Housing
Il boom dei prezzi delle case? Mette a rischio la democrazia in Europa
Il sindaco di Barcellona Jaume Collboni lancia l’allarme: il costo troppo alto delle case ormai è una vera e propria emergenza sociale: «Abbiamo bisogno di strategie politiche e meccanismi di finanziamento a livello europeo»
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In Europa la democrazia è in pericolo e non solo per colpa di Vladimir Putin. A lanciare l’allarme è Jaume Collboni, sindaco di Barcellona, che ha puntato il dito contro i costi delle abitazioni in tutto il continente. I prezzi troppo alti, questo il suo avviso, rischiano di allontanare non solo le classi più povere ma anche la classe media dalle forze democratiche, viste ormai come incapaci di far fronte ai propri problemi.
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Collboni ne ha parlato nel corso di un’intervista concessa a Politico. «Allo stesso modo in cui l’Europa deve rafforzare le sue capacità di difesa per difendersi dalla minaccia esterna che abbiamo ai nostri confini orientali, deve affrontare la minaccia interna posta dalla crisi immobiliare». Insomma, l’«emergenza sociale» che ne deriva è grave quanto il rischio di una guerra su larga scala che dall’Ucraina travalicherebbe i confini europei.
Allo stesso modo in cui l’Europa deve rafforzare le sue capacità di difesa per difendersi dalla minaccia esterna che abbiamo ai nostri confini orientali, deve affrontare la minaccia interna posta dalla crisi immobiliare
In tutto il continente, i prezzi deflazionati delle case sono aumentati senza soluzione di continuità dal 2014 fino al 2022, per poi registrare una flessione media del 6,4% nel 2023 (dati Eurostat). Il che non significa che non c’è stato un aumento, ma semplicemente che quell’aumento è stato più basso della crescita dell’inflazione. Una magra consolazione che ha un impatto marginale su chi cerca casa. Conscia del problema, la Commissione europea non sta a guardare. Appena prima di essere riconfermata alla guida dell’esecutivo comunitario, parlando al Parlamento europeo Ursula von der Leyen aveva detto che avrebbe fatto della crisi immobiliare una priorità. Detto, fatto: per i prossimi cinque anni l’Ue avrà, per la prima volta nella sua storia, un commissario per l’Edilizia abitativa (e l’energia). È il danese Dan Jørgensen, il cui obiettivo sarà quello di attrarre nuovi investimenti e di trovare una strada efficace per ridurre i costi.
Per Collboni, la buona volontà dell’Ue è positiva, ma non basta, serve un impegno più concreto. «Abbiamo bisogno di strategie politiche e meccanismi di finanziamento a livello europeo che siano chiari, per garantire alloggi pubblici a prezzi accessibili nelle nostre città», ha detto, aggiungendo che nella definizione di queste strategia devono giocare un ruolo di primo piano non solo i rappresentanti dei governi e quelli di Bruxelles ma anche «i sindaci e le amministrazioni locali, le persone che conoscono i quartieri e le esigenze delle persone, le aziende municipali che già costruiscono e gestiscono l’edilizia popolare».
Dal canto suo, Collboni ha sempre preso di petto il tema dell’emergenza abitativa. Eletto sindaco nel 2023, ha fatto della lotta agli affitti brevi una questione identitaria, annunciando la volontà di mettere fine alla loro esistenza entro cinque anni. In particolare, l’estate scorsa ha dichiarato di non voler rinnovare le licenze che scadono nel 2028. Una decisione naturalmente contestata da coloro che mettono in affitto stanze o appartamenti, che protestano sostenendo che si tratti di una normativa che violerebbe il diritto europeo. Altra misura che vorrebbe adottare è fissare un tetto massimo ai prezzi di affitto, che Collboni riconosce essere però solo una soluzione temporanea per evitare l’acuirsi della crisi. «Abbiamo bisogno di politiche abitative molto più ampie e che comprendano che questo problema colpisce ora le famiglie della classe media e della classe operaia urbana», la posizione del sindaco.
Tali politiche abitative, però, non sono da individuare solo nella costruzione di nuovi alloggi popolari, o a prezzi calmierati, o destinati a progetti di housing sociale, almeno a Barcellona. «È geograficamente delimitata dal mare, dalle montagne e dai comuni limitrofi. Stiamo costruendo tre nuovi quartieri che potenzialmente possono ospitare fino a 45mila case, metà delle quali saranno pubbliche, ma dopo non ci sarà più nessun altro posto dove costruire», ha avvisato Collboni. Per questo, il Comune sta cercando di recuperare terreni su cui edificare grazie al diritto di prelazione della città, che autorizza l’autorità municipale a esercitare il diritto di prelazione nell’acquisto di edifici venduti in aree in cui il mercato immobiliare è particolarmente sotto stress».
Foto Pexels: casa storiche a Barcellona
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