Formazione

Il bricolage solidale

Un intervento di Ilvo Diamanti tratto dall'Ottavo rapporto sull'associazionismo sociale Iref.

di Ilvo Diamanti

Numerose indagini, condotte con obiettivi diversi, offrono indicazioni coerenti o comunque parallele. Segnalano, cioè, una crescente, estesa mobilitazione sociale, che si realizza attraverso forme convenzionali e non convenzionali, attorno a temi carichi di significato e valore. La questione della guerra, della disuguaglianza, della sicurezza sociale e personale, dei diritti del lavoro. Mentre negli anni 90 si assisteva a una diffusa protesta con bassa mobilitazione; a un senso di insofferenza, generato da questioni di segno in prevalenza acquisitivo: l?interesse territoriale, il fisco, la libertà d?impresa. Inoltre, torna a riscuotere interesse, presso i cittadini, lo Stato: come centro di offerta di servizi sociali, ma anche di sicurezza, protezione. Un ritorno dello Stato e della partecipazione, che originano dalla solitudine e dall?incertezza dal senso diffuso di ?vulnerabilità sociale? ma anche dalla delusione, che hanno accompagnato i cittadini nel corso degli anni 90. Al tempo stesso, la pista tracciata dell?associazionismo nello scorso decennio cambia traccia, diventa opaca. Troppo produttiva, ?concreta?, costruttiva, l?idea proposta dall?associazionismo organizzato, dal Grande Volontariato, per imporre il suo segno al percorso di questa fase. In qualche misura, l?associazionismo-impresa, l?impresa sociale, sembra finito nello stesso cono d?ombra che da qualche tempo ingrigisce il profilo delle imprese di mercato, degli imprenditori e degli altri soggetti economici e finanziari: banche e Borsa su tutti. (…) Non che l?associazionismo organizzato, più solido e strutturato risulti in crisi. Tutt?altro. Funziona bene, in termini di attività e di bilancio. Ma, diciamo così, fascina meno di ieri il sentimento sociale e soprattutto quello dei giovani, perché appare troppo ?strumentale?; troppo istituzionale. Ha prodotto, in qualche misura, ?delusione?, presso coloro che cercavano rassicurazione e identità, non solo prodotti e servizi, per quanto di qualità. (…) Detto in altri termini: l?associazionismo sociale negli anni 90 ha conosciuto un grande successo, come sistema di solidarietà in grado di rispondere alla crisi dello Stato e del welfare; ma anche come sistema di integrazione sociale, in tempi di disincanto e di perdita della fiducia nella politica e nelle istituzioni. Tuttavia, anche per questo è divenuto a sua volta ?istituzione?, terzo settore difficile da discernere dal pubblico e dal mercato. Perché esso stesso, al contempo, parte del welfare mix, sostenuto dagli enti locali e dallo Stato; e impresa, sede di formazione e di reclutamento professionale. Da ciò la tendenza di molte persone, alla ricerca di identità, sentimenti, emozioni, di solidarietà affettiva e non solo produttiva, a orientarsi diversamente. In termini di bricolage, arrangiandosi da sole (…). Non è un caso che associazioni storiche, che si erano ?riconvertite? seguendo la spinta del mercato negli anni 90, siano rientrate in gioco rilanciando la loro ispirazione di valore, accentuando il peso della loro identità. È il caso delle Acli e in generale dell?associazionismo cattolico, che ha sostenuto attivamente il movimento di critica alla globalizzazione che si è sviluppato negli ultimi anni (…). Le bandiere arcobaleno che ancora punteggiano le abitazioni di molti piccoli e medi paesi hanno come centro di diffusione e provenienza proprio le parrocchie. E costituiscono anch?esse, le bandiere, un modello di ?partecipazione individuale? visibile, di vita quotidiana. In queste brevi osservazioni c?è il problema specifico che caratterizza questa fase, complessa, per l?associazionismo sociale. La tentazione, la spinta, magari inerziale, che inducono a consolidarsi come sistema di solidarietà integrativa, istituzionale, produttiva. Ciò che rischia di renderlo meno utile di un tempo, come canale, esperienza che accompagna la domanda di cambiamento e di comunicazione della società e delle persone. Per questo l?insistenza di Cristiano Caltabiano, in sede di introduzione, sul tema della ?responsabilità?, sull?impegno civico come ?missione? per l?associazionismo, è sicuramente condivisibile. (…) Anche da una interpretazione del ruolo eminentemente ?integrativa?, che vivere da formiche serve; permette di accumulare capitale sociale e solidarietà. Silenziosamente. Ma, in certe fasi, non basta. Talora occorre alzare la voce; per contrastare il senso di impotenza, che attanaglia le persone, spaesate in una realtà globalizzata, di cui si sentono spettatori stupiti e inermi. Talora occorre inquietare le istituzioni e i poteri, di cui si è sussidiari, da cui si ottiene e a cui si dà sostegno. Talora (come recita una nota immagine) occorre tentare di volare sfidando le leggi di natura: farsi calabroni. Questo intervento di Ilvo Diamanti è tratto da: Il sottile filo della responsabilità civica – sintesi dell?Ottavo rapporto sull?associazionismo sociale Iref che sarà allegato agli abbonati a Vita la prossima settimana


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