Welfare

Il boom è finito: le nascite tornano col segno meno

7800 nati in meno in Italia nel 2009 e i neonati stranieri arrivano a quota 13%

di Redazione

Sfondata quota 60 milioni di italiani (60.340.328), con un incremento di 295.260 unità (+0,5%) rispetto a fine del 2008, dovuto esclusivamente agli stranieri. Si rilevano meno nascite, migrazioni dall’estero e trasferimenti di residenza interni. Sono i dati presentati dall’Istat oggi, che fotografa l’Italia al 31 dicembre 2009. Di particolare rilievo rispetto all’anno precedente – dice l’Istat – «sono la contenuta diminuzione delle nascite, la significativa diminuzione delle migrazioni dall’estero e la flessione dei trasferimenti di residenza interni».

Natalità

Nel 2009 sono nati 568.857 bambini (7.802 in meno rispetto all’anno precedente, pari all’1,4%), anno in cui si era registrato un incremento superiore a quello medio degli ultimi anni. Il decremento si registra in tutte le ripartizioni, in particolare nelle regioni del Centro (-3,3%) e del Sud (-1,5%), mentre risulta più contenuto nel Nord-est e nelle Isole (-0,9%) e nel Nord-ovest (-0,3%). Tuttavia, a livello nazionale si conferma la tendenza all’aumento delle nascite già osservato negli ultimi anni: l’ammontare complessivo di nascite nel 2009 risulta, infatti, più elevato di quello relativo ai 17 anni precedenti, con la sola eccezione dell’anno precedente.

Tale tendenza è da mettere in relazione alla maggior presenza straniera regolare. Di pari passo con l’aumento di stranieri che vivono in Italia, infatti, l’incidenza delle nascite di bambini stranieri sul totale dei nati della popolazione residente è passata dall’1,7% al 13,6% del totale dei nati vivi; in valori assoluti da poco più di 9 mila nati nel 1995 a più di 77 mila nel 2009. In particolare, nelle regioni del Centro-Nord si registrano valori percentuali di gran lunga superiori alla media nazionale. Peraltro, già da diversi anni in queste aree del Paese, dove gli stranieri sono più numerosi e gli insediamenti più stabili, il contributo degli stranieri alla natalità è divenuto rilevante.

Infatti, nelle due ripartizioni del Nord i bambini nati da genitori stranieri sono circa il 20%; nelle regioni del Centro sono il 15%, mentre nel Mezzogiorno soltanto il 3,6%. Il tasso di natalità è pari al 9,5 per mille; supera la media nazionale nella ripartizione del Nord-est e varia da un minimo di 7,6 nati per mille abitanti in Liguria al massimo di 10,4 per mille nella provincia autonoma di Bolzano. L’aumento del numero dei nati determina un aumento del numero medio di figli per donna, che per il 2009 si stima pari a 1,41 confermando la leggera ripresa degli ultimi anni (era 1,37 nel 2007).  

Le famiglie

Il 99,5% della popolazione residente in Italia al 31 dicembre 2009 vive in famiglie. Le famiglie anagrafiche sono 24 milioni e 905 mila circa; il numero medio di componenti per famiglia è pari a 2,4 e risulta stabile rispetto all’anno precedente. Il valore minimo è di 2,0 e si rileva in Liguria, mentre il massimo è di 2,8, riscontrato in Campania. Il restante 0,5% della popolazione, pari a circa 320 mila abitanti, vive in convivenze anagrafiche (caserme, case di riposo, carceri, conventi, ecc.).

Gli stranieri

Nel corso del 2009 sono state iscritte in anagrafe 442.940 persone provenienti dall’estero. Il numero di iscritti dall’estero è inferiore di più di 90mila unità rispetto a quello del 2008. La significativa diminuzione del flusso di iscritti dall’estero, che rimane comunque molto elevato, è prevalentemente imputabile al progressivo esaurimento dell’effetto congiunturale indotto dall’allargamento dell’UE del maggio 2007. In seguito all’entrata nell’Unione, infatti, e al contestuale decreto sulla libera circolazione e il soggiorno dei cittadini comunitari, un numero molto elevato di cittadini neo-comunitari – in particolare Rumeni – si è avvalso della possibilità di iscriversi nelle anagrafi italiane senza più l’obbligo di esibire il permesso di soggiorno. Tale effetto si è progressivamente affievolito già nel corso del 2008 e ancor più del 2009.

Scarica il rapporto sul sito dell’Istat.

 

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