Sostenibilità
Il bluff di Trump sul clima
Oggi, secondo gli analisti, arriverà la scelta dell’amministrazione americana di uscire dall’accordo di Parigi. «È probabile che sia così. Ma è una scelta anacronistica che non avrà alcun effetto concreto», sottolinea l’economista Leonardo Becchetti
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Il D-day è arrivato. Se ne parla sin dal giorno della candidatura di Donald Trump: la cancellazione degli impegni in ambito climatico. Erano due gli assi che il neo presidente aveva nelle manica. Da una parte la rottamazione dell’Obamacare e dall’altra l’archiviazione dell’accordo di Parigi.
Sulla riforma sanitaria i suoi propositi si sono arenati e, come sostengono tutti i media e gli analisti americani, oggi è arrivato il momento di provare a calare l’altro asso.
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«È un assoluto incompetente ma è preso dal movente della discontinuità politica. Deve distinguersi da Obama. Quindi probabilmente si, lo farà», spiega l’economista Leonardo Becchetti. «Ma per fortuna l’inerzia dei mercati va in un’altra direzioni. I grandi capitali stanno scommettendo su un futuro fatto di motori elettrici e energie rinnovabili. Non è un caso che Tesla valga già oggi più di Ford».
Cop 21, per entrare in vigore nel 2020, doveva essere ratificato, accettato o approvato da almeno 55 paesi che rappresentano il 55 per cento delle emissioni mondiali di gas serra. Il documento di 31 pagine mira a limitare la temperatura media globale entro i 2 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali. Tra gli obiettivi anche l'incremento dei finanziamenti per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e lo sviluppo di strumenti resilienti nei confronti dei cambiamenti climatici. Tra i firmatari appunto anche Stati Uniti, Unione europea, Cina e Russia.
L’inerzia dei mercati va in un’altra direzioni. I grandi capitali stanno scommettendo su un futuro fatto di motori elettrici e energie rinnovabili
Se gli Usa dovessero oggi annunciare l’uscita si perderebbe il 5% della quota di riduzioni totali auspicate. Ma anche qui Becchetti ha le idee chiare: «Parigi è semplicemente un accordo non vincolante senza imposizioni sul controllo delle emissioni. Di fatto poi certe scelte negli Usa dipendono dagli Stati federali». E il dissenso all’interno degli Stati Uniti – con le tutte le grandi corporation, Exxon compresa, contrarie all’uscita dall’accordo di Parigi – cresce. «Un cartello di 17 Stati, guidato dalla California e dallo Stato di New York, ha già annunciato che non seguirà la linea del disimpegno della Casa Bianca ma anzi spingerà con più decisione l’acceleratore dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili. Quello di Trump somiglia più a un bluff che ha una minaccia», aggiunge l’economista.
Certe scelte negli Usa dipendono dagli Stati federali, che non hanno intenzione di seguire il Presidente. Quello di Trump somiglia più a un bluff che ad una vera minaccia
Insomma Becchetti non ha dubbi: «Trump è un rigurgito della storia. Qualcosa di anacronistico che non durerà. Una scelta che avrà meno effetti di quelli che si crede. È solo un gesto simbolico che lascia il tempo che trova».
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