Cultura
Il biologico è la via maestra per combattere la povertà nei Pvs
Lo dicono Aiab e Ifad, oggi a convegno a Roma. Resi noti i risultati di uno studio Ifad su Cina, India e America Latina.
Per i piccoli agricoltori poveri del Sud del Mondo, la produzione biologica può rappresentare la via maestra per combattere la povertà. Lo ha detto oggi Aiab-Associazione italiana agricoltura biologica, durante un seminario a Roma coordinato con l’Ifad (Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo), in cui sono stati presentati i risultati di uno studio intitolato “Il ruolo dell’agricoltura biologica nella lotta alla povertà. Valutazioni dell’IFAD in Cina, India e America Latina”.
“Alle comunità rurali può apportare un aumento del reddito, una migliore gestione delle risorse e maggiori opportunità di lavoro”, spiega un comunicato Aiab. “Per quanto riguarda la competitività agricola, è in grado di soddisfare la domanda crescente di migliorare i metodi di sicurezza alimentare e di tracciabilità che stanno diventando il tratto distintivo del commercio agricolo di qualità.
Per quanto riguarda i Governi, la produzione biologica riduce la possibilità di inquinamento ambientale, riduce l’uso di input chimici, spesso importati, e riduce al minimo i costi della sanità pubblica dovuti agli effetti tossici dei pesticidi. A tutti i soggetti coinvolti nella produzione, trasformazione e commercio dei prodotti, dunque l’agricoltura biologica come minimo fa guadagnare più denaro”.
Gli studi evidenziano che l?applicazione dei metodi dell?agricoltura biologica non solo non appare negativa per i produttori più poveri, ma che al contrario, nella maggior parte dei casi analizzati, gli agricoltori che si convertono al biologico ne ricavano benefici sia diretti che indiretti.
In particolare i sistemi di coltivazione biologica incorporano molti elementi di sostenibilità che li rendono strumenti adatti a ridurre la povertà: danno un contributo a lungo termine alla fertilità del suolo risolvendo in particolare i problemi dell’erosione, della degradazione o della desertificazione, riducono il consumo dell’energia e dell’acqua; utilizzano il patrimonio di conoscenze piuttosto che di capitali e risorse; uniscono le tradizioni con metodi moderni quali i controlli biologici e la gestione efficiente delle sostanze nutritive; favoriscono lo scambio tra gli agricoltori e le comunità.
?Lo studio presentato oggi?, ha dichiarato Vincenzo Vizioli, presidente nazionale di AIAB, ?è di grandissima importanza e avvalora con forza il ruolo dell?agricoltura biologica come strumento fondamentale per percorrere la via dello sviluppo sostenibile per i paesi del Sud del Mondo. Promuovere il biologico è un azione prioritaria per sostenere le economie rurali dei paesi poveri e includere questi piccoli agricoltori in circuiti virtuosi come quello, per esempio, del commercio equo e solidale.?
Tutto questo in uno scenario che negli ultimi anni sta registrando una rapida crescita sia in termini economici che di superficie coltivata. La produzione biologica, infatti, costituisce un segmento dell’industria alimentare, pari a 27 miliardi di dollari statunitensi e sta attirando sempre di più l’attenzione di agricoltori, governi e agenzie di sviluppo.
Nella sola Cina, il mercato del biologico interno è di circa 150 milioni di dollari USA al dettaglio, meno dell’1% del mercato totale, mentre il valore delle esportazioni è cresciuto da meno di un milione di dollari a metà degli anni novanta a circa 142 milioni nel 2003, mentre i dati per il 2004 si avvicinano a 200 milioni di dollari.
Le stime ufficiali dell’esportazione dei prodotti biologici per l?India, invece, nel 2003 sono state di 15 milioni e mezzo di dollari.
Vuoi accedere all'archivio di VITA?
Con un abbonamento annuale potrai sfogliare più di 50 numeri del nostro magazine, da gennaio 2020 ad oggi: ogni numero una storia sempre attuale. Oltre a tutti i contenuti extra come le newsletter tematiche, i podcast, le infografiche e gli approfondimenti.