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Il 5 Per mille? È dello Stato, non dei cittadini

Il giudice amministrativo ha ribadito che questa norma «non costituisce una liberalità del cittadino, ma deriva da una scelta dello Stato». Alceste Santuari: «L'ennesima dimostrazione che il nostro Stato si mette al comando e non al servizio dei cittadini»

di Stefano Arduini

Il 5 per mille «non costituisce una liberalità del cittadino, ma deriva da una scelta dello Stato di consentire la destinazione di una parte delle sue spettanze ad enti che svolgono un ruolo sussidiario in materia di politiche sociali, mediante una possibile devoluzione in occasione della dichiarazione dei redditi, la cui materiale liquidazione viene subordinata a requisiti, modalità e controlli». A dare questa interpretazione è stato il Consiglio di Stato nel parere decisorio n. 2627/2011 reso nell'adunanza del 14 novembre 2012 che trovate in allegato, parere reso pubblico nei giorni scorsi.


Il passaggio cruciale – nota Alceste Santuari docente di Diritto Amministrativo dei Servizi sociali Facoltà di Sociologia – Università degli Studi di Trento é questo : «…. Destinazione di una parte delle sue spettanze ad enti che…», quindi sembra di capire come vero per come è strutturata la norma che lo Stato attraverso il 5 per mille acconsente che parte delle somme ad esso spettanti siano “dirottate” in senso sussidiario ad entità che si occupano di sociale». L’ennesima dimostrazione, commenta Santuari «che in Italia la “beneficenza” o é di Stato o difficilmente viene riconosciuta tante è vero che le detrazioni/deduzioni in occasione di erogazioni liberali (se si esclude forse la legge “+ Dai – Versi” sono davvero poche». La conclusione? «Semplice nella prossima legislatura non é soltanto il sistema codicistico a richiedere un tagliando ma anche tutta l’impostazione fiscale, con l’obiettivo di rendere il fisco al servizio dei cittadini e non al loro comando».
 

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