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Il caso dei 30 milioni di crediti dal ministero. Così si affondano le ong

Cooperazione. Ben 250 progetti bloccati. Sotto accusa anche il principio del “legamento degli aiuti”. Che obbliga ad affidare a imprese italiane le costruzioni edili.

di Paolo Manzo

Esplode il caso ong. Un caso sintomatico della mancanza di una qualsiasi strategia politica che coinvolga la cooperazione internazionale, sempre più usata per coprire buchi di bilancio. Ma andiamo con ordine. Primo dato: la Farnesina ha 30 milioni di euro di debiti pregressi nei confronti di numerose ong italiane. Tutti soldi che, a causa delle pastoie burocratiche, non sono ancora stati erogati per finanziare progetti di cooperazione che, invece, sono stati già tutti approvati (e, naturalmente, iniziati e spesso conclusi dalle ong). La situazione di stallo è grave, con oltre 250 progetti approvati ma bloccati a livello di rendicontazione, ed è comune a tutte le ong italiane: il Mlal – Movimento laico America Latina ha raggiunto, da solo, un credito nei confronti del ministero degli Affari esteri (Mae) di 3,5 milioni di euro, l?Avsi aspetta dalla Farnesina arretrati per la ?modica? somma di 6 miliardi di vecchie lire (ed erano 10 sino a poco fa), e via discorrendo. Sino al totale di 30 milioni di euro di cui sopra. «Per non chiudere i nostri progetti di cooperazione allo sviluppo ci troviamo costretti a chiedere ai beneficiari, e cioè ai Paesi più poveri del Sud del mondo, di tamponare il debito del governo italiano», fa sapere un preoccupato Massimo Campedelli, presidente del Mlal. La sua potrebbe sembrare una provocazione ma, in realtà, è l?unico modo affinché del problema si parli. Con serietà e carattere d?urgenza. «Abbiamo lanciato quest?ultima sfida a malincuore», spiega Campedelli, «consapevoli che il valore del progetto è comunque superiore al paradosso di chiedere oggi solidarietà concreta proprio ai soggetti più deboli». Dal Sud del mondo i primi a rispondere all?appello del Mlal sono stati i partner storici: i brasiliani. L?ong Pesacre (che lavora con gli indigeni dell?Amazzonia, per uno sviluppo ecosostenibile della foresta), si è dichiarata pronta a riunire tutte le ong brasiliane per sottoscrivere insieme una lettera formale di protesta presso l?ambasciata italiana a Brasilia. Il ritardo nei pagamenti del Mae è, quindi, un dato di fatto, nonostante l?articolo 16 della Finanziaria dell?anno scorso prevedesse per il 2003 un aumento di 10 milioni di euro di stanziamenti per l?aiuto pubblico allo sviluppo dei Paesi poveri. Invece, come denuncia l?Associazione delle ong italiane, «non solo l?aumento non c?è stato, ma i contributi alle ong sono stati ridotti di due terzi». Con buona pace di chi aveva dichiarato che, per il 2004, la percentuale destinata alla cooperazione internazionale sarebbe arrivata allo 0,24% del Pil. Tutto falso e, anzi, lo 0,19% di quest?anno sarà «ridotto di un ulteriore 15%», fa sapere uno sconsolato Marelli. Il secondo buco nero della cooperazione internazionale targata Mae non riguarda il quantum, bensì il concetto di base che sta dietro al finanziamento ministeriale dei progetti. «Sino a oggi, infatti, si è imposto il concetto del ?legamento degli aiuti?», spiega Marelli, «in base al quale il governo italiano finanzia l?ipotetica scuola in Marocco, ma a condizione che l?impresa edile che la realizza sia italiana». «Che io sappia tutte le proposte di legge presentate prevedono che sia eliminato questo vincolo, ma sinora la situazione resta questa», fa sapere Arturo Alberti, presidente di Avsi. Ma c?è un?altra cosa che ha mandato in bestia le ong nostrane. Marelli lo spiega a Vita: «C?era una legge ad hoc, che ogni anno veniva rinnovata, in base alla quale i fondi stanziati e non spesi (tecnicamente i ?residui?) erano trascinati sull?esercizio successivo. Per cui se il Mae stanziava 100 e riusciva a spendere solo 70, i rimanenti 30 venivano stanziati ed erogati l?anno dopo. Questa legge triennale è scaduta proprio nel 2003 ma, invece di rinnovarla come sempre in passato, i residui giacenti presso il Mae sono stati destinati all?internazionalizzazione delle imprese. In particolare nei Balcani, nell?ex Urss e nel Mediterraneo. Quindi, oltre a non aver ricevuto i ?residui? a tempo debito, dal prossimo anno le ong non potranno più usarli neanche in ritardo, perché sono stati destinati alle imprese». Data la situazione di urgenza, sia l?Associazione ong italiane che il Mlal (ma ce ne sono anche altre) hanno proposto una serie di emendamenti in Finanziaria. Obiettivo? Semplificare le procedure relative alla gestione delle attività di cooperazione internazionale, affinché quei 30 milioni di euro possano far ripartire gli oltre 250 progetti bloccati a causa dell?insolvenza del Mae. Intanto intorno alle ong arriva la solidarietà di parti sociali e politiche sempre più ampie: dal sindaco di Roma, Veltroni alla Cisl. Perché, se si porta al crack economico la cooperazione allo sviluppo, la battaglia contro la povertà, principale obiettivo del Millennium Round, dovrà per forza di cose essere posposta. E questa volta non all?anno 2020, ma al 3000.


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