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Il 5 per mille, per 10mila
Secondo le prime proiezioni, è questo il numero delle associazioni che si sono registrate. I Centri servizi sono stati presi dassalto. Ma il poco tempo a disposizione ha ridotto la platea.
La prova del nove sulla buona riuscita dell?iscrizione per il 5 per mille sarà il prossimo 20 febbraio.
Per quella data, infatti, l?Agenzia delle Entrate pubblicherà sul proprio sito l?elenco dei soggetti (onlus, aps, associazioni, ong, coop sociali, ecc.) che sono riusciti a compilare (e inviare) la scheda telematica necessaria per entrare nel novero dei beneficiari della nuova misura finanziaria.
Erano oltre 100mila le realtà che, secondo un?elaborazione di Csv.net e Sole24Ore, avrebbero potuto iscriversi. Difficile ritenere che tutte abbiano ?colto l?attimo? entro la scadenza del 10 febbraio. Delle 21.021 associazioni di volontariato iscritte ai registri, ad esempio, probabilmente «saranno circa 10mila le organizzazioni che alla fine troveremo in lista», commenta Marco Granelli, presidente del Coordinamento nazionale dei Centri di servizio.
Sono stati giorni di superlavoro per i Csv: per far sì che tutte le organizzazioni, anche le più piccole, potessero approfittare di questa opportunità, i Centri di servizio hanno attivato in tutta Italia sportelli di consulenza e informazione, incontri con esperti, convenzioni con i Caf e gli altri intermediari abilitati per l?invio telematico del modulo.
In appena quattro giorni lavorativi il Ciessevi di Milano ha garantito oltre 250 consulenze, registrando un ?assalto? di richieste comune ai Centri servizio di tutta Italia, da Messina a Trento. Le maggiori difficoltà (oltre ai tempi imposti, che Granelli ha definito «scandalosi»), hanno riguardato proprio le modalità d?iscrizione.
Perché è vero che il modulo messo online dall?Agenzia delle Entrate era estremamente semplice. Ma è anche vero che tutti coloro che non avevano mai fatto trasmissioni telematiche al Fisco (e dunque erano privi di ?username? e ?password? necessari per inviare comunicazioni ufficiali), non potevano che rivolgersi ai famosi ?intermediari abilitati?, come i Caf o gli studi di commercialisti (e qui qualche professionista ha fatto pure un po? di cresta: per il semplice invio della scheda, che non implica alcuna assunzione di responsabilità, sono stati richiesti anche 25-30 euro).
Già dall?8 febbraio, poi, in alcune province d?Italia è stato quasi impossibile trovare un intermediario disponibile a evadere la pratica d?iscrizione. «Certamente, se la scadenza non fosse stata così ravvicinata», commenta Maurizio Ampollini, del Centro servizi di Varese, «sarebbe stato possibile fare di più, e allertare un maggior numero di soggetti. In ogni caso, ci stiamo già organizzando per il dopo, per sensibilizzare i contribuenti. Quando saranno disponibili, renderemo pubblici i riferimenti delle associazioni del territorio che si sono compiutamente iscritte».
Sul fronte delle grandi associazioni, il passaggio dell?iscrizione è stato affrontato in modo differenziato: Airc, ad esempio, si è iscritta unicamente come associazione nazionale e altrettanto hanno fatto le Acli, che altrimenti avrebbe dovuto ?gestire? l?iscrizione di tantissime sigle settoriali e locali. Così anche l?Arci, che ha optato per l?indicazione unitaria della sigla nazionale. Avis invece si è iscritta come associazione nazionale e ha contemporaneamente sollecitato l?iscrizione di tutte le sue 3.200 Avis locali. Altrettanto ha fatto Anpas con le sue associazioni locali, che vantano un grande radicamento territoriale.
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