Welfare

Il Capo della Polizia Gabrielli ai WeFree Days: “C’è uno sdoganamento culturale della droga molto pericoloso”

"La produzione mondiale delle droghe, a partire da quelle tradizionali, lungi dal diminuire aumenta e aumenta esponenzialmente". Lo ha detto intervenendo ai “WeFree Days” in corso nella comunità di San Patrignano, nel riminese, il Capo della Polizia, Franco Gabrielli

di Redazione

"La produzione mondiale delle droghe, a partire da quelle tradizionali, lungi dal diminuire aumenta e aumenta esponenzialmente". Lo ha detto intervenendo ai “WeFree Days” in corso nella comunità di San Patrignano, nel riminese, il Capo della Polizia, Franco Gabrielli. In occasione della due giorni dedicata alla prevenzione e sostenuta da Conad, all’interno del forum “Lotta alla tossicodipendenza: ritorno al passato o nuove sfide?” moderato dalla giornalista di Avvenire Viviana Daloiso, ha portato la sua esperienza in merito alle sostanze. Eroina, cocaina, cannabis "sono ancora oggi le droghe più diffuse nel nostro Paese – ha aggiunto – da due anni è ripresa a salire l'incidenza delle morti per overdose, è aumentato il consumo e si è abbassata l'età del consumo”. Una situazione figlia di una normalizzazione dell’uso di droghe. “Nonostante l'attività di contrasto – ha proseguito Gabrielli – ci sono stati sdoganamenti culturali che hanno riaperto il dibattito sulla liberalizzazione delle droghe, non comprendendo che questo è un approccio pericoloso che inquina pesantemente la nostra società". Inoltre, ha sottolineato ancora il Capo della Polizia, "c’è un inquinamento criminale, il network criminale che si chiama 'Ndrangheta" e che gestisce una grossa parte del "traffico della cocaina reinveste i proventi di questa vendita. C'è un inquinamento economico, così che il pianeta droga riguarda non solo la salute, ma anche l'economia".

Una situazione che riguarda sempre più i giovani con un’età media che si è abbassata pericolosamente. “Attualmente i ragazzi non sono abituati a sviluppare una coscienza critica a causa di un ethos infantilistico – ha spiegato Mario Pollo, professore di pedagogia e di psicologia delle dipendenze dell’Università Lumsa di Roma – Molte storie di tossicodipendenza nascono per caso in situazioni di gruppo in cui circolano le sostanze. Per loro è difficile rifiutare e dire dei no, con il problema che dalla dipendenza non escono poi quando vogliono”.

A fronte di ciò famiglie sempre meno preoccupate del problema, come ha raccontato Enrico Coppola, presidente Associazione Genitori Antidroga: “Oggi le famiglie non partecipano più alla battaglia contro la droga. Negli anni 70 – 80 erano in prima linea, mentre oggi sembrano aver perso quel ruolo educativo, diventate parte del sistema consumistico. Spesso la famiglia è assente e per questo riteniamo fondamentale ripartire proprio da queste per un nuovo progetto di prevenzione che a breve lanceremo”.

A concentrarsi sui giovani lo stesso responsabile terapeutico di San Patrignano, Antonio Boschini: “Non sanno come affrontare situazioni stressanti, mentre il dolore fa parte della vita e bisogna imparare ad affrontarlo. Sono convinto che l’emergenza oppiacei in atto negli Stati Uniti sia figlia anche della mancanza della cultura del dolore che specie in America viene combattuto con qualsiasi farmaco, spesso oppioide”.

A tal proposito fra i relatori anche lo statunitense Jonathan Avery, direttore di psichiatria delle dipendenze, che ha descritto il terribile problema degli oppiacei con cui si stanno scontrando gli Stati Uniti: “Negli USA ci troviamo ad affrontare una vera e propria epidemia da oppioidi, con 130 morti ogni giorno per questo motivo. Detto che ci piacerebbe creare comunità come San Patrignano, oggi ci servono farmaci che avere una soluzione temporanea ed evitare morti. Al momento ci stiamo affidando al Naloxone, sempre più distribuito, anche nelle scuole, per intervenire prontamente in caso di overdose”.

Al termine del forum c’è stato il tempo per l’assegnazione dei premi WeFree. In primis è stato assegnato a Luca Bernardo e Francesca Maisano, co-autori di “Sottopelle”, libro ispirato ai 10 anni di attività del primo Centro specializzato nel contrasto al disagio giovanile, “Per aver dedicato un libro a un argomento e a un periodo difficile come quello dell’adolescenza e per aver sottolineato che dietro ad ogni giovane si nasconde un tesoro dall’inestimabile valore”. “Il mondo degli adulti spesso è assente – ha sottolineato Bernardo – Ma il nostro impegno al fianco dei giovani è più che mai importante perché non è possibile oggi, con tutti gli strumenti che abbiamo, pensare di perdere ulteriori giovani vite”.

Altro premio WeFree è andato al questore di Macerata, Antonio Pignataro, “Per l’impegno e il coraggio pluridecennale nel contrasto allo spaccio. Per non essersi arreso ad una società che vuole l’uso di droga sempre più accettato e normalizzato”. Lo stesso questore è apparso molto commosso per il riconoscimento: “Ricordo i genitori venuti da me disperati per l’apertura dei cannabis shop a Macerata e per questo mi sono impegnato a fare di tutto per contrastarli e dare a queste madri e padri un barlume di speranza. E’ un premio che riempie il mio cuore e l’anima perché arriva da ragazzi che si stanno riappropriando della loro vita. Voglio dedicarlo all’intera questura di Macerata, ai poliziotti che hanno perso la vita per adempiere al loro dovere e a tutti i ragazzi che hanno perso la vita a causa della tossicodipendenza”.

Intanto durante la mattinata 1300 studenti hanno seguito gli spettacoli di prevenzione “BackUp” e “Una sottile linea bianca”, mentre nel pomeriggio hanno incontrato e si sono confrontati con personaggi come Massimiliano Sechi, nato senza braccia e senza gambe, oggi campione mondiale di giochi elettronici, Simona Ventura, conduttrice tv, Simone Finetti, giovane chef ha partecipato a MasterChef Italia e a MasterChef All Stars, e Didi Gnocchi, documentarista e fondatrice di 3D Produzioni.

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