Welfare

Il 63% delle persone con disabilità ha subito una discriminazione

Il presidente Speziale: «I diritti umani sono tali se sono di tutti e riconosciuti a tutti e la Convenzione Onu in tal senso non deve essere solo conosciuta ma agita: solo così saremo davvero agenti di cambiamento della comunità a cui apparteniamo. Il 3 dicembre, lo ripetiamo ogni anno, non è l’unico giorno in cui le persone con disabilità esistono. I diritti vanno rispettati ogni singolo giorno»

di Sara De Carli

«Io credo che ci sia sempre, ogni giorno, una discriminazione. Pensavo che laureandomi e facendo degli studi difficili passasse, però le persone purtroppo ti etichettano con un bollino e sarai sempre quell’etichetta. Sta a te ascoltare il giusto e fare le cose non per dimostrare qualcosa agli altri ma perché ti piace farle. Aprirsi al mondo vuol dire anche farsi male, ma intanto aprendoti avrai conosciuto. Poi ci saranno le persone che ti accetteranno e le persone che non ti accetteranno, ma questa è la vita»: quella di Aly Sankare è una delle significative testimonianze degli autorappresentanti di Anffas, intervenuti durante il convegno “Imparare a riconoscere e contrastare ogni forma di discriminazione – Istruzioni per l’uso” organizzato da Anffas Nazionale in vista del 3 dicembre, Giornata Internazionale delle persone con disabilità. Aly Sankare, prima, aveva ricordato quando a sette anni andò a Venezia con la famiglia: «Ero arrabbiato perché tutto era inaccessibile, ma mia mamma disse che in ogni difficoltà dovevo imparare a trovare l'opportunità di reagire. È un consiglio che seguo sempre». Insieme a lui, da Cesena, hanno parlato Cristina, 37 anni, che ha raccontato come l’unica discrimonazione che ha subito è del 2013, quando non è stata assunta in fabbrica perché «mi hanno detto che avevo un occhio storto». Giuseppina invece quando aveva 16 anni era quotidianamente alle prese con le offese dei suoi compagni di scuola. Pierantonio infine ha 65 anni: nella cooperativa in cui lavora c’è un ragazzo che «lo sfotte sempre», ma «è stato richiamato dai consiglieri», dice.

Queste testimonianze hanno posto in evidenza come, nonostante le buone leggi, ancora oggi le persone con disabilità – in particolare quelle con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo – siano vittime di episodi discriminatori in molteplici ambiti della loro vita, dalla scuola al lavoro fino allo sport. Proprio questo ambito è stato oggetto dell’intervento dell’avvocato Massimo Rolla, che ha illustrato un procedimento in atto per evidenziare la discriminazione subita da un ragazzo con disabilità che pratica il ciclismo.

Tale situazione è confermata anche dai primi risultati della consultazione pubblica realizzata nell’ambito del progetto “AAA – Antenne Antidiscriminazione Attive” rivolta a persone con disabilità e familiari, leader associativi, operatori, professionisti e tecnici del settore, che ha permesso per la prima volta di avere una fotografia della discriminazione basata sulla disabilità in Italia, con il suo evidente impatto sulla Qualità di Vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie.

Io credo che ci sia sempre, ogni giorno, una discriminazione. Pensavo che laureandomi e facendo degli studi difficili passasse, però le persone purtroppo ti etichettano con un bollino e sarai sempre quell’etichetta.

Aly Sankare, autorappresentante Anffas Cesena


Questa consultazione è stata illustrata durante l’evento da Marco Faini e Silvia Sanfilippo. Il 64% delle persone con disabilità dichiara di aver avuto difficoltà nell’ottenere il rispetto dei propri diritti di cittadino e il 63% dei genitori dice di aver assistito ad episodi discriminatori nei confronti del proprio figlio con disabilità.

«Il quadro restituito dalla consultazione è decisamente poco confortante ma rende ancora più evidente la forte necessità di continuare a mettere in campo azioni decise per cambiare questo stato di cose che si protrae da ormai troppo tempo», afferma Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas. «Le discriminazioni rappresentano prima di tutto le difficoltà, le fatiche, le delusioni e le violenze a danno delle persone con disabilità e dei loro familiari e il saperle riconoscere e contrastare con efficacia significa non solo comprendere il come, dove e quando ma anche avere coscienza del doppio effetto che le discriminazioni recano alla vita delle persone, mettendo a rischio sia la capacità di sviluppare le proprie potenzialità in termini di conquista del proprio benessere sia la capacità di apportare il proprio contributo allo sviluppo della società».

Il quadro restituito dalla consultazione è decisamente poco confortante ma rende ancora più evidente la forte necessità di continuare a mettere in campo azioni decise per cambiare questo stato di cose che si protrae da ormai troppo tempo

Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas

Con questo evento Anffas ha dato una panoramica a 360° su tutto ciò che concerne la questione discriminazione, partendo dal come aiutare le persone con disabilità intellettive a comprendere i propri diritti non negoziabili.

«I diritti umani sono tali se sono di tutti e riconosciuti a tutti e la CRPD in tal senso non deve essere solo conosciuta ma agita: solo così saremo davvero agenti di cambiamento della comunità a cui apparteniamo. Essere in grado di “usare” la non discriminazione rende concreti i nostri diritti e ci consente di uscire da una condizione di sottomissione e di intimidazione», conclude il presidente. «Il 3 dicembre è una data importante ma, come ripetiamo ogni anno, non è l’unico giorno in cui le persone con disabilità esistono e in cui i loro diritti valgono. Anffas non ha mai inteso questa giornata come una passerella e con questo evento abbiamo dimostrato ancora una volta che “marchiamo stretto” tutto ciò che riguarda direttamente le nostre persone e le nostre famiglie. I diritti vanno rispettati ogni singolo giorno: Anffas si batte per questo da 64 anni e continuerà a farlo».

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