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Il bello del Cammino

Intervista a Franco Cassano

di Emanuela Citterio

La lepre si perde un sacco di cose. Parola di Franco Cassano che, da buon camminatore, ha scritto un elogio della lentezza e del viaggiare a piedi. Cassano insegna sociologia all?università di Bari. Sostiene che per conoscere bisogna passeggiare. Di più, bisogna «essere lenti come un vecchio treno di campagna e di contadine vestite di nero, come chi va a piedi e vede aprirsi magicamente il mondo, perché andare a piedi è sfogliare il libro e invece correre è guardarne soltanto la copertina. Bisogna essere lenti, amare le soste per guardare il cammino fatto, sentire la stanchezza conquistare come una malinconia le membra, invidiare l?anarchia dolce di chi inventa di momento in momento la strada».
Tierra:Non le sembra un po? anacronistico questo elogio della lentezza?
Franco Cassano: «Più veloce è meglio» è uno dei luoghi comuni del nostro tempo. Ma ci sono esperienze che non possono essere velocizzate senza perdersi. Come l?amore, che ha i suoi tempi: lo studiarsi reciproco, il malinteso, l?incontro. O l?educazione, che non è la semplice compressione di informazioni all?infinito.
Tierra: Perché per conoscere bisogna camminare?
Cassano: Perché andare a piedi permette di distrarsi. Quando andiamo veloci siamo schiavi della linea retta. Come quella dell?autostrada, che elimina le curve, il zigzagare, per portarti diritto alla meta. I paesaggi e le città rimangono fuori. Ci sono tutta una serie di informazioni sul mondo, fatte di immagini, colori, odori ed emozioni che entrano nella nostra esperienza solo se ci possiamo distrarre. E camminare aiuta a costruire un rapporto personale con il mondo, a entrare in confidenza con i luoghi. Una città cambia se l?attraversi di corsa o lentamente.
Tierra: I trekking sulle montagne, i giri in campagna per agroturismi, la riscoperta di antichi cammini come quello di Santiago, in Spagna? come mai questo revival del camminare?
Cassano: C?è il bisogno di prendere le distanze da un mondo dominato dalla competizione e dal consumo. La velocità dipende dai mezzi che abbiamo, invece quando camminiamo siamo tutti uguali. La curiosità e il desiderio di tornare all?essenziale hanno fatto riscoprire un gesto nudo e semplice. «La modesta preghiera degli arti inferiori» ha però il potere di aprire lo spazio della relazione e della conoscenza del mondo. Camminare permette anche di incontrare di più gli altri, e forse è proprio questo ad affascinare i giovani. Siamo pieni di altri: le persone che ci hanno generato e quelli che hanno formato la nostra esperienza del mondo.
Tierra: Una nuova filosofia del viaggio?
Cassano: Perché, secondo lei si può conoscere un Paese girandolo velocemente su un pullman con un interprete che ti mostra i principali monumenti? Alcune proposte turistiche danno solo l?impressione di viaggiare, in realtà si rimane chiusi in se stessi, girando per gli alberghi dove la lingua e la cucina sono internazionali, senza vivere gli odori, i colori di un luogo. Oppure si viaggia dopo, una volta tornati a casa, con i pacchetti di foto che contengono una vacanza liofilizzata. Ma poi capita che neanche a scioglierla in acqua si possa viverla davvero.
Tierra:Da buon camminatore cosa consiglia?
Cassano: In un altro Paese, consiglio di andare in giro a piedi cercando di mimetizzarsi. Camminare aiuta a farsi invadere dalle tonalità, dal ritmo e dagli odori dei posti.
Tierra: Il camminare viene spesso associato a una causa…
Cassano: Il primo piccolo percorso che compiamo camminando è quello da due braccia che ci sostengono. Chi cammina ha poco potere. Ma quando tanti uomini si uniscono per camminare dicono che una debolezza può sfidare grandi apparati. Il camminare rimane un gesto povero, di chi non ha niente se non la propria volontà e decisione. Ma proprio per questo il camminare insieme diventa un grande gesto.

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