Cultura

Il budget 2004? Già fatto (a maggio)

Parla il direttore di Banca etica

di Francesco Maggio

Perché, dopo 20 anni trascorsi al San Paolo, ha deciso di compiere il “grande salto” verso Banca popolare etica? Mario Crosta: Devo premettere che sono sempre stato molto vicino alla banca, sin dalle prime fasi della sua fondazione. Provengo dal mondo del volontariato cattolico, sono stato nel consiglio provinciale padovano delle Acli, ancora oggi sono nell?ufficio della Pastorale del lavoro della diocesi. Quindi i “punti di contatto” con Piazzetta Forzatè sono sempre stati molteplici. Poi, nei mesi scorsi, vengo a sapere che la banca si sta riorganizzando, ci sono alcuni contatti con i dirigenti e, quasi per scherzo, mi viene offerto di occuparmi dell?istituto come vicedirettore. Dopo alcuni mesi Matteo Passini lascia la direzione generale perché va a seguire le attività strategiche con la presidenza ed eccomi qui. E&F: Quali sono stati i primi problemi che si è trovato ad affrontare? Crosta: Immediata è stata la necessità di dare organicità alle tante cose che succedevano. Pensi che la banca è nata appena cinque anni fa sulla base di un progetto iniziale che prevedeva un unico sportello e nemmeno i conti correnti. Un progetto durato poche settimane ma che la dice lunga sui cambiamenti che l?hanno caratterizzata. E&F: Qual è oggi l?identità della Banca popolare etica? Crosta: Bisogna affermare in modo forte e chiaro la necessità di vivere la finanza come uno strumento al servizio dell?economia reale, anzi di un determinato tipo di economia reale. E&F: E qual è questo tipo di economia? Crosta: è l?economia che prevede uno sviluppo ?altro? possibile, che spazia dalle fonti energetiche rinnovabili all?agricoltura biologica, dal rispetto del territorio alle imprese socialmente responsabili. Un modello che, ci tengo a ribadirlo, è alternativo e non antagonista al modello attuale di sviluppo. E&F: Oggi la Bpe ha uno squilibrio piuttosto ampio tra raccolta e impieghi. Come intende recuperare questo divario? Crosta: Al 7 maggio scorso avevamo già superato i 280 milioni di raccolta diretta, più del budget di tutto il 2004. Gli impieghi sono a circa 100 milioni. In effetti il divario è ampio anche perché continua a passare l?immagine di una banca salvadanaio, l?immagine di una banca che fa anche credito non è ancora ben percepita. Ma va anche sottolineato che nel 2003 abbiamo quasi raddoppiato i finanziamenti concessi e da inizio 2004 siamo a 30 milioni di nuovi affidamenti. Inoltre, stiamo facendo delle convenzioni con le Acli per far conoscere la banca tra i soci fondatori, stiamo rafforzando le filiali, stiamo portando la banca sul territorio, abbiamo rafforzato l?ufficio commerciale, lanciato i mutui casa, i crediti al consumo, stretto un accordo con la Cisl per sostenere i lavoratori atipici nell?acquistare la prima casa. E poi siamo impegnati sul fronte del microcredito grazie a una convenzione stipulata con la Caritas. E&F: Come giudica l?ipotesi di dar vita a partnership con realtà come la merchant bank etica Cosis? Crosta: Con Cosis abbiamo avuto un incontro qualche settimana fa per valutare come scambiarci informazioni sul Terzo settore e, se necessario, ipotizzare delle operazioni di cofinanziamento. La stessa cosa la stiamo proponendo al sistema delle Bcc. E&F: Quali obiettivi si propone di raggiungere entro l?anno? Crosta: Stiamo spingendo molto nel far partire il principio del decentramento. Inoltre, stiamo puntando sulla previdenza integrativa per dar vita a un fondo pensione socialmente responsabile. E poi mi piacerebbe dar vita anche a un fondo chiuso, un fondo di private equity per investire in aziende socialmente responsabili.


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