Welfare
Il Belgio ha tre idee
Philippe Courard illustra le strategie della nuova presidenza europea
Contrasto all’indigenza minorile, reddito minimo e assistenza ai senzatetto. Sono queste le priorità
del segretario di Stato con delega all’integrazione.
Che a «Vita» dice: «Nel continente vivono 19 milioni di bambini poveri. Per aiutarli dobbiamo sostenere le famiglie» Nonostante l’ondata di tagli che si sta abbattendo su un’Europa tramortita dalla crisi, i belgi vogliono rassicurare tutti: nel loro semestre la lotta contro la povertà, che colpisce 80 milioni di cittadini Ue, sarà in cima all’agenda politica della presidenza dell’Unione Europea che Bruxelles terrà fino al 31 dicembre 2010. Una reggenza messa a rischio dalle trattative tra partiti fiamminghi e valloni per la formazione di un nuovo governo che, dopo le elezioni del 13 giugno, vedrà la luce non prima di settembre. Per Philippe Courard, segretario di Stato con delega all’Integrazione sociale e alla lotta contro la povertà, «non c’è da preoccuparsi. Il Belgio prepara questo semestre di presidenza da due anni e mezzo e i nostri problemi interni non intaccheranno gli obiettivi che ci siamo imposti». Sotto la voce “sociale” se ne profilano tre: contrasto alla povertà infantile, reddito minimo e assistenza ai senzatetto. Tre sfide che potranno essere portate avanti anche grazie al successo ottenuto da José Luis Zapatero durante l’ultimo semestre di presidenza spagnola. Nel Vertice dei capi di Stato e di governo UE tenutosi il 17 giugno scorso a Bruxelles, il Consiglio europeo ha infatti adottato la strategia “Europe 2020” elaborata dalla Commissione Barroso e in cui l’Unione Europea si impegna a strappare dalla povertà almeno 20 milioni di cittadini Ue entro il 2020.
Vita: Perché avete scelto queste priorità?
Philippe Courard: In un contesto di crisi economica è necessario guardare al presente, ma anche al futuro. Oggi in Europa circa 19 milioni di bambini vivono in condizioni di povertà. Ora sappiamo che un bambino cresciuto nella miseria sociale ha molte più probabilità di finire povero rispetto ad altri bambini. Questo significa che l’impoverimento di molte famiglie colpite dalla crisi rischia di generare nuovi poveri nei prossimi quindici o vent’anni. La lotta contro la povertà infantile è quindi un’azione di prevenzione essenziale. Ma per mettere al riparo i bambini è necessario aiutare le loro famiglie. Un’operazione che passa anche per l’accesso a un reddito minimo garantito che vogliamo estendere in tutti i Paesi europei. Infine c’è la questione dei senzatetto, quindi dell’alloggio, un diritto sempre più negato anche a chi un lavoro ce l’ha già.
Vita: Perché il tema della povertà fa così fatica ad imporsi tra i governi europei?
Courard: Dieci anni fa con la Strategia di Lisbona l’Ue aveva deciso per la prima volta di integrare la povertà nella sua agenda politica. Purtroppo sappiamo com’è andata a finire. L’obiettivo di sradicare la povertà puntando unicamente sulla crescita economica è rimasto lettera morta. Oggi l’Ue si è posta un traguardo meno ambizioso – togliere dalla povertà almeno 20 milioni di persone entro il 2020 – ma almeno è stata messa una cifra. Purtroppo, questo ridimensiomento evidenza una mancanza di sensibilità politica. Ancora oggi prevale una percezione negativa dei poveri, spesso considerati un peso sociale, ma anche economico per la società e le finanze pubbliche. Ora, ignorare il fenomeno è una scelta controproducente che sul lungo termine finisce per aumentare i costi sociali.
Vita: Intanto la crisi economica non aiuta?
Courard: I tempi sono duri, è vero, ma il fatto che in Europa non ci sia alternativa ai tagli budgetari è molto preoccupante. Non mi sembra il modo più appropriato di rispondere alle paure di milioni di europei in difficoltà. L’ultimo Eurobarometro sulla povertà rivela che un cittadino su sei fatica ad arrivare a fine mese. Purtroppo, il panorama politico europeo è dominato da governi di centrodestra che, obiettivamente, non sono tradizionalmente sensibili alle tematiche sociali. Da qui l’importanza della strategia “Europe 2020” adottata dal Consiglio Ue il 17 giugno. In futuro, ogni Stato membro dovrà rendere conto delle strategie che intende portare avanti per ridurre la povertà.
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