Cultura

Il bluff dei minareti

Non saranno certo loro a disegnare lo skyline del nostro futuro...

di Redazione

di Paolo Branca
Nel Paese dei Guelfi e dei Ghibellini, che a lungo han fatto a gara ad abbattere le torri gli uni degli altri, la notizia della vittoria nel referendum svizzero del “no” ai minareti non dovrebbe destare più di tanta meraviglia. Considerare il fatto come un atto di bieco razzismo o al contrario un punto a favore della difesa dell’identità dell’Europa minacciata dall’invasione islamica è un esercizio retorico e sostanzialmente fuori bersaglio. Un referendum, specie senza quorum, non riflette tanto la volontà popolare quanto lo stato d’animo diffuso.
Prendiamo atto, anche se non avevamo bisogno di conferme, che verso i musulmani ci sono timore, diffidenza, allarme. Non c’è da stupirsene, dopo l’11 settembre e le bombe di Londra e di Madrid. Il minareto è un simbolo di occupazione del territorio, peraltro non indispensabile al culto islamico e nato ad imitazione dei campanili delle chiese mediorientali. Vederlo svettare tra cime innevate e orologi a cucù può destare un legittimo senso di straniamento. Le pur capienti chiese che sono state recentemente edificate nei Paesi arabi del Golfo a beneficio dei numerosissimi immigrati asiatici di fede cristiana non hanno torri campanarie e si uniformano allo stile architettonico. Nessun referendum lo ha stabilito, ma semplicemente il buon senso e la discrezione delle comunità cristiane locali.
Il discorso sull’identità in Europa sta invece assumendo un peso forse sproporzionato, ed ecco che si sentenzia sul crocefisso e si legifera sul velo? Non credo che si risolveranno per via giuridica questioni che si pongono piuttosto sul versante socio-antropologico e culturale. Persino chi fino a ieri aborriva il Tricolore oggi lo vorrebbe dotato di croce per marcare simbolicamente una diversità che torna a mescolare fede e politica solo a pochi decenni dalle solenni dichiarazioni a favore della laicità delle istituzioni. Non c’è che dire: la confusione regna e nelle sue torbide acque non son davvero pochi quanti si affannano a pescar consensi. Incurante dei nostri schiamazzi la realtà continua il suo percorso che vede ormai una pluralità di presenze religiose e culturali condividere lo stesso territorio. Sarà meglio darsi da fare in modo che gli appartenenti alle varie comunità imparino a conoscersi e a rispettarsi. Lo skyline del futuro dipenderà più da quanto ci sarà nella testa delle persone che dal tipo di costruzioni che svetteranno sopra di esse.

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