Cultura

Il biologico non potrà sfamare il mondo

Lo sostiene uno studio pubblicato sulla rivista Nature

di Redazione

A sfamare il mondo non sarà solo l’agricoltura biologica, a confermare questo dato di fatto che non può essere smentito da chi ha un approccio intellualmente onesto al problema, è uno studio pubblicato sulla rivista Nature e quindi suffragato dal consenso della più autorevole platea scientifica del pianeta. Lo studio, condotto dai ricercatori dell’università McGill e dall’università del Minnesota, afferma che i raccolti provenienti da agricoltura biologica sono in genere inferiori a quelli provenienti da agricoltura convenzionale e questo è particolarmente vero per i cereali, alla base della dieta umana. La ricerca, che rappresenta una completa analisi della letteratura scientifica sul rendimento della coltivazione biologica rispetto a quella convenzionale, mira a far luce sul dibattito spesso surriscaldato che vede da una parte i contari all’agricoltura convenzionale, accusata di essere una grande minaccia ambientale che mina la biodiversità, prosciuga le risorse d’acqua e aumenta il rilascio di gas a effetto serra. Dall’altra i detrattori del biologico, giudicato inadeguato a soddisfare le reali necessità di cibo che verrebbero addirittura aumentate se questo tipo di coltivazioni, che richiede una superficie molto maggiore, venisse incrementato. Vero è, sostengono gli scienziati, che non esiste una formula che vada bene per tutto, conciliando da una parte le esigenze di tutela dell’ambiente e dall’altra la cronica mancanza di cibo di gran parte dell’umanità. Come sempre la risposta va cercata in soluzioni di compromesso che vedano impegnate tutte le tecniche disponibili, dando vita a sistemi ibridi che consentano di produrre più cibo a prezzi accessibili, garantendo il sostentamento per gli agricoltori e di ridurre i costi ambientali.

Nel complesso, la resa dell’agricoltura biologica è del 25% inferiore rispetto a quella convenzionale. La differenza varia ampiamente tra i tipi di colture e specie. I rendimenti di legumi e piante perenni (come la soia e la frutta), per esempio, sono molto più vicini a quelli delle colture convenzionali. “Il nostro studio, afferma Verena Seufert, responsabile del team di ricerca, indica che i sistemi biologici potrebbero richiedere apporti di azoto superiori per ottenere alti rendimenti e che quindi potrebbero fare un uso limitato di fertilizzanti chimici, invece di basarsi solo su letame. Allo stesso tempo, continua la Seufert, l’agricoltura convenzionale potrebbe imparare dal successo dei sistemi organici e fare uso di tecniche proprie dell’agricoltura biologica. “Forse la gente sta facendo la domanda sbagliata, ha affermato Nautin Ramankutty, coautore della ricerca, invece di chiedere se il cibo è biologico, forse dovremmo chiederci se è coltivato in modo sostenibile”. 

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.