Economia

Il capitalismobsenza realtà

Visto da Sud Parla l'economista peruviano Hernando de Soto

di Redazione

«Le banche non sanno più ciò che possiedono, non ci sono tracce delle transazioni, mancano registri e documenti scritti. E quindi manca il controllo sul sistema. Esattamente come nei Paesi poveri» L a crisi mondiale? È l’Occidente che ha dimenticato la realtà, arrivando a negare i fondamenti giuridici del capitalismo, che è rendere leggibile a tutti il valore. Così la spiega l’economista peruviano Hernando de Soto, da molti anni impegnato a lanciare una «rivoluzione giuridica», che dia diritti e titoli di proprietà alle persone che vivono al di fuori della legge nelle città, ai contadini poveri («I poveri sono più ricchi di quanto non credano», afferma). Per far ciò, ha fondato negli anni 80 un think thank, l’Istituto per la libertà e la democrazia (Ild). Assieme all’ex segretario di Stato americano, Madeleine Albright presiede la Commission on Legal Empowerment of the Poor, che ha il sostegno dell’Onu.
Come valuta la crisi del capitalismo finanziario?
Hernando de Soto: Nei Paesi del Sud, sappiamo bene che si può gonfiare una economia con il denaro senza con ciò generare del capitale. È proprio questo quello che avete fatto voi: avete separato la finanza dal sistema delle proprietà e dai beni solidi. Avete deciso, spinti dalla follia del denaro, di creare una bolla separata dal campo della logica. La prova è che, quando gli Stati Uniti hanno sostenuto la compagnia d’assicurazioni Aig e le hanno chiesto di quantificare di quanto capitale disponesse, non ha saputo rispondere. Anche le banche svizzere non solamente rifiutano di dire la verità sullo stato dei loro debiti, ma non possono nemmeno farne l’inventario. Non trovano più traccia di queste transazioni, sono incapaci di fissarne i valori, non dispongono nemmeno di un registro centrale. Voi siete usciti dalla realtà!
Cosa pensa degli interventi massicci degli Stati occidentali per salvare gli istituti di credito dalla bancarotta?
de Soto: Tutti i colossali rifinanziamenti in corso per tirarvi fuori da questa bolla, non aggiusteranno che una parte del problema. In Francia, la chiamano «congiuntura»? La congiuntura attuale è che voi ricapitalizzate le istituzioni finanziarie a gran velocità. Ma controllate veramente le banche? Siete capaci di tornare a regole che fondino il capitale su titoli di proprietà e su registri credibili, senza lasciare che la speculazione si distacchi dai valori ammessi? Il capitalismo finanziario non ripartirà come prima, distaccato dall’economia reale? La questione fondamentale resta la maniera con cui ridefinirete il capitalismo e le regole del mercato. Dal 1929, secondo me, ogni vostra recessione risulta dal crollo dei documenti e dei certificati che rappresentavano il valore dei beni e delle proprietà. Avere una proprietà non significa solamente godere di un bene. Questa è l’ideologia piccolo-borghese. È anzitutto un sistema di diritti e di doveri. Quando il capitalismo ha stabilito dei registri fondiari, immobiliari, avete potuto controllare le vostre élite, valutare ciò che possedevano e di conseguenza tassarle, avete potuto assicurarvi che non ne avrebbero abusato. Finché avete affidabili registri dei valori, mantenete il controllo. Oggi il capitalismo finanziario l’ha perduto. Le vostre banche non sanno più ciò che possiedono, le vostre carte non riflettono più la realtà, ogni informazione diviene falsa, «asimmetrica», come ha detto l’economista Joseph Stiglitz. Trattandosi del sistema finanziario, vi ritrovate esattamente nella stessa situazione dei Paesi del Sud. Nemmeno noi non conosciamo il vero valore dei nostri beni; ignoriamo di quali ricchezze disponiamo, siamo incapaci di garantirle. Ecco perché i Paesi del Sud non si sviluppano, o lo fanno poco. Ecco perché l’immensa maggioranza della loro popolazione vive meschinamente, in crisi permanente, al di fuori delle regole dell’economia mondiale.
Perché afferma che l’Occidente non ha raggiunto il termine della sua rivoluzione economica e giuridica?
de Soto: L’apporto decisivo dell’Occidente all’umanità fu la creazione di un sofisticato sistema di proprietà e di diritto, un sistema di rappresentazione accettato da tutti che permetteva di fissare il valore dei beni posseduti da ciascuno, ricco o povero che fosse.


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