Si è chiusa la seconda edizione di Educa. Tanti protagonisti, una miriade di ocntri e di seminari. Tra i momenti clou l’inauguarzione con Lella Costa, la serata con un travolgente Carlo Petrini nell’auditorium Melotti e il confronto tra Edoardo Albinati e Massimo Borghesi sul “basta istruire?” Il tema scelto per quest’anno (i vent’anni dalla convenzione Onu sui diritti dei bambini) si è prestato anche ad alune interessanti incursioni su temi internazionali.
Educa discute. Nel pomeriggio di sabato, si è svolto il seminario su Le chiavi della cittadinanza, tema di grande attualità. A discuterne, Claudia Benedetti (Federcasse), Johnny Dotti (Welfare Italia), l’architetto Luciano Pantaleoni e Vincenzo Putignano, ricercatore della fondazione Biagi. Cittadinanza intesa come opportunità di crescita e di partecipazione sociale sotto tutti i profili, da quello occupazionale all’accesso finanziario, dal riconoscimento dei diritti alla responsabilità individuale. Nel corso del seminario, è stato presentato il manifesto di Luoghi per crescere, Giovani e protagonisti, nel quale si legge fra l’altro: «i giovani non sono un problema sociale. Sono cittadini in crescita, protagonisti del nuovo welfare, da coinvolgere come parte importante per la costruzione del presente e del futuro, proprio ed altrui; qualsiasi politica, provvedimento ed azione ha bisogno della loro partecipazione diretta e di una progettazione condivisa; Il welfare non deve caraterizzarsi come apparato da gestire secondo criteri esclusivi di economicità, ma come rete di relazioni, capace di generare crescita umana e solidarietà sociale».
Educa internazionale. Altro appuntamento assai seguito del 26: Morire di fame, dialogo fra il Sud e il Nord del mondo rappresentati in sala da Samir Chaudhuri e Massimo Recalcati rispettivamente medico pediatra (è fondatore del Child in Need Institute, che combatte la malnutrizione in India), e psicanalista italiano che si occupa di disturbi del comportamento alimentare. In particolare si è analizzato il circolo vizioso che ingabbia i minori nei paesi in via di sviluppo(un fenomeno che riguarda specialmente le ragazze: nascono sottopeso nel 35% dei casi, vivono malnutrite, nel 40%, e diventano mamme precoci di bambini a loro volta sottopeso). Un circolo negativo cui corrisponde la situazione delle società opulente, nelle quali i disturbi alimentari stanno diventando un fenomeno sempre più diffuso e sempre più preoccupante.
Ciak si educa. Sabato sera poi, al Palazzo Istruzione, c’è stata una tavola rotonda seguita dalla proiezione di The Age of Stupid, film-manifesto per l’ambiente realizzato da Franny Armstrong (e sostenuto fra gli altri anche da Wwf e Greenpeace). Di fronte a una sala pienissima (c’è stato bisogno di approntarne un’altra accanto), il padre di Franny, Peter Armstrong (che è produttore esecutivo del film), il regista Maurizio Nichetti e Heidi Gronauer, che dirige la scuola di cinema Zelig, hanno discusso di come il cinema possa essere strumento di educazione in generale (e di sensibilizzazione ecologista in particolare). In collegamento da Boston, Lizzie Gillet ha spiegato come si è giunti alla realizzazione di questa pellicola, che tematizza l’urgenza di trovare (e applicare) rimedi al surriscaldamento climatico.
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