Welfare

Il ben-vivere del Sud che ancora non abbiamo capito

L'editoriale sul numero di Vita di novembre dell'economista. «Assieme a tante tragedie la pandemia ci ha fatto un dono inaspettato e bellissimo lasciandoci la piena consapevolezza, con l’esercitazione forzata di lavoro a distanza a cui siamo stati costretti, che forse efficienza e bellezza non erano poi così inconciliabili»

di Leonardo Becchetti

Nell’ultimo rapporto sulla generatività e il ben-vivere delle province italiane prima della pandemia concludevo un po’ sconsolatamente commentando l’ultima posizione per opportunità di lavoro di Vibo Valentia (la provincia con uno dei tratti di mare più belli del nostro Paese le splendide località di Tropea e Zambrone) che sembrava impossibile conciliare efficienza e bellezza.


Assieme a tante tragedie la pandemia ci ha fatto però due doni inaspettati e bellissimi lasciandoci un’Unione europea più coesa ed intraprendente e la piena consapevolezza, con l’esercitazione forzata di lavoro a distanza a cui siamo stati costretti, che forse efficienza e bellezza non erano poi così inconciliabili.

Vita nelle scorse settimana con il suo progetto “Vita a Sud” ci ha ricordato che circa 45mila lavoratori si sono spostati nel 2020 a Mezzogiorno per affrontare la pandemia lavorando da remoto. Sono testimone di due di queste storie. Due giovani colleghi universitari che lavoravano uno a Torino e l’altro a Londra con le rispettive mogli/compagne che lavoravano invece a Padova e Firenze si sono trasferiti in coppia l’uno ad Agropoli (Cilento) e l’altro a Mondello (Palermo). Inutile spiegare quanto questo ha aumentato la qualità della loro vita di relazioni, ma anche professionale. Un altro interessante esempio di South working è quello di una collega di mia moglie che, dovendo scegliere due sedi per il proprio lavoro a distanza, ha indicato Ragusa, la città dove risiedono gli anziani genitori, come una delle mete potendosi dividere tra giornate a Roma e giornate dove è più facile combinare lavoro e assistenza ai genitori.

Sappiamo che le relazioni di lavoro sono di tre tipi: faccia a faccia in presenza, faccia a faccia a distanza (webinar), interattive a distanza (come nelle mail e liste whatsapp). Nessun dubbio che la possibilità di giocare sui tre registri rispetto ad essere inchiodati al primo ci allontana dall’incubo di una celebre scena dei film di Fantozzi (quando Villaggio si lancia dal balcone sulla Tangenziale perché in ritardo rispetto alla tabella di marcia) e ci porta in un altro mondo dove possiamo aumentare la produttività, conciliare vita di lavoro e di relazioni ed essere ecologicamente più sostenibili avendo l’incredibile opportunità di lavorare al centro del senso della nostra vita di relazioni e dei nostri legami.

Il fenomeno del South working mette un punto: al di là delle classifiche e delle statistiche la bellezza del Meridione non contrasta con l’efficienza sul lavoro

In un lavoro scientifico di prossima uscita abbiamo calcolato con Francesco Salustri dell’University College a Londra come questo potrebbe aumentare sensibilmente la nostra produttività riducendo tempi e costi di spostamento e consentendoci la scelta dello slot spazio-temporale ottimale per poter lavorare. Le aziende private che sono sul mercato hanno già scelto. Il futuro sarà ibrido combinando il valore del faccia a faccia in presenza che servirà a costruire relazioni e cementare i rapporti con giornate dove lavoreremo in remoto e potremo usare solo relazioni del secondo e del terzo tipo. Ovviamente questo sarà possibile soprattutto nel terziario avanzato coinvolgendo una notevole quantità di lavoratori e sarà tanto più fruttuoso quanto più sapremo costruire squadra e relazioni nei giorni delle relazioni del primo tipo.

Il Sud, i borghi, le aree interne non possono perdere quest’opportunità attrezzandosi con banda larga, connessione ottimale e fibra per rendere possibile il South working in tutti gli angoli del Paese. Molto interessante anche la sperimentazione avviata dalla rete di aziende che lavorano nel progetto Elis di “palestre relazionali” in diverse parti del Paese. Per ridurre le diseguaglianze di accesso e di comfort nel lavoro a distanza deve nascere una modalità intermedia tra il lavoro d’ufficio e quello nella propria abitazione data da luoghi di coworking non lontani da casa (le palestre relazionali) dove è possibile socializzare con lavoratori di altre aziende.

Il fenomeno non trascurabile del South working apre però un altro interrogativo importante. Cosa non abbiamo capito del Sud che lo rende così attrattivo? In tutte le classifiche di ben-vivere si trova sempre in fondo da qualunque parte si guardi la questione. La risposta è in parte, come abbiamo già detto, nella bellezza dei luoghi e nella clemenza del clima ma, per un altro verso nel fascino dello slow living e in uno stile di vita centripeto che ci riporta al centro di noi stessi…


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Photo by Sincerely Media on Unsplash

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