Politica
Il caso del primo ente autorizzato. Servizio civile come tappabuchi
Si chiama Pro Italia, è calabrese e ha il record di giovani impiegati. Ma molti la accusano di promettere posti di lavoro. Vita ha indagato (di Vincenzo Canonaco).
di Redazione
Più di mille posti per il servizio civile volontario, e il primo posto in classifica tra gli enti autorizzati. Numeri che potrebbero far venire in mente organizzazioni ramificate in tutta Italia, invece no. A gestire questo esercito di giovani è la Pro Italia onlus, un ente ai più sconosciuto, derivazione della Pro loco di Gizzeria, provincia di Catanzaro. Articolata su tutto il territorio nazionale, secondo alcuni documenti di presentazione, la Pro Italia opera di fatto a Pavia, Milano, Roma, Sicilia e Puglia (anche se conta, dal prossimo anno, di allargarsi).
Forse proprio per i suoi record, oltre che l?attenzione di molti giovani la Pro Italia ha attirato quella del senatore Nuccio Iovene, eletto per i Ds nel collegio di Vibo Valentia, che sull?ente ha presentato un?interrogazione parlamentare. Spiega Iovene: «Resto perplesso quando dalla sera alla mattina nasce un?associazione, tra l?altro in un piccolo centro, e immediatamente vince bandi per occupare più di mille giovani». E non si ferma qui: «Ho visto con i miei occhi come è presentato il servizio civile volontario dalla Pro Italia. Una possibilità di lavoro come gli Lsu, quasi un ingresso da precari nella pubblica amministrazione». Una speculazione sul bisogno? «La Pro Italia si presenta come un?agenzia d?intermediazione», conclude Iovene, «perché fa i progetti fotocopia ai Comuni e questi parcheggiano i ragazzi e si fanno dei ?clienti?».
Il presidente della Pro Italia, Carmelo Cortellaro, non si sottrae alle domande. Davvero molti giovani sono stati illusi che avrebbero trovato un posto di lavoro? «Al Nord c?è un approccio diverso», spiega, «i ragazzi ti parlano di progettualità, obiettivi. Al Sud, inutile nasconderselo, spesso il servizio civile è concepito come posto di lavoro. Questo è un errore gravissimo, perché dopo i 12 mesi si torna a casa». In tutto sono 98 i Comuni convenzionati con la Pro Italia e in molti, riconosce Cortellaro, i ragazzi «vanno a sopperire alle carenze dello Stato. Però io ho ribadito, effettuando diverse ispezioni, che si tratta di un servizio». Eppure un giornale locale nel suo ?inserto lavoro? ha presentato il bando per il servizio come un concorso negli enti locali.
Quindi, presidente, un po? di confusione è stata generata? «Quando c?è un bando noi ne diamo comunicazione. Per mille posti, abbiamo ricevuto 2.500 domande. E io mi chiedo: come fanno le associazioni che hanno pochi posti e poche domande? Non ricordo di aver visto neanche un manifesto». E a sua difesa conclude: «Molti hanno fatto ricorso, ma finora nessuno ha avuto ragione. Anzi, ho un sospetto: che abbiamo dato fastidio ad altre associazioni». Le polemiche però non si placano. Giuseppe Arena, neosindaco di San Pietro a Maida, nel lametino, racconta che all?atto delle selezioni nel suo Comune, quando era capogruppo di minoranza, «la Pro Italia si è scelta i commissari e ognuno interrogava i candidati chiuso in una stanza. E poi non è stata pubblicata la graduatoria».
Ma cosa dicono i ragazzi e le loro famiglie? «Mio figlio è stato escluso, ma non ho avuto spiegazioni», dice una mamma che chiede l?anonimato. Più soddisfatta un?altra: «Il servizio civile è stato una manna dal cielo». Da queste parti, 400 euro lavorando poche ore al giorno molti se li sognano. «Ma cosa faccio dopo?», è l?interrogativo. Per avere una risposta, bisogna tranquillizzare le ragazze che prestano servizio alla Pro Italia. Alla fine, Luana accetta di parlare: «Il servizio inizia e finisce, non ci sono prospettive. Siamo universitari e ci rendiamo utili con gli anziani, gli alcolisti». Giovanna, 25 anni, un diploma magistrale in tasca, racconta che per un periodo sono stati ?abbandonati?, poi l?amministrazione comunale ha provveduto a nominare un coordinatore per ciascuno dei 5 gruppi, in tutto 49 ragazze che hanno voglia, a vari livelli, di fare e di impegnarsi. Come Laura, 21 anni, diplomata operatore turistico, che assicura: «Con la Pro Italia sono cresciuta nel contatto con la gente e nell?esperienza lavorativa».
Vincenzo Canonaco
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.