Non profit

Il capannone non profit: la cooperazione sociale ha il suo distretto

L'idea del Consorzio InConcerto

di Maurizio Regosa

A disposizione 19mila metri quadri per 14 cooperative.
Il modello che ha reso vincente il Nord-Est produttivo conquista il terzo settore Sono tre capannoni. E da fuori chi passa in macchina nel territorio di confine fra Castelfranco Veneto e Vedelago (in provincia di Treviso) potrebbe confonderli con una impresa “tradizionale”, di quelle che hanno fatto ricco e leggendario il Nord-Est. Invece no. Sono i “quartieri” (così sono chiamati) e formano il Distretto della cooperazione sociale, inaugurato il 15 maggio scorso e creato dal consorzio InConcerto.
Sono 19mila metri quadri per le 14 cooperative che formano il consorzio (10 di tipo B, 4 di tipo A, per un fatturato 2008 di 40 milioni di euro). Ogni struttura ha la mensa, la sala assembleare, la biblioteca: spazi a disposizione per i 1.068 soci lavoratori (550 nelle coop di tipo B, il 30% dei quali sono svantaggiati, per lo più con problemi di tipo psichiatrico). «Un traguardo per il quale lavoriamo da molti anni», spiega Bruno Pozzobon, presidente del consorzio, «sin da quando abbiamo cominciato a occuparci di inserimento lavorativo di persone che vivevano un disagio personale. Era il 1995. Il consorzio sarebbe diventato operativo solo nel 2004, ma da subito abbiamo cominciato a lavorare in rete, a gestire in maniera comune le risorse finanziarie». Un metodo che ha consentito, a distanza di 14 anni, di inaugurare il distretto (che entro fine giugno sarà occupato interamente): i primi due “quartieri” sono costruiti su un terreno affittato per 30 anni dal Comune (a un prezzo contenuto), il terzo è invece il «primo investimento che va a patrimonio del consorzio». Tradotto vuol dire che InConcerto ha investito dieci milioni di euro (grazie all’accompagnamento della Bcc trevigiana). Una bella cifra. Specie in tempi di crisi?
Il risultato è un agglomerato nel quale tutte le cooperative hanno i loro uffici e che ospita le attività industriali e produttive (fra cui la cooperativa Eureka, la più grande lavanderia specializzata del Veneto). «Oltre a risparmiare perché lo stare insieme consente alcune economie di scala significative – ad esempio abbiamo un ufficio amministrativo che si occupa delle paghe di tutte le coop – abbiamo deciso di fare qualcosa per noi cooperatori: il consorzio in questo modo si presenta con il suo patrimonio», spiega Pozzobon, che aggiunge: «Questa situazione ha inoltre permesso di introdurre alcune innovazioni. Ad esempio la lavanderia è la prima ad aver inaugurato la tracciabilità di ciascun capo». Insomma, un pizzico di orgoglio cooperativo che si mescola a quella che gli economisti definirebbero una «gestione saggia e prudente». Quella stessa buona amministrazione che ha consentito al consorzio di resistere più che bene alla crisi. La performance complessiva di InConcerto e delle coop avrà un incremento del 6% pure nel 2009, anche grazie a strategie e meccanismi innovativi che hanno personalizzato soluzioni già sperimentate in altri ambiti. Come i contratti di solidarietà (lavoriamo meno, per lavorare tutti – è la loro filosofia) che però sono stati declinati in modo cooperativo. «Il settore che più ha risentito delle difficoltà del momento è quello industriale, che ha registrato un calo delle commesse del 20%. Per sostenerlo sono intervenute le cooperative di tipo B che hanno assorbito, per il tempo necessario, i lavoratori che risultavano in eccesso. I sindacati non erano d’accordo, ma alla fine l’hanno accettato». Ed è stato un bene visto che, aggiunge il presidente del consorzio, «in questi giorni stanno arrivando segnali di una inversione di rotta. Stanno cominciando ad arrivarci alcuni ordini per settembre da parte di imprese che da un giorno all’altro avevano sospeso gli ordinativi».


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