Welfare

Il carcere è vicino, la legge no

Gennaro Parisio, l’ex tossicodipendente che aveva lanciato un appello su “Vita” sta per tornare in prigione. Come lui centinaia di giovani usciti dalla droga sono in attesa di una modifica della 309

di Redazione

È iniziato il conto alla rovescia per Gennaro Parisio, ex tossicodipendente oggi operatore della comunità di recupero di Maccacaro, a Benevento, che tra pochi giorni dovrà rientrare in carcere per scontare un residuo di pena. Il 3 marzo la Corte di Cassazione confermerà infatti la condanna a sei anni per vari reati commessi da Gennaro prima di entrare in comunità. La proposta di riforma della legge 309 sulle tossicodipendenze, che prevede il riesame delle condanne retroattive degli ex tossicodipendenti in via di recupero, non è stata ancora votata. ?Vita? continua la sua battaglia per salvare Gennaro e le centinaia di ex tossicodipendenti che rischiano di tornare in cella, anche se sono ormai pienamente reinseriti nel tessuto sociale. La prima battaglia di ?Vita? è stata per Cinzia Merlonghi, salvata nel marzo dell?anno scorso da una grazia parziale del Presidente Scalfaro. Poi è stata la volta di Paola R., che ci inviò un?agghiacciante testimonianza sul giorno in cui decise di costituirsi per scontare un residuo di pena. Ora bisogna impedire che i tanti Gennaro d?Italia tornino in carcere, annullando anni di lavoro e la speranza di una vita normale. Nel messaggio pubblicato sul numero di ?Vita? del 13 febbraio, Gennaro scriveva: «Ho 38 anni, non mi drogo più e lavoro per la comunità Maccacaro che mi ha aiutato a uscire dal tunnel della tossicodipendenza, ma il cammino fatto per venirne fuori rischia di diventare inutile se entro un mese non verrà modificata la legge sulla carcerazione dei tossicodipendenti.Vi assicuro che ho combattuto una dura battaglia, ho dovuto lottare con me stesso e con un passato che mi pesava. Se volete aiutarmi firmate affinché cambi le legge». Ma la legge non è arrivata né arriverà nell? immediato futuro perché l?emendamento proposto dalla comunità Maccacaro (la sospensione della pena detentiva a chi è ingrado di dimostrare il percorso terapeutico realizzato) e parzialmente assorbito dal progetto di legge Simeone sulla depenalizzazione dei reati minori, continua a rimbalzare fra le aule di Camera e Senato. «Ci vorrebbe un decreto legge, un colpo di mano da parte del Governo per sbloccare la situazione», dice un po? scoraggiato Ugo Esposito, responsabile della Maccacaro. «Altrimenti non ne usciremo più. Dopo Gennaro ne verrà un altro, e poi un altro ancora. Il fatto è che per sopravvivere al potere delle leggi e dei magistrati, bisogna essere furbi. Per esempio, se Gennaro, una volta condannato, invece di chiedere immediatamente l?affido alla comunità, avesse accettato il carcere, richiesto gli arresti domiciliari e solo successivamente fosse venuto da noi, ora i tre anni passati in comunità gli varrebbero come parte della condanna e il residuo di pena di sei anni verrebbe ridotto a tre. In questo modo avremmo potuto richiedere la proroga dell?affido. Purtroppo il problema», continua Ugo Esposito, «non è solo di Gennaro, né riguarda la nostra furbizia per battere i cavilli delle leggi: bisogna ottenere una riforma che tolga discrezionalità ai magistrati». Intanto, dopo la segnalazione di ?Vita?, si è formato un cartello di comunità campane che hanno aderito all?iniziativa di Maccacaro; Gennaro è stato invitato al Maurizio Costanzo show a parlare di sé e il senatore dei Verdi, Luigi Manconi, ha mandato la propria adesione alla campagna con una promessa di interessamento. Intanto il tempo corre e i suicidi in carcere aumentano (cinquantuno solo nei primi nove mesi del 1997). Continuate quindi a mandare fax di protesta alla commissione Giustizia della Camera e alla ministra Livia Turco.


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