Fisco

Il 5 per mille tagliato? Sono 15 operatori in meno accanto a chi non vede e non sente

Prosegue il racconto di VITA per capire in cosa si tradurrebbero, concretamente, quelle risorse in meno che lo Stato - per effetto del tetto - tratterrà dal 5 per mille destinato dagli italiani. Per la Lega del Filo d'Oro significherebbe avere un operatore in più in ogni sede

di Sara De Carli

Il 5 per mille 2023 ha fatto registrare un record di firme, con 17,2 milioni di italiani che hanno scelto di destinare una parte della loro Irpef per sostenere realtà impegnate in attività sociali. Con queste firme hanno destinato quasi 553 milioni di euro, sforando di quasi 28 milioni il tetto fissato dal Governo per il 5 per mille. Il ricalcolo dell’importo assegnato ha generato alcune situazioni paradossali, con enti che vedono crescere le firme ma diminuire gli importi assegnati. Mai come quest’anno il meccanismo del tetto comporta un tradimento del patto fra lo Stato e i cittadini. Che cosa significa, concretamente, quel ricalcolo? Che cosa si potrebbe fare con quelle risorse che gli italiani hanno destinato ma che in realtà non arriveranno? Un’inchiesta che mostra quanto sia ormai necessario alzare il tetto del 5 per mille, anzi toglierlo del tutto.

Non solo stabilmente al quarto posto nell’elenco complessivo dei beneficiari del 5 per mille, ma anche costantemente in crescita per numero di firme e per importo. Sono i numeri della Fondazione Lega del Filo d’Oro, realtà di riferimento in Italia per le persone con sordocecità e pluriminorazione psicosensoriale, nata 60 anni fa e che nel 2023 ha raggiunto 1.230 utenti, insieme alle loro famiglie, garantendo interventi diagnostici, educativo-riabilitativi e socio-educativi nei vari servizi.

Sono stati 275.219 gli italiani che nelle dichiarazioni dei redditi 2023 hanno scelto la Lega del Filo d’Oro come destinataria del 5 per mille della loro Irpef: le tabelle pubblicate dall’Agenzia delle Entrate dicono che la Fondazione riceverà quindi quasi 9,4 milioni di euro (per l’esattezza 9.371.076 euro). La verità però è che i cittadini, con le loro firme, alla Lega del Filo d’Oro hanno destinato qualcosa in più: secondo i calcoli di Nicola Bedogni nel nuovo Quaderno di Assif dedicato al 5 per mille, all’ente dovrebbero andare circa 500mila euro in più, per un ammontare complessivo che sfiorerebbe i 9,9 milioni di euro.

A cosa corrisponde, concretamente, questo mezzo milione di euro che lo Stato tratterrà? «Questo importo equivale grossomodo al costo del lavoro di 15 operatori da impiegare nelle nostre 11 sedi. Vuol dire poter contare su almeno un educatore in più per ogni sede, più alcuni assistenti sociali. I calcoli non sono precisi, ma questo basta a dare un’idea di quel che si potrebbe fare con quella cifra», spiega Rossano Bartoli, presidente della Lega del Filo d’Oro.

Nel lavoro accanto a chi non vede e non sente, il tema del personale e della sua formazione è cruciale per offrire risposte complete ai bisogni degli utenti: per questo motivo il consolidato modello operativo della Lega del Filo d’Oro in alcuni casi – in particolare nei Centri Residenziali – arriva a mettere a disposizione 2,4 operatori per ciascun utente e l’81% dei 728 dipendenti della Fondazione lavora a diretto contatto con l’utenza.

Secondo uno studio realizzato dall’Istat con la Lega del Filo d’Oro, in Italia le persone con disabilità sensoriali e plurime alla vista e all’udito sono oltre 360mila, dato però che deve essere rivisto verso l’alto per considerare anche i minori al di sotto dei 15 anni, non inclusi nella rilevazione, e le persone che presentano, oltre alla minorazione sensoriale, anche una disabilità intellettiva. I bisogni che presentano sono complessi e in continua evoluzione: perché sempre più spesso le persone presentano una pluridisabilità, per i migliori tassi di sopravvivenza dei neonati nati prematuri, peri dati legati all’invecchiamento ma anche perché le persone con sordocecità e pluriminorazione psicosensoriale vogliono sempre di più essere protagoniste attive della propria vita.

La Lega del Filo d’Oro da diversi anni ha scelto la via della crescita come unica strada per rispondere a più persone, con meno liste d’attesa e più vicino ai luoghi in cui le persone vivono. «L’apertura di nuove Sedi, l’avvio di nuovi servizi e l’adattamento dei modelli di presa in carico in funzione dei bisogni sono tutti obiettivi che richiederanno un ampliamento dell’organico, un efficientamento dei processi e un ulteriore sviluppo delle competenze, con il coraggio di “andare oltre”, ancora una volta», spiega Bartoli.

Ogni risorsa quindi è preziosa nell’ottica di migliorare il servizio per chi non vede e non sente.

Rossano Bartoli, presidente Lega del Filo d’Oro

Quali sono allora le ragioni di questa sforbiciata di 500mila euro? La differenza è dovuta al fatto che il 5 per mille 2023 – che ha visto un record di firme, con 17,2 milioni di italiani che lo hanno destinato – ha sforato di quasi 28 milioni il tetto stabilito dal Governo per il 5 per mille. A decorrere dal 2022, infatti, la copertura del 5 per mille è fissata stabilmente in 525 milioni di euro: un tetto che è stato innalzato progressivamente negli anni, proprio perché la grande adesione dei contribuenti a questa misura anche in passato ha più volte portato a superare la cifra prevista. Il delta più grande finora c’era stato nel 2019, quando la differenza tra importo destinato e tetto aveva sfiorato i 23,5 milioni di euro, portando il governo ad un aumento progressivo dell’importo messo sul piatto.

Quest’anno però – ha ammesso il Governo – il tetto è stato superato di quasi 28 milioni di euro: l’importo reale destinato dagli italiani infatti ammonta a 552.968.401,89 euro contro i 525 del tetto, che equivale al 5,3% in più. L’Agenzia delle Entrate quindi ha fatto un ricalcolo delle cifre destinate a ciascun ente, per riparametrare l’importo da destinare in modo proporzionale, restando però entro i 525 milioni a disposizione. Alla Lega del Filo d’Oro così è toccato un taglio di 500mila euro: «Credo sia importante rispettare il patto con i contribuenti e che per questo il tetto del 5 per mille andrebbe adeguato», conclude Bartoli.

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