Mondo

Il Brasile, le intercettazioni e la “giustizia”

di Paolo Manzo

E’ bufera in Brasile dove, nel giro di pochi giorni, sono stati “dimessi” tutti i vertici dell’Abin, i servizi segreti brasiliani, accusati in seguito alla pubblicazione di due reportage di Veja e IstoE, due tra i settimanali più letti, di avere spiato e intercettato le conversazioni del presidente del massimo organo giuridico del paese, il Supremo Tribunale Federale e una quarantina di personaggi politici di primo livello, compresi ministri e persino parenti del presidente Lula. A detta delle due riviste sopramenzionate gli autori delle intercettazioni telefoniche illegali sarebbero stati proprio agenti dell’Abin ma, secondo i vertici dell’agenzia di sicurezza, i responsabili sarebbero altri. Il responsabile della sicurezza di Lula, il generale Felix, sostiene che dietro quest’operazione ci siano invece spioni “privati” che lavorerebbero per il banchiere Daniel Dantas, figura molto discussa, al centro di numerosi scandali e misteri nella storia economica brasiliana degli ultimi 10 anni ed ex nemico (poi socio e infine nuovamente nemico) di Telecom Italia. Di certo, almeno dal punto della cronologia temporale, c’è che all’origine delle polemiche c’è l’operazione della Polizia Federale che lo scorso 7 luglio aveva portato all’arresto del banchiere Daniel Dantas. Subito dopo le sue liberazioni, due in 48 ore, per ordine del massimo giudice brasiliano, proprio il presidente del Supremo Tribunale Federale (STF) aveva lanciato l’allarme della spettacolarizzazione delle operazioni di polizia. Dopo un dibattito che per settimane occupa le prime pagine dei mass media brasiliani sull’uso indebito delle manette, questo viene vietato dal STF esattamente un mese dopo l’arresto di Dantas, il 7 agosto. Ora da un paio di settimane non si fa altro che parlare e scrivere delle intercettazioni telefoniche illegali dell’Abin che oltre ad avere aperto un dibattito ampio sull’uso delle stesse nelle indagini contro il crimine organizzato, hanno avuto l’unico effetto – al momento – di far “dimissionare” i vertici dei servizi e, in particolare Paulo Lacerda, capo della Polizia Federale ai tempi dell’operazione Sciacallo che – tra gli altri – qualche anno fa portò sul banchi degli imputati l’agenzia investigativa Usa Kroll, sospettata di spiare politici e imprenditori tra cui anche alti dirigenti di Telecom Italia per conto di Dantas.

Al di là della gravità delle accuse di spionaggio nei confronti delle massime cariche dello stato, in molti si chiedono che succederà. Dal punto di vista pratico è già stata varata una nuova legge sulle intercettazioni, non solo quelle illegali (chi le fa rischierebbe sino a 4 anni di carcere ma il condizionale è d’obbligo) ma anche quelle legali. Sino ad oggi la giurisprudenza consentiva che il termine per le intercettazioni, dopo la richiesta ufficiale del magistrato, fosse automaticamente propogato dal Supremo Tribunale di Giustizia (STJ) anche sino ad oltre due anni. Proprio ieri, tuttavia, proprio il STJ ha annullato una sentenza di primo grado contro la criminalità organizzata perché i telefoni degli accusati erano stati mesi sotto controllo dall’autorità di giustizia per circa due anni. Da oggi in poi, se prevarrà questo nuovo corso, i potenziali criminali potranno essere intercettati dalle Forze dell’ordine brasiliane per 15 giorni, prorogabili a un massimo di 30 giorni. In un paese al centro del crimine cibernetico internazionale (leggasi McMafia e il capitolo dedicato a San Paolo) e di moltissime altre attività illegali, a cominciare dalla corruzione, se questa tendenza dovesse essere confermata i rischi di una sconfitta definitiva delle inchieste di un certo peso – a detta degli esperti – sarebbero altissimi.

Tornando alla vicenda Dantas, invece, non resta che registrare che il delegato della Polizia Federale che aveva seguito il caso, tal Protógenes Queiroz, è stato “rimosso” dall’incarico per “seguire un corso di aggiornamento sulla lotta alla criminalità organizzata” e oggi è accusato da gran parte della stampa brasiliana di avere agito in modo illegale; il giudice Fausto De Sanctis che aveva firmato gli ordini d’arresto cautelare rischia un “azione disciplinare” dopo che il deputato Raul Jungmann lo ha denunciato per “abuso d’ufficio” in materia di privacy telefonica; i vertici della Polizia Federale sono al centro di una feroce polemica sull’abuso di manette nel corso dell’operazione contro Dantas e i vertici dell’Abin sono stati “dimessi” da Lula.


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