Non profit

Il 5 per mille? il momento migliore del nostro lavoro

L'Ordine di Milano in campo

di Redazione

Parla Nicola Mavellia, responsabile del settore Enti non profit:
«È bello accompagnare il cliente nella scelta»Negli studi di migliaia di commercialisti, in questi giorni milioni di clienti stanno decidendo a quale ente destinare il proprio 5 per mille. Da poco più di un anno l’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Milano – unico in Italia – si è dotato una speciale Commissione di studio dedicata ai temi di pubblica utilità, sociale ed enti non profit, guidata da Nicola Mavellia.
Vita: Qual è l’impegno dei commercialisti nel far conoscere il 5 per mille?
Nicola Mavellia: Segnaliamo ai clienti che c’è la possibilità di destinare questa quota dell’Irpef a scopi sociali, anche se devo dire che molti di loro sono già informati grazie alle tante campagne di comunicazione. In ogni caso c’è sempre qualcuno che dubita che il 5 per mille sia una tassa in più, o che desidera semplicemente maggiori informazioni.
Vita: Si può parlare di un vostro ruolo di sensibilizzazione?
Mavellia: Diciamo che cerchiamo di spiegare cosa c’è dietro quella firma. È forse uno dei momenti migliori della nostra professione: accompagnare il cliente nel momento in cui tocca a lui prendere una decisione sulla destinazione di fondi così importanti. Poi sta alla sensibilità di ognuno: si va dal professionista che si limita a informazioni sintetiche a quello che magari in sala d’attesa ha appeso il pieghevole di un’associazione di cui si fida?
Vita: E la risposta dei clienti?
Mavellia: È decisamente positiva. Pochissimi rinunciano a firmare, qualcuno si lascia consigliare da noi, molti arrivano già con il codice fiscale dell’ente che vogliono sostenere.
Vita: Le cifre mostrano che la maggior parte di chi destina il 5 per mille compila il 730, mentre gli Unico “latitano”? Come lo spiega?
Mavellia: Chi fa il 730 spesso è assistito dai Caf, che svolgono una massiccia campagna informativa sul 5 per mille. Di contro, sempre più contribuenti che presentano il modello Unico lo compilano da soli. Inoltre il commercialista non può seguire direttamente tutti i clienti, che quindi a volte sono assistiti da collaboratori che possono essere più restii sulla segnalazione esplicita di questa opportunità. Ci possono essere tante variabili. Ma non ne farei una questione di 730 o Unico.
Vita: Dal vostro punto di vista, come si potrebbe rendere il 5 per mille più semplice per contribuenti e associazioni?
Mavellia: Per i contribuenti è già abbastanza semplice, l’unica difficoltà – se così si può chiamare – sta nell’apporre il giusto codice fiscale; d’altra parte senza questo numero sarebbe quasi impossibile identificare l’ente cui destinare le quote. Sul versante associativo invece si potrebbero “umanizzare” i tempi di iscrizione agli elenchi: quest’anno le istruzioni e la modulistica sono stati pubblicati a ridosso della scadenza, per di più nel periodo pasquale. Una tempistica così stretta rischia di favorire i “furbi”, sempre molto attenti, penalizzando magari realtà in perfetta buona fede.

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