadinanza, la sessualità. Argomenti certo non scontati per molte comunità musulmane in Italia». L?associazione è arrivata anche a importanti momenti di dialogo interreligioso con i giovani cristiani e i giovani ebrei, con un documento congiunto e alcune giornate di condivisione.
Cosa è successo, allora? Troppa libertà, troppo spirito d?iniziativa rispetto alle posizioni dei ?vecchi? dell?Ucoii, l?Unione delle comunità islamiche? Forse no. «Il rapporto che abbiamo è come quello tra genitori e figli», commenta Hamza R. Piccardo, segretario del Consiglio direttivo dell?Ucoii.
A innescare la tensione tra le organizzazioni e le «difficoltà ambientali» che hanno portato alle dimissioni di Chaouki, di sicuro, c?è stata una estremizzazione dei toni, che ha portato a una sorta di conta dei musulmani ?buoni? e dei musulmani ?cattivi?. Al culmine della polemica, poco prima del rapimento delle due Simone, è arrivato il manifesto dei ?musulmani moderati? contro il terrorismo, firmato da Chaouki insieme ad altre personalità, e pubblicato sul Corriere della Sera il 2 settembre 2004. Il titolo, «Isoliamo i fanatici per un Paese più giusto e più sicuro», era sostenuto da un articolo di Magdi Allam sulla nuova e illuminata società civile musulmana.
Nulla da dire, se non fosse che il documento, prima di essere pubblicato, non era stato sottoposto a tutte le organizzazioni rappresentative dei musulmani in Italia, e in particolare proprio all?Ucoii, che è forse la maggiore. «Probabilmente non l?avremmo firmato in quei termini, per la superficialità e la parzialità che lo caratterizzava», dice Piccardo, «però non c?è stato nemmeno modo di discuterne, visto che pur avendo condannato tante volte il terrorismo e manifestato per la liberazione degli ostaggi in Iraq, non ci hanno nemmeno messi al corrente dell?iniziativa. La cosa ci ha stupito parecchio, dal momento che siamo la maggiore organizzazione islamica presente in Italia e quella più impegnata con continuità e coerenza nel dialogo».
«Il manifesto è stato un momento critico», replica Chaouki, «in cui ci sono stati certo degli errori. Ma ha confermato anche il fatto che in Italia bisogna portare un dialogo serio e pluralista sul tema dell?integrazione dei musulmani».
La spaccatura, però, ormai si è consumata. Gli ?anziani? dell?Ucoii si sono rammaricati di quella che ha finito per diventare una strumentalizzazione malevola dell?iniziativa dei giovani, e a fine dicembre i ?reduci? dell?associazione Giovani musulmani eleggono un nuovo presidente. «Per loro non dovrebbe esserci un problema di uomini», commenta Piccardo, «piuttosto dovrebbero mettere a tema una riflessione sulle idee, sulle iniziative, sull?organizzazione. Dovrebbero combattere quella filosofia tipicamente araba, per cui chi è al vertice comanda, punto e basta. Spero che si confrontino su ciò che vogliono fare e come lo vogliono fare».
Il giovane Khalid, intanto, è impegnato sul progetto del sito Musulmani d?Italia, che debutta online collegato al più grande portale italiano sull?immigrazione, Stranieri in Italia. «Ci saranno notizie quotidiane da ogni parte d?Italia», spiega Khalid, «sarà un nuovo canale dove tutti potranno interagire con la società civile musulmana, che lavora per la pace, il rispetto reciproco, il dialogo».
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