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Il campo profughi di Moria distrutto dalle fiamme: 13mila persone in strada

Sono mesi che si chiede l'evacuazione totale di tutti i residenti del campo profughi di Moria sull'isola di Lesbo. Nella struttura vivevano quasi 13mila persone, il campo teoricamente poteva accoglierne 3mila. Ora non esiste più. «Un incendio l'ha completamente distrutto», dice Marco Sandrone, capo progetto di MSF a Lesbo. «Tutto il campo era inghiottito dalle fiamme. I migranti fuggivano senza una direzione»

di Anna Spena

«Questa notte tutto il campo di Moria sull’isola di Lesbo è andato a fuoco», racconta a vita.it Marco Sandrone, capo progetto di Medici Senza Frontiere a Lesbo. «Non abbiamo ancora informazioni precise sulle dinamiche dell’incendio. Ma questo è il culmine di una frustrazione che dura da cinque anni. Le persone nel campo vengono, a questo punto venivano, tenute in condizioni di vita disumane, i servizi a Moria erano di gran lunga inferiori agli standard minimi di igiene».

Nella struttura di Moria "vivevano" quasi 13mila persone, teoricamente il campo poteva accoglierne 3mila. La scorsa settimana è stato registrato il primo caso di Coronavirus e ad oggi, i casi confermati, sono saliti a 35. Il campo è stato messo in quarantena. «Era necessaria», dice Sandrone, «una risposta adeguata ai bisogni di salute pubblica: pianificazione, tracciamento dei contatti, test e un serio sforzo per migliorare le condizioni igienico-sanitarie e l’accesso ai servizi medici. Non ci sono giustificazioni invece per una quarantena di massa forzata. A Moria ci sono persone anziane con problemi di salute, donne incinte e bambini che hanno paura e saranno esposti a ulteriori traumi a causa di questa scelta. Il governo doveva proteggere queste persone, ma tenendole rinchiuse nel campo le ha esposte a maggiori rischi».

Da mesi MSF, insieme ad altri attori presenti sull’isola, chiede l'evacuazione totale di tutti i residenti del campo di Moria, con la specifica urgenza di trasferire questo gruppo di persone particolarmente vulnerabili dal punto di vista medico in alloggi sicuri a Lesbo o sulla terraferma, in Grecia o all'interno dell'Unione Europea.

«Parliamo di un campo dove il 40% delle persone è rappresentato da minori. La frustrazione e il malessere sono cresciute dopo le misure restrittive da parte del governo che non è stato in grado di dare una risposta adeguata per queste persone che adesso si trovano in mezzo ad una strada. Il forte vento di ieri sera ha fatto sì che l’incendio si propagasse ovunque; tutto il campo è bruciato, anche la parte informale, nella zona degli uliveti, non esiste più. Non è rimasta una tenda».

Le 13mila persone impaurite si sono riversate in strada verso la città di Mitilene ma sono state bloccate dalle forze dell’ordine. Questo è il culmine di un sistema fallimentare. Era una tragedia annunciata. Ora stiamo cercando di capire dove sono localizzate le persone, soprattutto quelle che si trovano in una condizione di fragilità, e capire come ricollocarle. Hanno tutti estremamente bisogno di assistenza medica e psicologica, questo è l’ennesimo trauma che subiscono».

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