Welfare

Il basilico biologico del Bettolino? Prodotto in una discarica

In provincia di Reggio Emilia opera una cooperativa sociale all’avanguardia dove i dipendenti con disabilità sono la maggioranza

di Diletta Grella

È un profumo intenso e buonissimo quello che avvolge le sedi della cooperativa sociale Il Bettolino, a Reggiolo e a Novellara, in provincia di Reggio Emilia. Qui si produce e confeziona basilico, tanto basilico (circa 200 chili al giorno in inverno e 350 chili in estate), che viene poi venduto alle più grandi catene della distribuzione organizzata nel Nord e nel centro Italia. Un’impresa che sa essere efficiente e molto competitiva, dunque. Con una particolarità: tra i 52 dipendenti, regolarmente assunti, 30 hanno una disabilità. In più, ci sono circa 50 persone svantaggiate che svolgono tirocini formativi, in convenzione con i comuni di appartenenza.

Gli otto comuni fondatori
«Il Bettolino nasce alla fine degli anni 80, più precisamente nel 1989, per volontà degli otto comuni della Bassa Reggiana: Boretto, Brescello, Gualtieri, Guastalla, Luzzara, Novellara, Poviglio e Reggiolo», spiega la presidente Francesca Benelli. «Insieme all’Ausl, si crea una cooperativa per favorire l’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate del territorio». Continua la presidente: «Con il passare degli anni, si costruisce una serra, dentro la discarica intercomunale di Novellara, con l’obiettivo di coltivare alcune pian- te. Grazie al biogas prodotto dalla decomposizione dei rifiuti e convogliato in motori di grosse dimensioni, si produce energia alternativa rinnovabile, che può riscaldare la serra stessa».

Perché si decide di puntare sul basilico? «Perché è una pianta che arriva sulla tavola di tutti, quindi facilmente commercializzabile» continua Benelli. Non solo: «Poi perché, grazie all’energia ricavata dai rifiuti in serra riusciamo facilmente ad avere quelle condizioni particolari di luce e di calore che ci permettono di coltivare il basilico per 365 giorni all’anno. E va anche considerato il fatto che, grazie alla nostra vocazione sociale e ad un accordo fatto con la discarica, noi questa energia riusciamo ad averla ad un prezzo vantaggioso».

Mirko Luppi è il responsabile del settore basilico del Bettolino. Ci racconta: «Noi qui non utilizziamo la semina a terra, ma una tecnica chiamata idroponica o in float system. Abbiamo del le vasche di calcestruzzo che riempiamo con acqua e soluzioni nutritive. Su queste vasche vengono adagiati dei plateaux di polistirolo, dopo che vi abbiamo seminato il basilico. In questo modo le radici entrano in contatto con acqua e soluzioni nutritive e la pianta cresce. Il ciclo produttivo dura in media dai 20 ai 35 giorni, a seconda della stagione. Ogni volta i plateaux vengono sterilizzati e utilizzati, perché il tema ambientale per noi è molto importante».



Dettaglio&Supermercati
Ogni anno, dalle serre di Novellara escono 85mila chili di basilico reciso. Il 50% viene venduto sfuso sia a pastifici che lo trasformano in pesto o altre ricette, sia ad aziende che poi a loro volta lo commercializzano. Il restante 50% viene portato nella sede di Reggiolo, dove è confezionato in vaschette (2 milioni di pezzi nel 2016) e spedito alle più importanti catene della grande distribuzione, da Coop a Conad, fino a Esselunga, con il marchio “Amici in campo”». «È stata proprio la Coop, tre anni fa, a suggerirci di passare alla produzione biologica, per differenziarci sul mercato, per rispondere ad una richiesta dei consumatori e per sottolineare ancora di più la nostra attenzione all’ambiente:», spiega Alberto Bertazzoni, responsabile amministrativo e di produzione, «in questo modo evitiamo per esempio di usare pesticidi chimici e fertilizzanti sintetici: una scelta che si è rivelata vincente, visto che negli ultimi cinque anni la vendita di vaschette è aumentata del 40% circa».

A Reggiolo, oltre a confezionare il basilico proveniente da Novellara, si coltiva poi il basilico in vaso (500mila quelli venduti nel 2016), più altre erbe aromatiche (origano, maggiorana, prezzemolo, rosmarino, salvia, menta, peperoncino ed erba cipollina) e fiori (gerani, ciclamini e stelle di Natale). Questi prodotti vanno sia alla grande distribuzione sia ai negozi del territorio. La produzione, trasformazione e commercializzazione di piante aromatiche (in primis il basilico) e di fiori è l’attività principale del Bettolino. Che si occupa però anche della gestione di aree verdi (pubbliche e private), di isole ecologiche e di servizi ambientali. Si eseguono inoltre piccoli lavori di assemblaggio e appalti vari.http://www.vita.it/it/story/2017/07/10/vitait-domani-potresti-non-trovarlo-piu/137/

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Non solo lavoro
Tra i ragazzi con disabilità c’è Cristian, che si occupa di preparare le scatole di basilico ed erbe aromatiche per le spedizioni: «Il mio lavoro mi piace, perché il mio basilico è molto buono e lo usano tutti per cucinare!». Gli fa eco Andrea, addetto alle vaschette: «No che non è difficile questo lavoro! Sai che il mio basilico lo vendono perfino alla Coop?». «È fondamentale che chi lavora qui si senta a casa:», spiega la presidente Benelli, «per questo, per esempio, festeggiamo i compleanni di tutti e spesso nel weekend organizziamo gite. E d’estate, andiamo un paio di settimane al mare e in montagna, quest’anno andremo a Pinarella e a Trento». Le persone con disabilità che lavorano al Bettolino hanno dai 18 ai 65 anni e sono inviate dai servizi sociali del territorio. Alcune vivono in famiglia, altre in strutture di accoglienza e vanno avanti e indietro da casa con dei pulmini. C’è chi fa mezza giornata e chi lavora a tempo pieno. «Noi non vogliamo che, venendo qui, siano semplicemente impegnate qualche ora al giorno», conclude Benelli, «vogliamo che si sentano parte attiva dell’azienda: per questo cerchiamo di coinvolgerle nei processi produttivi, di farle sentire partecipi. Il lavoro è lo strumento attraverso il quale possono realizzarsi. E visto che il lavoro, da noi, passa soprattutto attraverso il basilico, il nostro obiettivo è quello di venderne quanto più è possibile! Perché quanto più basilico venderemo, tante di più saranno le famiglie e le persone svantaggiate, del nostro territorio, che potremo aiutare».

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