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Il caso Apici: un’associazione nel tunnel delle ispezioni

Apici lavora al servizio delle persone malate e disabili. Dal 2003 a oggi con il Fisco ha vissuto una specie di odissea.

di Benedetta Verrini

Il trasporto assistito di malati e invalidi è stato considerato attività «non qualificante onlus». La promozione associativa fatta dai volontari, «attività di telemarketing». Le scritture contabili, redatte in maniera cronologica per realizzare il rendiconto di gestione, sono state considerate «inattendibili» perché non consistenti di un libro giornale e di un libro degli inventari (seppur richiesti solo agli enti profit). L?associazione è stata arbitrariamente riqualificata «società di capitali». Sono solo alcune delle contestazioni che operatori dell?Agenzia delle Entrate hanno fatto all?Apici – Associazioni provinciali invalidi civili e cittadini anziani, un?associazione nazionale di promozione sociale che ha 24 sedi provinciali, 12mila soci e oltre 100mila utenti. Apici è nata e lavora al servizio delle persone malate e disabili. Ha osservato le procedure della legge 460/1997 per essere una onlus in piena regola. Eppure, dal 2003 a oggi con il Fisco ha vissuto una specie di odissea. Alcune sedi sono state più volte visitate da accertatori tributari che hanno agito, come spiega il presidente nazionale, Riccardo Nucci, «rapportandosi con gli operatori e i volontari come se si rapportassero a operatori commerciali oltretutto fraudolenti, senza nemmeno un?applicazione appropriata, a mio avviso, della normativa fiscale e civile che regola il settore. Questa situazione ci ha umiliato e indebolito nell?animo costruttivo di un progetto solidaristico». Nonostante queste pressanti ispezioni, Apici continua a lavorare . «Ma mi domando quale sarà il futuro per tutto l?associazionismo se le Entrate si rapporteranno a questa entità tanto variegata con modi così rigidi e assolutistici come hanno usato con noi», sottolinea Nucci.


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