Non profit
Il Brasile in piazza, la polizia spara
Milioni di brasiliani in piazza in molte città, protestano contro la corruzione che accompagna i mega eventi sportivi e contro l'aumento delle tariffe dei trasporti. La polizia militare ha sparato sui manifestanti, non accadeva dai tempi della dittatura. Dopo la Confederation Cup che succederà?
di Paolo Manzo
da San Paolo
Scendono in strada i brasiliani. Ieri in un milione secondo la tv Globo, una cosa mai successa in queste dimensioni. La protesta, iniziata all’inizio di giugno quando i sindaci del paese del samba avevano deciso di aumentare il costo del trasporto pubblico urbano, la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, è aumentata dopo che, all’inizio, i principali media di San Paolo avevano tacciato di “vandalismo” i manifestanti, chiedendo a gran voce l’intervento della polizia per garantire con mano dura il cosiddetto “vai e vem”, ovvero la libera circolazione del “popolo”. Detto fatto e, giovedì 13 giugno la polizia militare, organo che è un unico al mondo nato durante l’ultima dittatura per combattere i “sovversivi” e mai più disciolto come suggerito invece dall’ONU, ha sparato su non più di 5mila pacifici manifestanti, ferendo centinaia di cittadini tra cui 15 giornalisti. A quel punto il “popolo” si è come si è mobilitato e, ça va sans dire, lunedì scorso è sceso in piazza in tutto il Brasile come non accadeva dai tempi della dittatura.
Mezzo milione secondo chi scrive, 230mila per i media che, a partire dallo scorso 17 giugno, hanno cominciato a seguire in modo più corretto le proteste. Si arriva così a ieri sera quando secondo la tv Globo sono scesi in strada oltre un milione di brasiliani, forse la metà, ma poco importa. Le cose importanti a questo punto sono tre.
Primo, i sindaci, tutti, compresi quelli di San Paolo e di Rio, hanno annullato gli aumenti, garantendo al movimento una vittoria senza precedenti.
Secondo, il movimento ha perso la sua forza propulsiva iniziale perché, dopo la vittoria delle tariffe non ha ancora trovato battaglie precise su cui puntare e per tutto il resto sembra diviso. Lo dimostrano gli scontri di ieri a San Paolo tra esponenti del PT, il partito della presidente Dilma ed esponenti della destra, che invece vorrebbero mandare Dilma su Marte.
Terzo, i media, tradizionalmente conservatori in Brasile, nonostante le violenze crescenti adesso appoggiano in gran maggioranza il movimento in funzione politica. Il prossimo anno, infatti, in Brasile si vota e, secondo tutti i sondaggi, l’opposizione non ha chance di sconfiggere il Pt.
Ultima riflessione: che succederà con il movimento? È probabile che le proteste continuino sino alla finale della Confederation Cup intorno agli stadi del Mondiale – l’unico argomento che per ora unisce gli indignati brasiliani è la corruzione dei mega eventi sportivi – coordinati sino a poco fa da Anonymous Brasile la cui pagina Facebook è misteriosamente sparita da stamattina. Dopo la Coppa delle Confederazioni si vedrà se riuscirà a tornare apartitico o se, invece, sarà sempre più diviso tra fazioni opposte in vista del voto del prossimo anno, l’anno del Mondiale in cui, questo è certo, ne vedremo delle belle.
Nota finale, i vandali in tutto questo sono meno dell’1% dei manifestanti. È bene sottolinearlo viste le notizie che arrivano in Italia amplificate su questo aspetto, totalmente residuale rispetto a quello che c’è dietro a questa “primavera brasiliana” molto particolare.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.